Il Mausoleo degli Equinozi sull’Appia antica a Roma

(Marina De Franceschini)

 

A Roma, fra il III e IV miglio dell’Appia antica (1) esiste il cosiddetto Mausoleo o Sepolcro degli Equinozi, nel quale durante gli Equinozi si verificano ancor oggi dei fenomeni luminosi. Ringrazio i proprietari, Giulia ed Ernesto Passarelli, che mi hanno fatto visitare il Mausoleo il giorno prima dell’Equinozio (il 20 marzo 2011), accendendo un braciere il cui fumo ha evidenziato in modo spettacolare il fascio di luce che entra dalla finestra. A loro e alle loro pubblicazioni devo le informazioni qui riportate su un edificio che è ancora tutto da studiare (2).

La fonte più antica è Giovan Battista Piranesi (3) che nel 1748 lo chiama “Sepolcro ignoto”, ne disegna la pianta e l’alzato esterno (figura 1), e così lo descrive (le lettere sono quelle che compaiono nell’incisione):

Tav. XXXVI: «A: Pianta del Sepolcro situato sull’antica via Appia vicino alla vigna Buonamici. B: Ingresso oggi in parte rovinato. C: stanza quadrata con nicchioni nei lati. D: finestre in parte interrate dalle rovine. E: Elevazione. F: Masso fabbricato a corsi di Scagli di Selce con Calce e Pozzolana. G: piano presente della Campagna. H: Travertini, i quali rivestivano tutto l’esterno del Sepolcro. Erano coperti dal terreno (...)».

 

Piranesi disegna anche una sezione dell’interno (figura 2) e scrive:

Tav. XXXVII: «Sezione del Sepolcro antecedente. A: Travertini, i quali vestono le pareti della Stanza, i quali esistono ancora in oggi forse perché non fu facile levarli da lì per causa dei perni B che legando l’un pezzo con l’altro li rendono più stabili (...) uniti a tutta l’opera. (...) da una parte all’altra della volta tre corsi de’ travertini C, i quali oltre a essere fermati a cuneo e legati da perni sono ancora incastrati l’uno con l’altro (...). Tutta la stanza era ornata di finissimi stucchi vedendosi ancora qualche minuto residuo per le pareti».

 

Figura 1. Il Mausoleo degli Equinozi nella pianta di Giovan Battista Piranesi del 1748

 

 

Figura 2. G.B. Piranesi (1748): sezione del Mausoleo degli Equinozi con le finestre a bocca di lupo indicate dalle frecce rosse

 

Agli inizi del Novecento i proprietari Passarelli restaurarono il Mausoleo, liberandolo dai detriti e chiudendo i fori aperti nella volta dai pastori. Negli anni 1930-31 l’allora Soprintendente Munoz restaurò la copertura e con un saggio di scavo accertò che l’ingresso principale era formato da un dromos di 13 metri di lunghezza (4). Costruito in opera quadrata con nucleo cementizio in scaglie di selce, calce e pozzolana, il Mausoleo si data al II sec. a.C.. All’esterno è circolare, con un tamburo in muratura del diametro di m. 13,50 circa, che originariamente era coperto da un tumulo; oggi è quasi completamente interrato, la parte superiore del tumulo è molto consumata e in parte nascosta dalla casa moderna del vicino.

All’interno vi è un ambiente quadrato di m. 5,30 circa, con nicchie rettangolari su tre lati, nelle quali si aprono altrettante finestre “a bocca di lupo” (A-B-C in pianta di figura 2); sul quarto lato è l’ampio ingresso a cui si scende con una scala moderna. L’ambiente è sorprendentemente ben conservato (vedi figura 3): i blocchi di travertino delle pareti sono rimasti quasi tutti in situ, e la volta a botte, alta 7 m., è perfettamente integra.

 

Figura 3 - Pianta dell’ambiente interno del Mausoleo degli Equinozi, con l’orientamento astronomico e gli azimut delle tre finestre a bocca di lupo A-B-C. (Disegno di Marcello Ranieri).

 

  • Orientamento astronomico

 

L’edificio è orientato astronomicamente verso l’Equinozio: il professor Marcello Ranieri ha fatto una prima misurazione dell’azimut della finestra B, che è 230° (vedi pianta figura 3). Nei giorni dell’Equinozio il Sole entra dalla finestra ‘a bocca di lupo’ B, situata di fronte all’ingresso, e illumina il centro esatto del pavimento a partire dalle 14:30 circa (figura 4-5). Come si vede nella sezione ricostruttiva (figura 6), il Mausoleo aveva tre finestre ‘a bocca di lupo’ A-B-C poste al centro dei tre lati (sul quarto è l’ingresso, vedi ancora pianta figura 3). Sono analoghe ai tre condotti passanti A-B-C dell’edificio di Roccabruna nella Villa Adriana di Tivoli. In entrambi gli edifici, l’apertura centrale B (finestra o condotto luminoso) era orientata astronomicamente e serviva a creare dei fenomeni luminosi che nel Mausoleo avvengono in occasione dell’Equinozio mentre a Roccabruna di Villa Adriana avvengono al tramonto del Solstizio estivo. Va notato che la sezione di queste finestre o condotti è diversa, in funzione dell’effetto luminoso che si voleva ottenere. Nel Mausoleo la finestra ‘a bocca di lupo’ è piuttosto larga anche all’interno, in modo da proiettare una largo fascio di luce al centro del pavimento. A Roccabruna, invece, il condotto luminoso è molto ampio all’esterno ma si riduce ad una semplice feritoia all’interno, in modo da ottenere una sottile lama di luce sulla cupola.

 

Figura 4-5:  (a sinistra): Ambiente interno del Mausoleo degli Equinozi col rivestimento originale in blocchi di travertino (foto di Marina De Franceschini);  (a destra): Ll luce entra dalla finestra tutti i giorni, ma solo durante gli Equinozi colpisce il centro esatto del pavimento (foto di Marina De Franceschini).

 

Figura 6: Sezione del Mausoleo: la freccia rossa indica il percorso dei raggi del Sole che entrano dal condotto luminoso ed illuminano il centro del pavimento. Disegno di Ernesto Passarelli da Archeomagia 1992.

 

Purtroppo nulla si sa del proprietario del Mausoleo né della storia dell’edificio; dato che siamo già in epoca storica, le fonti scritte forniscono elementi utili per interpretare il significato del Mausoleo. Nel punto centrale del pavimento che viene illuminato dal Sole i proprietari hanno sistemato una lastra di marmo (figura 7) che reca la partizione dello spazio terreno e celeste secondo l’aruspicina etrusca. Il mondo era diviso in pars àntica verso sud e pars postica verso nord, ed anche in pars hostilis sfavorevole e pars familiaris favorevole, con le relative divinità celesti ed infernali, propizie o ostili. I fenomeni luminosi del Mausoleo indicavano quindi il momento preciso dell’Equinozio, durante il quale si svolgevano rituali legati al culto dei morti e alle stagioni.

 

 

Figura 7 - Mausoleo degli Equinozi. Lastra moderna con la partizione dello spazio terreno (templum) e di quello celeste secondo l’aruspicina etrusca. L’asse nord-sud rappresentava l’axis mundi, con la Pars antica verso mezzogiorno e la Pars pòstica verso settentrione. Era diviso anche in Pars hostilis (sfavorevole) e Pars familiaris (favorevole) con le relative divinità celesti, terrestri e infernali (foto di Marina De Franceschini).

 

 

Note:

 

1- Oggi è al n. civico 187 della via Appia antica.

2- Questo articolo è in parte tratto da “Il Mausoleo o Sepolcro degli Equinozi a Roma” Appendice da me pubblicata assieme a Giuseppe Veneziano nel volume Villa Adriana. Architettura Celeste. I segreti dei Solstizi, Roma 2011. Vedi bibliografia in fondo a questo articolo.

3- G.B. PIRANESI, Antichità romane de' tempi della Repubblica, de' primi imperatori. Disegnate e incise da Giambattista Pianesi architetto veneziano, Roma 1748, vol. II, tav. XXXVI-XXXVII.

4 -PASSARELLI A., Storie dell'Appia Antica, Roma 2010, p. 23.

 

Bibliografia:

  • PIRANESI G.B., Antichità romane de' tempi della Repubblica, de' primi imperatori. Disegnate e incise daGiambattista Pianesi architetto veneziano, Roma 1748.
  • LABRUZZI C., Via Appia illustrata ab urbe Roma ad Capuam: limite noto Appia... regina viarum, Roma 1790.
  • CANINA L., La prima parte della via Appia dalla porta Capena a Boville, Roma 1853.
  • PASSARELLI A. e G., Vestigia Reginae Viarum, Roma 1990.
  • PASSARELLI A. , E. G. ed M., Archeomagia, Roma 1992.
  • PASSARELLI A., Storie dell'Appia Antica, Roma 2010.
  • PASSARELLI G., Dalla Frugalitas alla Luxuria. I cibi di Catone e le ricette di Apicio, Roma 2000.
  • DE FRANCESCHINI M., “Il Mausoleo o Sepolcro degli Equinozi a Roma”, in DE FRANCESCHINI M.-VENEZIANO G., Villa Adriana. Architettura Celeste. I segreti dei Solstizi, Roma 2011, appendice III, pp.194-196.

(L'articolo è tratto dalla conferenza che l'autrice ha tenuto al  XIV Seminario di Archeoastronomia  di Genova il 24-25 marzo 2012. Si ringrazia Giuseppe Veneziano dell'Alssa per la gentile concessione).