Veroli (FR)

(questo articolo fa parte del Tour in Ciociaria 2021)
 
 
 

Ha rappresentato una delle città Erniche più importanti e uno dei centri ciociari più ricchi di storia, arte e fascino del mistero. Resti di mura in opera poligonale si possono trovare nel rione di San Leucio, con la chiesa medievale e la Rocca, nel punto più alto della cittadina. La cinta muraria “megalitica” fu riutilizzata dai Romani[1] e nel Medioevo aggiungendovi torri e porte. La passeggiata che conduce alla cima parte dal centro storico del borgo ma prima di inerpicarci andiamo nel sottosuolo, grazie a due impagabili giovani volontari della Proloco verolana, che ci hanno fatto scendere sotto il Palazzo Comunale, il quale occupa l’area dove si trovava il Foro in epoca romana. Se in superficie non resta traccia, basta scendere per diversi metri sotto il manto stradale e si scopre un mondo nascosto che è ancora poco conosciuto ma che ci ha davvero coinvolto emotivamente. Il percorso guidato fa parte del Museo Civico Archeologico “I luoghi del tempo”[2], ospitato in varie sale tematiche del Palazzo Comunale. All’interno sono visibili alcune strutture pertinenti al Foro dell’antica Verulae romana, un muraglione in opera poligonale del IV – II secolo a.C., una galleria sotterranea (Criptoportico) datata al II sec. a.C. e il tèmenos (recinto che delimitava l’area sacra[3]), scoperto durante gli scavi condotti tra il 2013 e il 2014 in Piazza Duomo. All’interno del tèmenos era compreso il thesaurus, struttura che accoglieva le offerte in denaro, in natura o di altro genere, destinate alle divinità che erano venerate certamente in un vicino tempio, non ancora ritrovato. Chi fosse la divinità venerata a Veroli non è ancora stato accertato: sono state rinvenute due monete in bronzo (“assi”) nel thesaurus, rappresentanti Giano bifronte (divinità custode delle porte, januae) e della prua di una nave (datazione: 169 - 158 a.C.). Altra testimonianza di grandissimo valore storico-archeologico sono i Fasti Verulani, frammento di un calendario romano ritrovato nel 1922 nel cortile di Casa Reali (a breve distanza da piazza Duomo), dove è possibile ammirarlo tutt’ora, murato ad altezza occhi (accesso tramite la proloco). Una copia è conservata nel Museo. Contestualmente fu scoperta anche necropoli paleocristiana: la lastra con il calendario era stata infatti riutilizzata come coperchio di una sepoltura e al momento del ritrovamento era frammentata in una sessantina di pezzi, pazientemente ricomposti dall’archeologo Camillo Scaccia Scarafoni.

Pensiamo che mentre camminiamo per il centro storico, il passato giace sotto i nostri piedi. Su piazza Duomo merita una visita la Concattedrale dedicata a Sant’Andrea, che conserva un coro ligneo bellissimo e ricco di simbologie, nonché una raccolta importante di reliquari e relative reliquie, che costituiscono il Tesoro del Duomo (vi è un Museo Diocesano attiguo). Come già appurato per moltissimi altri luoghi, anche qui assistiamo ad una continuità secolare e millenaria di uso sacro: infatti, dal tempio romano si passò ad una basilica paleocristiana, sostituita poi da quella Medievale e dalla Cattedrale attuale, che condivide il titolo con quelle di Frosinone e Ferentino.

Come dicevamo poc’anzi, volendo raggiungere la Rocca e le mura megalitiche dobbiamo metterci in marcia: la salita non è faticosa ma richiede tempo, anche perché lungo l’ascesa si incontrano importanti chiese. Dal centro storico si può fare una capatina in Via Sulpicio, dove si trovano due esemplari di Triplici Cinte incise (per queste e tutte quelle che citeremo vedasi la scheda presente nel nostro Centro Studi), prima di imboccare la dirimpettaia via Giuseppe Garibaldi, che si snoda sinuosa come un serpente verso la sommità della rupe su cui sorse Veroli. Con lo sguardo attento ai portali, alle iscrizioni, ai simboli che occhieggiano da più parti (a sinistra e a destra della strada), nonché alle Triplici Cinte, ci fermiamo all’altezza della Basilica di Sant’Erasmo, sorta forse su un tempio pagano ma documentatamente su un oratorio benedettino del VI secolo d.C. Qui di schemi di filetto ne troviamo ben quattro, di cui uno inciso su un blocco incassato in verticale nel campanile. Purtroppo la chiesa era chiusa tutte le volte che abbiamo tentato di visitarla (e lo abbiamo fatto più volte nel corso della vacanza) ma è di notevole interesse: si notino i tre “Nodi dell’Apocalisse” sulla facciata (uno più piccolo e altri due di maggiori dimensioni), oltre ad iscrizioni, fregi altomedievali, sculture romaniche e il possente campanile, con la consunta statua di S. Erasmo. Proseguendo suggeriamo, se aperta, di visitare la chiesa di San Michele Arcangelo in Città la quale, seppure molto rimaneggiata, conserva alcuni elementi degni dei nostri/vostri “due passi”, tra cui la pietra di fondazione della chiesa del 1859 (sorta su precedenze). Siamo ormai in vista della suggestiva chiesa di San Leucio e al borgo omonimo. Incredibile ma all’interno delle mura della Rocca di S. Leucio pulsa tutt’oggi un intero villaggio fatto con case antiche e moderne, con orticelli recintati da muretti in pietra. La Rocca, posta a 672 m s.l.m. e preceduta da una Porta, dominava tutto l’abitato e il territorio circostante. Si può vedere un tratto delle imponenti mura costruite dal popolo degli Ernici sul lato est dell’insediamento. Prendersi il tempo necessario per rimirare i panorami, che qui spaziano a 360°!

Il secondo itinerario da fare a Veroli parte sempre dal centro storico: capatina nell’ex chiostro di Sant’Agostino, che rappresenta una memoria storica importante: al di sotto della pavimentazione è emersa una cisterna, resti di pavimenti e strutture murarie pertinenti a una domus romana del II secolo a.C. (si possono vedere da lastra trasparenti). Il chiostro appartenne primitivamente alla chiesa dell’Annunziata, con annesso ospedale medievale; dal XVI secolo si insediarono gli Agostiniani e da quel momento il complesso, chiesa compresa, prese il loro nome (S. Agostino).Oggi è sede della proloco, di mostre, eventi e manifestazioni culturali. Lasciamo piazza Duomo alle nostre spalle e ci dirigiamo, in leggera salita, verso la rupe su cui sorge la chiesa di Santa Maria Sàlome (cui abbiamo dedicato un video apposito), di grande richiamo spirituale perché al suo interno vi è la Scala Santa, dotata degli stessi privilegi di quella di Roma da papa Benedetto XIV nel 1751. Oltre a questo importantissimo elemento, secondo chi scrive il vero gioiello di questa Basilica si trova al livello inferiore, nella cripta, dalle forme molto particolari. Per capire bene le cose, abbiamo fatto dei sopralluoghi anche all’esterno della rupe, lungo il piano stradale perché tutto parte dal ritrovamento delle reliquie di S. Maria Sàlome il 25 maggio 1209. Sul luogo dell’invenzione fu eretto un primo edificio di culto, l’attuale cripta, ricco di affreschi nel catino absidale, in cui il Cristo Pantocratore è attorniato da una schiera di santi e sante venerati a Veroli nel XIII secolo, tra cui Sàlome e i due figli Giacomo (il Maggiore) e Giovanni. L’altare è situato proprio nel punto in cui avvenne il ritrovamento e dietro di esso si può vedere un cancelletto da cui parte una ripida scaletta che scende nel ventre nella rupe fino al sito in cui fu fatta la scoperta delle spoglie di S. Maria Sàlome. La scala non si può percorrere (non dai fedeli) ma di fronte all’altare si trova la stupenda urna di pietra che contenne le reliquie della santa nel 1209. Interessante l’epigrafe e le tre croci scolpite sul manufatto, riconosciute Templari dagli studiosi. Nell’intera vicenda non può essersi sfuggito, fin dall’inizio, che la figura di Maria Salome è la stessa che abbiamo “incontrato” a Saintes-Marie-de-la- Mér (v. nostro articolo del giugno 2007), in Camargue, dove Salomè sarebbe approdata insieme alle compagne Maddalena e Maria Jacobi, dopo la morte di Gesù (secondo la Tradizione Provenzale). Mentre Maddalena avrebbe continuato il proprio apostolato vivendo penitente alla Sainte Baume, le altre due “Marie” (Jacobi e Sàlome) sarebbero rimaste qui fino alla morte, e sepolte in un oratorio o cappella (proprio dove sorge ora la maestosa chiesa). Le loro reliquie furono ritrovate nel 1448 durante scavi ordinati dal re Roberto d’Angiò[4]. Fatti di questo tipo non sono rari, nelle tradizioni agiografiche, ma se per la vicenda francese di Salomè ci siamo occupati a suo tempo, è il momento, adesso, di conoscere come Maria Sàlome sarebbe giunta a Veroli e come e quando vi sarebbe morta. Per non farci mancare niente, ci siamo recati in una zona periferica e abbastanza isolata di Veroli, in un punto chiamato “Cona di San Mauro”, all’altezza della chiesa campestre di S. Maria degli Angeli la quale ingloba la cona di S. Mauro. Per raggiungerla si deve uscire da Veroli e prendere la direzione per “Contrada del Giglio” (zona dell’Ondola), ai piedi della rupe. La cona di San Mauro sarebbe stata un'edicola o casa di Mauro, uomo generoso che avrebbe accolto Maria Sàlome, San Pietro e due loro compagni, Biagio e Demetrio. San Pietro avrebbe proseguito il suo cammino verso Roma mentre Salomè e i due compagni si sarebbero fermati in loco per evangelizzare le genti, costituendo la prima comunità cristiana. Purtroppo Biagio e Demetrio avrebbero trovato la morte per martirio “in loco tribunali” mentre Salomè sarebbe morta in tarda età, venendo sepolta all’Ondola.

Nel 1400 circa le pareti della “cona di S. Mauro” furono affrescate con immagini della santa e dei suoi compagni, e con una Madonna del Latte, cara soprattutto al popolo contadino per propiziare fertilità e figliolanza. Divenne meta di pellegrinaggio da parte dei Frati Minori Osservanti del convento di S. Martino di Veroli che vi si recavano, con processione solenne, il 2 agosto, festa della Madonna degli Angeli di Assisi. Per questo, quando si decise di inglobare la “cona” all’interno di una chiesa (XVI secolo), quest’ultima si intitolò a S. Maria degli Angeli[5] (recentemente sottoposta a restauro, anche dei preziosi affreschi). Sembra di capire che, prima di tale chiesa, lvi fosse un oratorio dedicato a San Pietro. Fu proprio il Principe degli Apostoli che, nel 1209, apparve in sogno a Tommaso, il pio custode di detta chiesa. A più riprese gli si sarebbe presentato indicandogli il luogo di sepoltura di Maria Sàlome: un luogo quasi inaccessibile per l’asperità del territorio, praticamente fuori dalle mura urbane e a strapiombo sulla vallata sottostante. Il vescovo Oddone si convinse ad indagare l’area e con l’aiuto di intrepidi scavatori, si trovò finalmente ciò che si cercava: le spoglie della santa. Fu informato il papa, Innocenzo III, per voce dell’abate di Casamari, Giraldo e in breve fu eretto un oratorio sul luogo del ritrovamento, con grande difficoltà, data la posizione. Ancora oggi si può raggiungere il sito, scosceso e inospitale, tramite la scaletta posta sotto l’altare della cripta nell’attuale Basilica. Tutto torna, avete visto? Ciò che rimane un mistero è la doppia ubicazione della sepoltura di Sàlome, quella verolana e quella camarguese…

Il terzo itinerario ci porta nell’antico quartiere medievale di S. Maria dei Franconi, vicino alla quale abbiamo avuto l’opportunità di soggiornare, potendo visitare la chiesa più volte, essendo rimasta aperta in occasione della festività di S. Maria Assunta (15 agosto).

Proseguendo nell’atmosfera medievale, raggiungiamo il quartiere di Santa Croce, a sud del borgo storico, che conserva inalterato l’aspetto originario medievale, in particolare caratteristica è la Porta di S. Croce, a doppio arco, posta a protezione del quartiere.

Un altro itinerario da non perdere è quello che conduce alla panoramica chiesa dell’Olivella, dei Cavalieri di Malta. Purtroppo sono ignote le aperture ma ha una storia da conoscere e da quella posizione si gode di una panorama di rara bellezza. Per proseguire con la visita della splendida cittadina, guarda il nostro video documentativo!

 

(Autrice: Marisa Uberti. Pubblicato in questo sito in dicembre 2021. La foto di apertura è la veduta della rupe su cui sorge Veroli con il suo abitato, vista dal belvedere di San Leucio).


[1] Veroli divenne Municipium romano intorno al 90 a.C.

[2] Custodisce reperti archeologici ed epigrafi dall’epoca protostorica all’altomedioevo, rinvenuti nel centro storico e nel territorio, a testimonianza della lunga e importante storia della città

[3] In epoca tardo-repubblicana una parte dell’attuale piazza era occupata da un’area sacra 

[4] l luogo dello scavo si trovava sotto l'altare maggiore della primitiva chiesa che era stata costruita sopra le sepolture delle Marie. In pratica dove oggi c'è l'attuale cripta. Vi si venera anche Sara “la nera”