L’enigma delle strutture megalitiche di Porta delle Cornacchie a Roncobello (BG):

un interessante problema di Landscape Archaeoastronomy

(Adriano Gaspani[1], Anna Gastaldelli, Massimo Villa, Maurizio di Iulio, Ivan Salvoldi)
 
 
Abstract
 
In questo lavoro è stato analizzato archeoastronomicamente il sito noto come Porta delle Cornacchie posto in alta Valbrembana, presso Roncobello. L’ipotesi di lavoro è che si fosse trattato di un sito cultuale protostorico in cui sia esistita un’attività di osservazione del cielo e dei suoi fenomeni. L’analisi dei dati disponibili ottenuti dal rilievo topografico finalizzato allo studio archeoastronomico e analizzati utilizzando le più recenti tecniche della Landscape Archaeoastronomy hanno confermato questa ipotesi con un livello di probabilità superiore al 95% secondo quanto risultato dall’applicazione degli usuali test statistici. Il sito di Porta delle Cornacchie va quindi ad aggiungersi ai numerosi siti celtici, ancora poco conosciuti, distribuiti sul territorio dell’alta Valbrembana.
 
La Porta delle Cornacchie è un crinale roccioso a circa 1200 m, formato da 11 massi a forma di parallellepipedo verticale, di porfido rossiccio, alti dai 2,5 ai 3 metri, allineati secondo una direzione approssimativamente parallela al meridiano astronomico locale, sull'orlo di un precipizio, dentro al quale sembrerebbero essere precipitati due di questi massi, creando un'apertura nella "cinta", da cui avrebbe origine il nome di "Porta delle Cornacchie".
I massi sono disposti quasi regolarmente e ciò che li caratterizza è il taglio netto che li divide. Ma la cosa veramente strana è il fatto che l’intero complesso poggia su una base di arenaria, materiale completamente diverso dal porfido rosso di cui sono composti i grandi massi che tra l'altro mostrano inequivocabili tracce di lisciatura, molto probabilmente di origine antropica. Tutto ciò ha portato a suggerire tutta una serie di ipotesi in merito alla loro origine, che potrebbe non essere naturale ma derivata dalla mano dell'uomo. Lo storico bergamasco Ildebrando Santagiuliana, in un articolo pubblicato sul quotidiano L'Eco di Bergamo nel 1963, li aveva già ipotizzati come possibile struttura megalitica, modellata a scopo difensivo e/o religioso da una generica civiltà molto antica che popolava le zone dell’alta Valbrembana. La semplice osservazione dei grandi monoliti che fanno parte del complesso di Porta delle Cornacchie mostra alcuni fatti quanto meno strani. Ad esempio esistono due monoliti contigui separati da una stretta scanalatura i quali mostrano, sulla faccia di ciascuno dei due, alcune scanalature nella roccia che da destra continuano verso sinistra della frattura verticale che li separa, sul monolito adiacente. Tale frattura è molto levigata, tanto levigata da suggerire un intervento antropico, e potrebbe anche suggerire che i due blocchi litici fossero in origine uno singolo che fu tagliato verticalmente in epoca imprecisata [...].
 
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[1]  I.N.A.F - Istituto Nazionale di Astrofisica - Osservatorio Astronomico di Brera - Milano adriano.gaspani@inaf.it