GIORNO 5

Manarola e Riomaggiore

(Marisa Uberti)

 

Manarola. Di buon mattino raggiungiamo la Stazione ferroviaria di Monterosso e riprendiamo il treno, direzione Manarola. E’ una frazione di Riomaggiore, la più orientale delle Cinque Terre. Che sia un altro splendido borgo è scontato: un pugno di case arroccate su uno sperone roccioso che si protende nel mare, nel tratto terminale del torrente Groppo. Una volta coperto questo corso d’acqua, si è delineata la strada principale del paese, lungo la quale si susseguono le variopinte abitazioni, addossate le une alle altre e costituite dalle caratteristiche case-torri genovesi. Salendo verso monte, si trova un fitto intreccio di carrugi, che corrono paralleli su più livelli intermedi collegati da irregolari scalinate in ardesia.

 

Nella ariosa e quasi inaspettata piazza sono situati i principali monumenti del pittoresco borgo, tra cui primeggia la Chiesa parrocchiale di San Lorenzo, di cui sia ha notizia dal 1338. Il campanile (XIV secolo) sorge dall’altro lato della piazza, isolato dal tempio; venne elevato sui ruderi di una torre di avvistamento. Una lapide collocata nella parte destra della facciata della chiesa attesta che fu fondata dagli abitanti di Manarola e Volastra (frazione della vicina Riomaggiore). Inizialmente la dedicazione era a S. Maria e cambiò in S. Lorenzo solo alla fine del 1500.
 

 

 

Tra il portale e il bellissimo rosone si legge un’epigrafe che data quest’ultimo al 1375. Quest’opera è attribuita ai Maestri Campionesi Pietro e Matteo, è costituito da un “ossatura” di 12 colonnine e anche se ha perso alcuni dei trafori e trilobi che aveva in origine, resta assai notevole. I peducci degli archetti sottogronda presentano interessanti sculture simboliche, tra cui due teste sono poste in basso a sinistra asimmetricamente, forse indicando uno spostamento rispetto alla collocazione primitiva (anche se non sembra). Quando si entra, ci si sente permeare da un senso di indefinibile rispetto; veniamo attratti subito dalla penombra che investe il fonte battesimale, posto a sinistra dell’ingresso. A terra è appoggiata una sorta di vaschetta marmorea recante lo Stemma di Genova e un’epigrafe “Comunitas Manarolae“; in realtà si tratta di un’antica  misura in marmo: vi si determinava la capacità per granaglie e altri aridi, e la dicitura  L’impianto della chiesa è basilicale a tre navate di cui quella centrale è doppia di quelle laterali (come nelle altre chiese delle Cinque Terre). Lo stile predominante è il barocco.

Da vedere il bassorilievo con il Martirio di S. Lorenzo (che un tempo si trovava nella lunetta sopra il portale, all’esterno); la pala d’altare costituita dal Trittico Madonna con Bambino e Santi di un anonimo artista che viene chiamato Maestro delle Cinque Terre. Il capitello della prima colonna della navata destra, entrando, presenta interessanti ripetizioni del simbolo del "Fiore della Vita".

 


 

 

 

 

 

 

 


Uscendo nella piazza si nota un’altra chiesetta, chiusa al momento della nostra visita, che è l’Oratorio dei Disciplinati. Dal piazzale si può vedere bene il Presepe più grande del mondo, se si visita il borgo tra l’8 dicembre e la fine di gennaio circa. In questo periodo è infatti allestito un gigantesco presepe, costituito da 350 statue alte da 1 a 3 metri, che occupano parte della collina[1] e che la sera si accende[2], facendo entrare la costa nel mondo delle fiabe! Nel punto più in alto c’è la Capanna, sovrastata dalla Stella cometa. Naturalmente il presepe assume maggiore suggestione se visto dal mare. Il progetto fu iniziato nel 1976 da un ex dipendente della Ferrovia locale (Mario Andreoli) che con passione si è dedicato alla sua realizzazione per trent’anni, usando materiale da riciclare. E’ stato terminato nel 1996 e dal 2007 è stato inserito nel Giunnes dei Primati.

Il Castello di Manarola (XIII secolo). Anche questo piccolo borgo era dotato di un proprio castello, atto a difenderlo contro le temibili incursioni dei pirati saraceni. Attorno al forte era poi sorto il nucleo originario del paese. Oggi purtroppo non resta più nulla, tanto che è anche difficile identificarlo; resta parte di un bastione,  sul quale si è impiantata un’abitazione privata, a picco sullo scoglio. Si può vedere la struttura arrotondata in pietra, sotto questo caseggiato. Il maniero aveva l’ingresso in Via del Baluardo e apparteneva ai marchesi di Càrpena, successivamente divenne feudo dei Fieschi, dai quali passò nel 1276 alla Repubblica di Genova.

Corniglia: a questo punto avremmo voluto raggiungere Corniglia ma il sentiero è impraticabile per varie frane che ne rendono pericoloso il tragitto. Alternative ve ne sono[3], ma prevedono lunghe camminate in salita e, per i giorni che ci restano a disposizione, abbiamo procrastinato ad altra occasione la visita alla magnifica Corniglia.

Con il treno dalla stazione ferroviaria di Manarola si raggiunge Riomaggiore, dato che il Sentiero Azzurro (che in questo tratto assume il nome di “Via del’Amore” (lunghezza 900 m) è chiuso per frane.

Riomaggiore. Il nome del paese pare trarre il nome dalla presenza del torrente Rio Maggiore (Rivus Major), nella cui valle si sviluppò il primitivo nucleo abitato nel XIII secolo. Quando venne costruita la linea ferroviaria Genova-Pisa, Riomaggiore (come gli altri borghi delle Cinque Terre) venne interessata dalla realizzazione della stazione (XIX secolo); il nuovo villaggio si è così attestato nella valle del Rio Finale, nome che indicava anticamente il confine tra i territori di Manarola e quelli di Riomaggiore.

 

 

I due nuclei abitativi, il vecchio e il nuovo, sono divisi dalla ripida costa di Campiòne (Canpiòn), sulla cui parte inferiore si erge il castello del borgo. Nello stemma del paese compaiono tre cime, che sono il suo simbolo: esse si riferiscono alle tre cime del Monte Verugola (Verügua), sovrastante la valle del Rio Maggiore. Una leggenda narra che Riomaggiore sarebbe stato fondato da un gruppo di profughi greci nell’VIII secolo d.C. In fuga a causa delle persecuzioni dell'imperatore iconoclasta Leone III Isaurico, dopo varie peripezie approdarono presso la punta di Montenero (dove oggi sorge un Santuario mariano) e vi si stabilirono. Sarebbero sorti alcuni villaggi (Cacinagora, Sericò, Montenero, Limen e Casale) che in seguito furono poi annessi  ai possedimenti dei marchesi Obertenghi. Solo dopo l’XI secolo, gli abitanti sarebbero scesi verso il mare, originando poi l’attuale quartiere della Marina. Intorno al 1251 gli abitati erano feudo del marchese Turcotti (o Della Turca), signore di Ripalta (nei pressi di Borghetto di Vara), il quale intorno al 1260 fece costruire il locale castello ed altre fortificazioni. Il territorio di Riomaggiore passò poi ai Fieschi, dai quali fu venduto nel 1276 a Genova assieme agli altri borghi delle Cinque Terre e a gran parte del levante ligure.

 

 

Come per Menarola e Vernazza, anche a Riomaggiore la strada principale è stata creata dalla copertura del torrente Rivus Major mentre il resto del borgo, sviluppatosi in verticale, si dispiega su livelli crescenti, per raggiungere i quali vi sono scale e scalinate. E’ uno spettacolare sali-scendi tra case-torri genovesi di tre-quattro piani e legate l’un l’altra da schiere parallele. Le case sono dipinte in rosa o giallo, arancione o rosso, circondate da verdi colline terrazzate e protese verso il mare blu cobalto, sotto un cielo azzurro da sogno, un angolo di paradiso! Un borgo molto allegro e vivace, animato da molti turisti. Le case hanno la caratteristica di avere due ingressi o, se vogliamo, un ingresso verso mare e un’uscita verso monte, in maniera che quando arrivavano gli incursori, si potesse fuggire verso la parte più alta del paese.
Uscendo dalla stazione (che come le altre è sul mare) abbiamo visto un gigantesco Murales, opera di Silvio Benedetto[4] , che da anni è artista tra la gente, come un tempo lo fu Telemaco Signorini (1835-1901)[5], cui Riomaggiore ha dedicato una lapide celebrativa. Il tunnel coperto che porta al borgo (poche centinaia di metri) è allietato dalla “parete delle maioliche”, da un’idea del Benedetto. Appena entrati nell’abitato, c’è un bel via-vai di visitatori e decidiamo di imboccare la salita per la Chiesa Parrocchiale di San Giovanni Battista, bellissimo esempio di arte neogotica, prospettante su un’ampia piazza in cui gli abitanti si siedono a godersi il sole invernale. In realtà il monumento risale al 1340, e fu realizzato per concessione del vescovo di Luni (Antonio Fieschi), decretando in tal modo la centralità del borgo marinaro rispetto agli abitati sparsi sulle colline. La facciata fu ricostruita nel 1870 perché un crollo comportò l’aggiunta di una campata. Il magnifico rosone è originario, così come i portali laterali, sui  quali spiccano elementi simbolici zoomorfi e antropomorfi. L’impianto interno è basilicale a tre navate, con la centrale doppia di quelle laterali, come risulta essere tipico per le chiese delle Cinque Terre. Segnaliamo un Trittico di Scuola antelamica e un Crocifisso di A. Maria Maragliano.

Poco distante si trova l’Oratorio di S. Maria Assunta o dei Disciplinanti. Risalente al XVI secolo, conserva un’enigmatica statua raffigurante la Madonna delle Catene, di provenienza sconosciuta. Le catene ricordano il drammatico periodo delle incursioni saracene, quando venivano rapiti gli abitanti delle coste, che venivano messi in catene e bisognava riscattarli dietro il pagamento di ingenti somme.

Risalendo scalette e viuzze ci ritroviamo  in vista di una torre cilindrica su cui campeggia un bianco orologio: siamo giunti al Castello di Riomaggiore. Immediatamente prima incontriamo una piccola chiesetta, che un’epigrafe sull’architrave ci informa essere dedicata a San Rocco (1480). Il Castello sorge sulla collina che divide il borgo vecchio da quello nuovo. La fortificazione accoglieva anche gli abitanti in caso di pericolo; un avamposto era costituito da due costruzioni di cui una a levante (Spianata S. Giacomo), munita di due cannoni nel 1500, raggiungibile dalla spiaggia della Fossola; l’altra postazione si trovava a ponente.Come nel caso di Monterosso, anche questo Castello divenne un Cimitero, nel corso del XIX secolo; subì in tal modo distruzioni di parti pericolanti e adeguamenti per il nuovo uso. Dismessa la funzione cimiteriale, è stato debitamente restaurato nelle rimanenti parti ed adibito a luogo culturale dove si tengono convegni, mostre, manifestazioni e concerti.

 

Scendendo verso la marina, rimaniamo incantati dalle costruzioni medievali che si arpionano ad archi di pietra dei vecchi magazzini per il vino, abbarbicati sul pendio fino al castello. Le barche colorate occupano quasi tutta la piazzetta e sembrano fondersi con tutto il resto. Molto pittoresco! Arrivati alla scogliera, abbiamo un altro sussulto: un panorama mozzafiato toglie quasi il respiro. Siamo in gennaio eppure qualcuno è anche in costume perché le temperature sono davvero miti per la stagione. Sugli scogli scuri molte persone sono distese a godersi il sole. Ci guardiamo...perché no?

 

 

 


Santuario di Nostra Signora di Montenero (Riomaggiore, 341 m s.l.m.)

 

 

Oggi si conclude la visita alle Cinque Terre ma non termina il nostro tour, che proseguirà domani a Portovenere, una perla tra le perle!

 

 

 


[1] Si pensi che il borgo conta circa 300 abitanti

[2] E’ costituito da 7.000 lampadine e 7 km di cavo elettrico

[3] Per tutte le informazioni su questo sentiero e le alternative visitare il sito https://www.cinqueterre.com/il-sentiero-azzurro-manarola-corniglia/

[5] Esponente di spicco della corrente dei macchiaioli. Quanto fosse affascinato da questo borgo lo si vede nei suoi quadri, in cui ha ritratto gli scuri e tenebrosi angoli più nascosti dei vicoli, i chiaroscuri degli slarghi e le ombre delle scalinate https://www.comune.riomaggiore.sp.it/index.php?option=com_content&view=article&id=56&Itemid=67&jjj=1484237182247

 

 

IL NOSTRO DIARIO DI VIAGGIO:

 

GIORNO 1: Monterosso e Fegina

GIORNO 2: Escursione ai ruderi dell'Eremo di S. Antonio del Mesco e al Santuario di Nostra Signora di Soviore

GIORNO 3: apprezziamo la cucina locale

GIORNO 4: Vernazza

GIORNO 6: Portovenere

GIORNO 7: La Spezia

 

 

SPECIALE CINQUE TERRE

Argomento: Manarola e Riomaggiore

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