Il Monte Orfano e i suoi segreti

                                                     - Franciacorta (BS)-

                                              (a cura di duepassinelmistero)

 

          

                      La forma "piramidale" del Monte Orfano, nel suo tratto colognese, visto da Rovato

         
Abituati a vederlo come una presenza costante, per esservi nati ai piedi, lo abbiamo -a torto- trascurato, rendendolo più orfano del suo stesso nome. Ma questa isolata collina (poichè di questo si tratta) è tutt'altro che insipida e ha costituito un punto centrale per tutte le popolazioni della Transpadania fin dall'antichità più remota. Disposto come una muraglia con andamento nord-ovest/ sud-est, geologicamente ha protetto per svariati milioni di anni lo spicchio di territorio che gli sta di fronte, quella che oggi è nota come "Franciacorta" [1], permettendone la formazione e l'evoluzione. Il Monte si situa nel margine sud-occidentale della Franciacorta stessa.

Va sicuramente detto che il Monte Orfano è considerato il più antico ed interessante affioramento della Pianura Padana, uno dei pochi di età Miocenica [2] di origine marina della Lombardia. Si estende per circa 5 km di lunghezza, con un' altezza massima di 450 m slm, occupando 535 ettari nei territori dei comuni di Coccaglio, Cologne, Erbusco e Rovato.
Dalle sue alture si poteva presidiare la sottostante viabilità e fu un osservatorio naturale dalla visualità illimitata: dalla Pianura a Brescia, dalla Valcamonica e il lago d'Iseo con gli sbocchi per le Valli Bergamasche ad una vasta area verso Milano (nelle giornate limpide si vedono bene le colline piacentine). Fu sfruttato per estrarre le sue solide pietre costituite da "conglomerato", cioè una roccia sedimentaria clastica formata da elementi ghiaiosi e ciottolosi di dimensioni differenti e cementati da sabbie più fini (di matrice quarzosa, calcarenitica, argilla rossa e calcare), e questa attività è proseguita fino a tempi recenti. Con la pietra del Monte si sono erette fortificazioni, abitazioni ed edifici religiosi. In alcuni punti (N-O) si rilevano banchi di arenaria e, al di sotto 20 o 30 m, banchi di natura marnosa.

 

             

                                     Un blocco affiorante di "conglomerato" del Monte Orfano


I ricchi boschi hanno sempre fornito il legname, la selvaggina e l'acqua, essendovi presenti diverse sorgenti. Per l'elevata frequenza dei ciottoli grossolani e l'estensione, alcuni studiosi presuppongono un arcaico delta fluviale, corrispondente allo sbocco in mare di uno o più corsi d'acqua. La ricchezze idrologica e la fertilità del terreno non sfuggirono all'attenzione dei Benedettini e dei Cluniacensi, che valorizzarono e potenziarono l'intera area.

Caratteristica è la "Terra rossa", che presuppone la presenza di suoli calcarei e climi ben diversi da quello attuale del Monte Orfano; quando si è formata, il clima doveva essere Mediterraneo, cosa che non è più, ed è quindi eredità di periodi precedenti, molto lontani nel tempo. Il processo che porta alla formazione della "Terra rossa" può durare da migliaia a milioni di anni. "Attualmente, la teoria più accreditata ipotizza che le Terre rosse siano il risultato della decarbonatazione di calcari duri, per un processo di “dissoluzione pellicolare”. Durante  i  periodi  umidi  autunnali  e  invernali,  una pellicola  di  impurità  silicatica  si distacca dalla superficie corrosa della roccia. Queste  impurità  sono  costituite  principalmente  da  argille  ed  ossidi  di  ferro  che subiscono un processo di arrossamento detto "rubefazione". Il  processo,  generalmente  lento,  può  essere  accelerato  in  particolari  condizioni  di clima con forte umidità invernale ed estati molto calde e secche" (Ruffini, M., cit. in bibliografia a fondo pagina).

 

      

                                     La "Terra rossa" del Monte Orfano, un particolare

 

Il Monte Orfano fu abitato almeno dall'Età del Bronzo, come testimoniano alcuni reperti venuti alla luce nel corso del tempo; certa fu la presenza Etrusca, che forse si fuse con quella Celtica (Cenomane) la quale, intorno alla seconda metà del III sec. a.C., si scontrò con i sopraggiunti Romani. I Cenomani, tuttavia, non scelsero mai il conflitto aperto ma l'alleanza.
Probabilmente già in antico fu istituita una rete di sentieri  che consentissero di percorrere il Monte a varie quote e sui due versanti, cosa più che mai necessaria nel Medioevo, per omogeneizzare la vita rurale, religiosa e commerciale. Oggi sono possibili diversi "Sentieri pedemontani": quello dell'intero Monte (12,5 km, n. 980), suddivisibile in ulteriori 14 percorsi minori e il Sentiero della Franciacorta (n. 991, lunghezza 35 km). Tutti i sentieri sono mappati e segnalati dal C.A.I. (Club Alpino Italiano). In diverse aree si incontrano pannelli informativi che consentono di capire dove ci si trova, le mete da raggiungere, ecc.

 

                                          Sentieri sul Monte Orfano e scorcio del bosco


Per i nostri lettori è sicuramente giunto il momento di andare a conoscere, insieme a noi, alcuni "segreti" che il Monte conserva, a partire dalla Grotta Lacca, a Cologne [3], un pozzo naturale di origine carsica per la raccolta delle acque piovane, profondo una ventina di metri e che è la più antica testimonianza scritta di grotte nell'ovest bresciano. In un documento del XVI secolo si cita l'inghiottitoio perchè la gente del posto, esasperata dalle angherie di un paio di soldati tedeschi accampatisi nei pressi, ve li aveva gettati sul fondo! I malcapitati non morirono e vennero tratti in salvo una ventina di giorni dopo da cacciatori di Erbusco. Ma era, quella di buttare qualcuno nella Lacca, un'eccezione o una pratica ricorrente?! Una leggenda narra che le due camerette in cui sfocia il pozzo verticale proseguano in cunicoli sotterranei e raggiungano il Convento dei Cappuccini a Rovato. Per ulteriori notizie rimandiamo al nostro video (già linkato).

 

            

                                                     L'imboccatura della "Lacca"

 

Più vicina alla "Lacca" è l'area dell'ex-Convento di San Giacomo, dove si doveva trovare una cappella in cui risiedeva un prete, di nome Giacomo (in alcuni scritti questo era descritto come eremitaggio). Il buon reverendo cedette senza problemi ai Cappuccini la chiesa, pregandoli però di poter continuare a celebrarvi la S.Messa nelle festività. Nel 1568 non era ancora consacrata ma con l'arrivo dei frati iniziarono donazioni ed elargizioni, da parte delle famiglie aristocratiche o nobili di Cologne, ma anche dalle popolazioni dei paesi limitrofi (Chiari, Palazzolo, Erbusco, oltre che Cologne). Il luogo doveva essere già noto per un possibile luogo di sosta per viandanti e pellegrini. Il toponimo, esistente già prima dell'arrivo dei suddetti frati, riporta al pellegrino per eccellenza (Santiago, San Giacomo). E' menzionata una sorgente di acqua con poteri taumaturgici nei pressi. In questo convento, che contava al tempo 25 monaci, si sviluppò una corrente culturale che poteva gareggiare con quelle delle città; i frati erano predicatori, missionari, fondatori di conventi e consiglieri di personalità. Queste diverse esperienze favorirono il veicolarsi di idee e il convento divenne luogo di confronto per teologi e personalità di diversa provenienza. I frati si interessavano alla vita della comunità, dei loro problemi, dei bisogni e per tale motivo erano assai benvoluti e stimati. La loro competenza e preparazione era talmente elevata da essere scelti per predicare nelle corti di re e principi, e allo stesso modo li sceglievano le autorità come quaresimalisti o per inviarli all'estero come rappresentanti. Il Convento di Cologne visse il suo periodo di massimo splendore nel XVIII secolo, essendo divenuto il centro teologico e filosofico della Provincia di Brescia, dove insegnavano alcuni dei più famosi Cappuccini del tempo. Lo pensavate? In questo piccolo angolo ai margini della Franciacorta, quasi nascosto nel folto dei boschi del Monte Orfano...In questa quiete vennero scritte opere assai apprezzate, frutto di lezioni dettate e discusse con gli studenti, ma anche di scambi culturali e incontri con altri studiosi. Il cenobio colognese ebbe un ruolo importante anche nelle missioni tra gli Infedeli; parteciparono ad incontri con i Maomettani d'Egitto (1550) e a Costantinopoli (1587), entrambi falliti ma che aprirono le porte ad un'intensa azione apostolica che li portò fino in Tibet (1703) e nei regni nepalesi (30 spedizioni in 100 anni). Quei mondi ancora misteriosi crearono alcune difficoltà all'evangelizzazione ma i Cappuccini dimostrarono rispetto per quella cultura, attenzione all'etnografia, alla letteratura, alla geografia locale, componendo le prime grammatiche e dizionari di lingue fino ad allora sconosciute in Europa.
Divenuto Noviziato della Provincia Bresciana nel 1791, venne soppresso nel 1805 con la discesa di Napoleone. Indemaniato e venduto a privati, vide dispersa la sua preziosa biblioteca e l'archivio; i migliori dipinti furono inviati a Brera. La chiesa fu usata per il culto fino alla metà del 1800, ma nel Novecento venne depredata di ogni suppellettile superstite. Il complesso monumentale, di proprietà della famiglia Maggi, cadde completamente in rovina e vi restò per molti decenni.
Ricordo che quando frequentavo le elementari, salivo con i miei compagni "fino al convento", che per noi era un'impresa dai risvolti "rischiosi" perchè circolava la leggenda che un fantasma si aggirasse in quei locali vuoti, circondati da un alone di mistero. Ma era emozionante: ricordo vagamente i labili affreschi della facciata; alcune grotticelle si aprivano sul lato destro, qualcuno soleva addentrarsi mentre io mi arrestavo sempre dopo pochi passi, impaurita dall'ignoto e dal buio (ma sembra che quelle cavernette non continuassero). Cosa darei, adesso, per rivivere quei momenti, con l'esperienza e la passione di oggi! Nelle Cantine c'erano delle grossissime botti, poichè i monaci coltivavano la vite e producevano buon vino.

 

    

                                L'ingresso dell'attuale Resort Cappuccini

 

Nel 1988 l'intero areale venne acquistato dalla famiglia Pelizzari che lo ha trasformato, nel tempo, nello splendido Resort Cappuccini, oasi di relax (è stata creata anche una SPA o Centro Benessere, nell'antica portineria del convento), della buona tavola e punto di partenza per interessanti escursioni. Il restauro ha consentito di mantenere le preesistenze cinquecentesche, cercando sì di trasformare e adattare ai nuovi usi l'architettura, ma con un'operazione conservativa, che mantiene viva la memoria di questo luogo magico. L'area verde contempla un Orto dei Semplici, il Roseto di San Giacomo, variegate colture di ortaggi, un labirinto di recente realizzazione, terrazzamenti, camminamenti e, in zona sopraelevata, sono conservate le vestigia della interessante Torre Romana di avvistamento. Proprio qui sorgeva più anticamente una fortezza risalente agli Etruschi (VI sec. a.C.), che intrattennero rapporti commerciali con le popolazioni Celtiche-Cenomani, che si insediarono saldamente in varie aree del Monte Orfano (proprio nella zona di S.Giacomo dovevano avere il loro caposaldo).

 

Le vestigia della Torre romana sorgono al centro di un pianoro circondato da cipressi, nella proprietà del Resort Cappuccini (si ringrazia la proprietaria della gentile concessione alla visita e alle foto)

 

Lo scopo di questa fortificazione romana era di sorveglianza della strada romana che si snodava ai piedi della collina. La direttrice qui si biforcava, partendo dalla Spina verso Erbusco da una parte e verso Cologne dall’altra. "Nell’antichità percorrere la strada era impegno gravoso e difficile, era quindi necessario punteggiare le strade a distanza non eccessiva con luoghi di ristoro e di sosta. I romani chiamavano questi luoghi "stationes" oppure ostelli. Nelle "stationes" vi si potevano cambiare i cavalli e riposare i viandanti. Con la decadenza romana le autorità civili e militari non furono più in grado di assicurare i necessari servizi e prestazioni ai viandanti e la chiesa fu indotta a supplire a queste assenze. Trasformò i vecchi ostelli in meravigliosi conventi che accoglievano a qualsiasi ora qualunque persona avesse bisogno di essere alloggiata e protetta per ragioni di viaggi" [4].
Quanti segreti sono dunque racchiusi in questo lembo di terra, anzi, di Monte. Trasferendosi sul punto più elevato, a 451 m slm, troviamo il ripetitore Rai e telefonico, una stazione con antenne che è visibile da diversi chilometri di distanza e, poco più in basso, la Croce e la suggestiva Cappella degli Alpini o Madonna della Pace, eretta nel 1954 dagli Alpini reduci e dalla popolazione colognese per sciogliere il loro voto e ricordare i Caduti e Dispersi su tutti i fronti. Una depressione  circolare denominata  “laghetto”  ed  una  scarpata  in  arenaria  presso   l’attuale   Cappella   degli   Alpini sono il segno della passata attività estrattiva del  materiale  litologico. Ci domandiamo cosa vi fosse, anticamente, nel punto più alto del nostro monte.

 

                     

                                 Sopra e sotto la Cappella degli Alpini di Cologne

                      


Tramite i sentieri segnalati, scendiamo fino a tre graziosissimi quanto semi-sconosciuti laghetti, di origine artificiale, da quanto sappiamo. Rientrano nel Comune di Erbusco ma non vi sono pannelli informativi in loco che diano una minima descrizione degli specchi d'acqua.

 

                       Begli scorci dei "laghetti", ai piedi del Monte Orfano (foto A. Marchetti)

Portiamoci nel Comune di Rovato (in macchina) e saliamo verso il Monte Orfano, incontrando la Chiesa di Santo Stefano, posta su un magnifico poggio panoramico. Sul piazzale si trova la bacheca informativa per chi vuole intraprendere i sentieri pedemontani.

 

         

                                     La Chiesa di Santo Stefano di Rovato


La sua posizione, alle pendici del monte Orfano e lungo un’antica via romana che univa Brescia a Milano, potrebbe farla risalire ad un'epoca anteriore al Mille, e forse i Longobardi la posero a guardia della strada che porta tutt'ora alla chiesa di San Michele, eretta sulla sommità del Colle. Di questa antica origine la chiesa ha mantenuto soltanto l’orientamento lungo l’asse est-ovest mentre le strutture murarie sono da ascriversi ad un periodo successivo. Nel Medioevo la chiesa continuò ad essere utile per il soccorso dei viandanti che transitavano sulle vie per Milano e per la Franciacorta. La parte più antica è l'abside (XI secolo), in ciottoli, conci, mattoni e malta. In origine doveva avere un'unica navata (oggi tre) e presenta pregevolissimi affreschi del 1300 e del 1400, che la ascrivono tra le chiese più importanti di Rovato. Sapienti restauri l'hanno riportata alle forme romaniche.
Salendo ancora, raggiungiamo il Convento dell'Annunziata (XVI secolo), tutt'ora attivo con frati dell'Ordine dei Servi di Maria (nel sito ufficiale troverete tutte le informazioni necessarie). Va assolutamente segnalato come la più scenografica e interessante realtà tutt'ora esistente sulle pendici del Monte Orfano (a 280 m di altitudine), al confine dei comuni di Rovato e Coccaglio e ben visibile dalla pianura a notevole distanza. La vita dei monaci sul monte è intessuta di momenti di preghiera, di lavoro, di studio secondo i ritmi delle stagioni. Il monastero si raggiunge sia a piedi che in auto, attraverso una strada che, restringendosi progressivamente, inquadra meravigliosamente la sagoma del campanile della chiesa monastica. Dal piazzale si gode una vista molto piacevole, che ha però il suo apogeo quando, grazie ad un monaco che fa da guida, si accede al doppio loggiato sul lato meridionale, aggiunto tra il 1635-'42.

Imboccando una salita sulla destra, si prosegue in direzione del punto più alto del Monte Orfano, nella sua estensione rovatese (il più alto in assoluto è a Cologne, come abbiamo già detto poc'anzi, a 481 m). Una serie di muretti a secco nascosti dalla vegetazione fa ipotizzare una sorta di fortificazione arcaica che doveva proteggere l'altura. Su un crinale scosceso si staglia la chiesetta di San Michele, di origine longobarda. Ma già i Druidi, i sacerdoti dei Celti, avevano scelto questo magico luogo per celebrare divinità legate alla natura e alle acque. L'attuale edificio sorge su una grotta con acqua sorgente, che le cronache descrivono dai poteri taumaturgici. Lo spiazzo antistante la chiesa, secondo una tradizione, si chiamava "castello delle streghe", dove si tenevano i cosiddetti "sabba". In epoca costantiniana fu chiesa della collettività rovatese e in periodo longobardo il culto venne dedicato a San Michele, patrono di quel popolo (quando si convertì al Cristianesimo, soppiantando il culto di Wotan e di Thin). I Longobardi costruirono molte chiese dedicandole all'Arcangelo guerriero, cui essi attruibavano la protezione ricevuta nella guerra contro i Bizantini (sconfitti sul Gargano nel 663 d.C.). Il Gargano è località famosissima per essere stata la sede della prima apparizione dell'Arcangelo Michele (490 d.C.), in una grotta, sulla quale sorse poi un grandioso santuario, meta di pellegrinaggi incessanti. Il "locus" dell'altura sita sul Monte Orfano sicuramente non lasciò di certo insensibili i Longobardi; altre chiese intitolate a San Michele si trovano nei  dintorni: a Ome, Provezze, Colombaro, Capriolo e Peschiera...All'interno è raffigurato San Michele sia nella veste di guerriero, con la spada e nell'atto della "Psicostasia" o pesatura delle anime; altri affreschi raffigurano i Santi Filastro e Gaudenzio, attivi nel IV secolo e destinatari probabilmente della prima dedicazione della chiesetta.

 

      

                                   La chiesa si San Michele sul Monte Orfano (Rovato)


Nel VII se. d.C. il territorio venne riorganizzato, cercando di rendere più accessibili i luoghi di culto ma la chiesa San Michele, sulla cima del Monte, rimase importante, specialmente sappiamo che vi si recavano i pastori di pecore durante il periodo della tosatura e della vendita della lana. Il 29 settembre, giorno di San Michele, vi si teneva il mercato ovino-caprino (come attesterebbe un affresco interno), che testimonia l'origine del famoso "mercato del bestiame" di Rovato, il quale si teneva quassù e non nel centro cittadino, come fu in seguito. Ad attirare la gente doveva essere soprattutto la presenza dell'acqua sorgiva miracolosa.
Intorno al Mille la chiesa assunse le forme attuali, con l'absidiola semicircolare in conci di conglomerato del Montorfano. L'interno è a una navata rettangolare, con soffitto a capriate. Interessanti gli affreschi risalenti al XV secolo nel catino absidale e (in lacerti) sulle pareti, scoperti in anni recenti sotto uno strato di calce che era stato gettato sulle pareti nel XVII secolo, nascondendoli. Il periodo si ascrive alla peste che investì tutta la zona, e durante la quale la chiesa divenne un lazzaretto per gli appestati. Un affresco rappresenta una scena realmente accaduta: un fulmine colpì l'ingresso della chiesa, facendo morire dei frati, raffigurati distesi a terra. Altri affreschi recano dei graffiti sovraincisi (firme, sigle, disegni geometrici, un giglio), ritenuti di matrice delle truppe borboniche. Purtroppo la posizione scoscesa della chiesa provoca un deflusso delle acque piovane a ridosso delle pareti, poggianti sul terreno (che assorbe umidità), incrementando fenomeni di risalita che hanno danneggiato la conservazione dell'apparato pittorico.

 

         

                                                  Abside della chiesa di S. Michele

 

Dal 1927 è Monumento Nazionale, ma ha sempre versato in stato di abbandono finchè l'Associazione AVIS di Rovato ne ha assunto il restauro, nel 1981. Nel 2011 un restauro è stato effettuato dalla Soprintendenza. L'ingresso originario si trovava ad un livello più basso; nell'area dell'altare sono emersi ben 7 strati di pavimentazione, compreso il mosaico, ma per mancanza di fondi non è stata approfondita la questione. Un fatto grave ha riguardato gli affreschi: ignoti staccarono un pezzo di affresco (quello raffigurante la Crocifissione) nel tentativo di trafugarlo, ma non riuscendo, perchè probabilmente si sbriciolò, lasciarono il sacco di iuta ai piedi della parete, che fu poi ritrovata dai volontari. Non si potè recuperare l'affresco "staccato" e tutt'ora, al suo posto, c'è una chiazza bianca...E non sarebbe la prima visita dei ladri, purtroppo, perchè negli anni '70 dello scorso secolo la chiesetta subì diversi atti vandalici (si sono rubati pure la campana del piccolo campanilino a vela).

La grotta con la fonte d'acqua definita intermittente, non è visitabile perchè è invasa dai rovi; una famiglia (negli anni '50 del secolo scorso) viveva nella chiesa, offerta da Mons. Zenucchini, e la sorgente poteva servire per le necessità quotidiane, forse. Infatti l'aspetto sarebbe di una cisterna, del diametro di circa 4 metri, contenente acqua limpidissima.

Il grande Sacrario dei Caduti, poche decine di metri più avanti della chiesa di San Michele, è stato realizzato in epoche recenti. E' una zona sacra antistante il rifugio degli alpini, anche chiamata "ai cannoni" dagli abitanti del luogo per la presenza di 2 cannoni (cimeli storici). Un tempo vi era soltanto una croce (tutt'ora comunque presente), caratteristica di ciascuno dei paesi cui il Monte Orfano fa da sentinella. Un poco più avanti, in posizione scoscesa, si incontra una pozza d'acqua, che taluni chiamano "laghetto".

 

       

Sopra, a sinistra, il Sacrario dei Caduti; a destra uno scorcio delle scalette intagliate nella roccia che vi conducono. Sotto, la "pozza" d'acqua

 

In attesa di ulteriori approfondimenti, non ci sembra poca cosa l'offerta escursionistica offerta di questo singolare Monte Orfano, che va scoperto e apprezzato, ricordiamolo, più che descritto. Perchè ciascuno di noi ha un proprio "sentire". Su questo monte dai milioni di anni, sono passati migliaia di secoli di storia, persone e avvenimenti che tra le pietre riecheggiano.


Note:

[1] Il termine deriva dall’ espressione “francae curtes”, piccole comunità di monaci benedettini che nel Medioevo ottenevano in dotazione la terra con l’impegno di bonificarla e coltivarla, in cambio dell’ esenzione delle tasse. Degne di nota le numerose testimonianze architettoniche di quell’ epoca e dei secoli successivi, che vanno dai piccoli borghi alle grandi ville e castelli, dai monasteri alle chiese e abbazie sparse in tutto il territorio (Guerini, D., Università degli Studi di Milano, Facoltà di Agraria, Corso di Laurea in Valorizzazione e Tutela dell’ Ambiente e del Territorio Montano, Anno Accademico 2010-2011)
[2 ]Il Miocene è compreso tra l'Oligocene e il Pliocene, ebbe inizio 23,03 milioni di anni fa (Ma) e terminò 5,332 Ma.
[3 ]Il toponimo sembra derivare da "coloni", cioè i lavoranti della terra che, durante il dominio romano, formavano le "colonie"; il termine deriva anche da "masseria, casa colonica".
[4] www.cappuccini.it
 

  • Bibliografia e webgrafia:

-Donni, Giovanni "Cologne. Storia, Arte e Gente", La Compagnia della Stampa Massetti Rodella Editori, 2004, Comune di Cologne
-Ruffini, Marco "STUDIO PEDOLOGICO DELLE TERRE ROSSE DEL MONTE ORFANO (BRESCIA). CONTRIBUTO ALLA VALORIZZAZIONE DI UNA RILEVANZA GEOAMBIENTALE", Università degli Studi di Milano, Facoltà di Agraria, Corso di Laurea in Valorizzazione e Tutela dell’ Ambiente e del Territorio Montano, Anno Accademico 2013-2014
-Guerini, Donata, "INFLUENZA DELLA PROVENIENZA DELLE UVE SULLE CARATTERISTICHE QUALITATIVE. UN’ESPERIENZA IN FRANCIACORTA", Università degli Studi di Milano, Facoltà di Agraria, Corso di Laurea in Valorizzazione e Tutela dell’ Ambiente e del Territorio Montano, Anno Accademico 2010-2011

-Intervento di somma urgenza chiesetta di San Michele-Rovato (BS), a cura della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le province di Brescia, Cremona e Mantova
-https://www.youtube.com/watch?v=VJfoMNxPYJw

 

(A cura di duepassinelmistero. Tutti i diritti riservati)

Argomento: Il Monte Orfano e i suoi segreti

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Vigneti sul Montorfano

Giuseppe taini | 04.03.2019

# il vino del Montorfano si sta mangiando il Montorfano #

Vigneti sul Montorfano

Giuseppe taini | 04.03.2019

Sono un fruitore da sempre del Monte,E quindi ho potuto notare nel corso dei decenni la continua ''risalita '' dei vigneti . Ora , i bei filari sono piacevoli da vedere, ma sappiamo che i trattamenti che vengono applicati impediscono la vita di tutti gli animali.
Pertanto , senza pensare di togliere diritti a chi ne ha, dovremmo controllare se chi continua a disboscare x impiantare nuove viti ne ha appunto il diritto. Mi piacerebbe che i miei nipoti potessero vedere ancora sul Monte faine,gufi ,upupa,falchi......

Dotti

Nicolò | 11.02.2019

Volevo precisare che i 3 laghetti di origine artificiale erano delle cave degli anni 80-90" dove una volta si estraeva l' argilla solo che i lavori hanno smesso e hanno lasciato questi buchi profondi che col passare del tempo si sono riempiti d' acqua . Ora dentro ci vivono pesci gatto e anche tartarughe acquatiche. Tanti dicono di non entrarci perché sono fondissime e poi sono come sabbie mobili

Monte Orfano

Gianpiero | 30.01.2019

Molto bello

R: Monte Orfano

Gianpiero2 | 30.01.2019

Sono d'accordo

R: R: Monte Orfano

Gianpiero3 | 06.02.2019

Molto bella la chiesa di S.Michele. Mi piacciono le rocceeee!!!!!

R: R: R: Monte Orfano

Gianpiero 4 | 03.04.2019

Esatto, sono la mia passione

Altezza massima

Giancarlo | 17.08.2018

Il punto più elevato è 451 mslm come scritto all’inizio dell’articolo o 481 mslm come citato nel paragrafo su Rovato?

Bello leggere la storia...

Giancarlo | 17.08.2018

... di quanto vedo durante le mie varie sessioni di trailrunning

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