Monopoli sotterranea

(Marisa Uberti)

Tour agosto 2017

 

Monopoli, tutta bianca, lambita dal suo mare blu cobalto e illuminata dal sole, ha un'anima sotterranea. Nel suo ventre si cela una città sotto la città, fatta di strati archeologici millenari e innumerevoli chiese rupestri, scrigni di tesori che devono essere assolutamente tutelati e tramandati ai posteri. Avremmo voluto soffermarci a parlare di tutte le bellezze visitate a Monopoli, che è stata per noi una grande sorpresa, ma è ovviamente impossibile, vista la loro quantità. Abbiamo dovuto fare quindi una cernita, illustrando le realtà più rappresentative che nello spazio del nostro breve soggiorno abbiamo visitato, quando non eravamo rapiti dalle sue baie, dalle sue calette, dalle sue lame, dalle sue magie...Ma facciamo una breve premessa che sicuramente interesserà i nostri lettori. La città è caratterizzata da numerose Contrade i cui toponimi rievocano casali scomparsi, masserie o chiese. Possiede 25 km di coste punteggiate da deliziose cale e calette, grotte marine, e scogliere sulle quali si possono incontrare bellissimi fossili di conchiglie. A Monopoli quello che si vede in superficie è la punta di un iceberg che appoggia su un passato di sorprendente ricchezza e antichità.

Il porto dei Crociati. Monopoli è una città costiera della Puglia, situata in provincia di Bari. Nel Medioevo, dal suo porto partivano le navi dirette in Terra Santa e la dobbiamo immaginare sempre percorsa da pellegrini, cavalieri, religiosi, nobili e mercanti.

Sappiamo per certo che i Cavalieri Gerosolimitani possedevano appezzamenti terrieri in loco. I Cavalieri Templari occupavano un’area che non è ancora stata identificata con certezza mentre è ben noto che i Giovanniti gestissero la Commenda nel centro storico. L’origine di questa Commenda è antichissima, antecedente all’epoca angioina ma venne in possesso dell’Ordine nel 1350. La chiesa di San Giovanni Battista sorse su un precedente edificio (già esistente prima del 1350) e venne ricostruita nel 1707 dal Commendatore dell’Ordine dei Cavalieri di Malta frà Domenico Recco. Una croce patente o maltese campeggia ancora oggi sopra il portale dell’edificio ed è una delle poche rimanenze di un glorioso passato, poiché la chiesa è stata spogliata di tutte le sue suppellettili. Nelle adiacenze (Largo S. Giovanni, 3) si trova l’Ospedale Gerosolimitano dei Cavalieri di Malta (1350), fondato da un patrizio napoletano, frà Erberto Mirelli, che venne dimesso alla fine del 1600. Nel 1790 venne trasformato in uno stabile a due pieni. La Commenda di San Giovanni di Monopoli è considerata la seconda fondazione dell’Ordine Giovannita in Puglia, dunque molto antica e la più importante dell’Ordine. Cessò di esistere con le soppressioni napoleoniche all’inizio del 1800.

I Giovanniti possedevano anche l’abbazia fortificata o Castello di Santo Stefano (lungo il litorale e sull’antica Via Traiana o Egnazia). In precedenza l’abbazia apparteneva ai Cistercensi (XII-XIV secolo); venne fondata dal conte di Conversano Goffredo di Altavilla nel 1086. Sotto i monaci conobbe uno straordinario sviluppo umanistico e artistico. Risale forse a quel periodo l’uso di una più antica chiesa rupestre (XI secolo), ricavata in grotta. In epoca romana, il luogo era già conosciuto e probabilmente era un porto-satellite di quello della vicina Egnazia. Passata ai Giovanniti nel 1313  (in verità, approfittando di alcune discordie tra i monaci, i Giovanniti ne approfittarono, occupando il cenobio), l’abbazia venne trasformata in un castello chiuso da una cinta muraria e protetto da un fossato.

I frutti e i proventi che i Giovanniti avevano razziato impadronendosi dell’abbazia, servirono per finanziare i viaggi in Terrasanta. Il papa Giovanni XXII emanò un’apposita Bolla da Avignone (13 gennaio 1307) con cui decretò la soppressione del Monastero dei Padri Benedettini Neri di S. Stefano (probabilmente era stato dei Templari?) e lo concesse ai Cavalieri di San Giovanni come porto marittimo, atto a caricare le galee, i cavalli, le merci come frumento e viveri necessari ai monaci-guerrieri (sia quelli che abitavano nel castello che a quelli oltremare). Al tempo di Murat, il complesso fu acquistato da privati che vi installarono una masseria; ancora oggi è proprietà privata della famiglia dei De Bellis e non è accessibile alle visite.

 

Origini antichissime. Monopoli affonda le proprie radici nella civiltà Messapica, come le scoperte archeologiche avvenute sotto la cattedrale hanno evidenziato. Ma ben prima, nell'Età del Bronzo, esisteva un insediamento umano. Si è sempre ritenuto che le sue origini derivassero dalla distruzione della vicina Egnatia nell’alto-medioevo  (una parte degli abitanti sarebbero fuggiti a nord, fondando Monopoli e una parte a sud, fondando Fasano). In realtà il centro storico alto-medievale si sovrappose all’antico centro messapico del V secolo a.C. , che a sua volta si era installato nel luogo di un insediamento preistorico.Il centro messapico si impostava su una penisola individuata dalla Cala della Porta Vecchia e dalla Cala del Porto Antico.

In diverse zone della città sono state portate alla luce vestigia dell’antica fortificazione messapica: sotto il castello di Carlo V, sotto il Bastione di S. Maria, lungo Via Mulini, nei pressi del Palazzo Vescovile, sotto Palazzo Palmieri… Poche sono le tracce di epoca romana, ma dal I sec. a.C. al III secolo d.C. Monopoli fu sede di un porto militare e solo in seguito, divenne un centro anche commerciale di primaria importanza, se non l’unico tra Bari e Brindisi, punto di incontro tra terra e mare. Crocevia di viaggi e contatti con l’oriente durante le crociate, godette di uno straordinario  sviluppo economico e demografico. Nel Medioevo Monopoli inglobò le vicine Fasano, Locorotondo, Alberobello e Cisternino. Una leggenda racconta che nel 43 d.C. San Pietro- di passaggio- avrebbe predicato ad un gruppo di cittadini monopolitani.

Interno della splendida cattedrale di Monopoli dedicata alla Madonna della Madia

I Sotterranei della Cattedrale. La maestosa e stupenda concattedrale di Monopoli-Conversano è dedicata a Maria Santissima della Madia e nei giorni in cui soggiornavamo, si sono svolti i festeggiamenti per i 900 anni dall’arrivo dell’icona su una zattera dal mare. Una festa molto partecipata, religiosa e profana, cui abbiamo assistito con piacere (per i mille anni, probabilmente non ci saremo!). Se una folla di persone conosce bene il duomo, molta meno è scesa nei sotterranei. La modalità di accesso a questa straordinaria visita avviene prenotando telefonicamente o email alla società “Pietre Vive” che, raggiunto un minimo di partecipanti (per ripartire i costi cadauno, soprattutto), avvisa gli interessati comunicando giorno e ora della visita. Non speravamo di riuscire nell’impresa, ma abbiamo tentato e la prenotazione si è conclusa con successo! Ed è per questo che possiamo parlarne. Si entra da una porta sulla facciata laterale del duomo, che dà su Padre Argento (poco distante dalla  Chiesa di S. Maria del Suffragio ) e ben presto ci si accorge di entrare in un mondo fuori dal tempo. Cosa è stato trovato, qui sotto? Quando? Perché?

Nel 1986 iniziarono dei lavori di restauro della Cattedrale: si voleva ritrovare la cripta romanica, quella costruita dal vescovo Romualdo (1107). Era noto un grande ambiente ipogeo sotto il transetto della cattedrale barocca e quando si cominciò a scavare, venne alla luce l’intera area absidale della cripta romanica, ma nemmeno gli archeologi sospettavano l’entità delle meraviglie che, a poco a poco, sarebbero emerse: praticamente si è arrivati al livello più basso, alle buche di palo delle capanne dell’Età del Bronzo! Sopra queste giacevano tombe monumentali a camera di epoca messapica, alle quali si sovrapponevano vestigia ellenistiche, tardo-romane, altomedievali. Una scorpacciata per gli archeologi ma anche per il pubblico, possiamo dire oggi!Un ininterrotto utilizzo della stessa area a fini sacri: 2.400 anni almeno di storia che si è svolta, sviluppata, finita, ricominciata ciclo dopo ciclo, generazione dopo generazione, fino a noi.

La cattedrale odierna è infatti la testimonianza palese di quello che incapsula, pur senza probabilmente averne coscienza (fino alle scoperte archeologiche). La chiesa romanica era di tipo basilicale, con copertura a capriate. Sotto il transetto, si apriva una cripta a navatelle, con volte a crociera. Di questa vi era testimonianza dagli Atti della Visita Pastorale del 1727. Dato che sotto il Castello sono venuti alla luce resti altrettanto importanti, tra cui una chiesa rupestre, sono stati istituiti due Poli Mussali, uno Religioso (che fa capo appunto alla Cattedrale) e uno Civile (quello attorno al Castello). I lavori sotto il duomo si sono protratti fino al 2003 e sono stati promossi dalla Parrocchia Basilica Cattedrale della Madia e dalla Curia Vescovile Conversano-Monopoli. Il progetto ha compreso anche il restauro di altre chiese che si trovano a ridosso delle antiche fortificazioni monopolitane: la Cripta di S. Matteo all’Arena (nel fossato delle Mura, conserva preziosi affreschi del XII-XIII secolo, ma al momento non è visitabile), e la chiesa di S. Maria della Zaffara, sotto la quale è emersa un’altra chiesa, antecedente all’XI secolo. Incredibile quante sorprese riserva questa città!

Il percorso sotterraneo consente di vedere nel suo splendore la cripta romanica nella quale sono inseriti pezzi litici che non sono tutti pertinenti ad essa, infatti troviamo bellissimi reperti scultorei romanici, gotici e rinascimentali pertinenti alla cattedrale precedente a quella attuale (fu demolita nel 1742). Accanto alle vestigia romaniche, troviamo però anche un battistero paleocristiano ottagonale, forse pertinente una chiesa dello stesso periodo. E vi è pure un cimitero paleocristiano/longobardo (VII-IX secolo). Splendida l’architrave del XII secolo, scolpita con verismo straordinario, illustrante diverse scene: il momento cruciale in cui Cristo viene tolto dalla Croce, la Sua discesa agli Inferi e la risalita portando con Sé le anime anelanti Gloria.

Dalle imponenti strutture messapiche (V-IV secolo a.C.) proviene una deliziosa “trozzella” in bronzo, cosa eccezionale perché è l’unica in metallo, mentre tutte le altre ritrovate sono in ceramica. Il reperto è conservato in un piccolo museo, cornice ideale degli scavi, che comprende la “collezione Brigida”, che privati hanno donato alla Cattedrale, la quale ha potuto esporli qui. Si pensi che i reperti datano tra il VII e il II secolo a.C.! Provengono da scavi non ufficiali nel territorio di Monopoli. Sono molto importanti per la conoscenza e la ricostruzione della storia cittadina. Le biche di palo appannaggio delle capanne preistoriche risalgono a 4.000 anni fa (Età del Bronzo) informano di quanto sia remota l’origine dell’insediamento umano a Monopoli.

Questo percorso storico-archeologico-spirituale nel mondo sotterraneo riserva un’ulteriore sopresa: proseguendo gli scavi, i ricercatori hanno trovato delle volte murate che, abbattute, hanno rivelato l’ingresso ad una stanza di cui si ignorava l’esistenza: il “Gabinetto degli Orrori” o meglio il “Putridarium”  o colatoio. Qui avveniva il rituale del lavaggio dei cadaveri, e la loro “scolatura” su due apposite vasche. Una volta liquefatti i liquidi biologici, i defunti venivano collocati in posizione eretta entro le nicchie che si aprono lungo tre dei quattro lati della sala. In essa sono presenti ancora le vasche originali, il tavolo-altare, le nicchie e sostanzialmente l’intero locale così come doveva essere al tempo del suo utilizzo. A tal proposito va detto che questo ambiente era pertinente la  chiesa di S. Maria del Suffragio , che come abbiamo accennato si trova a due passi dalla cattedrale. Dei rituali funerari si occupava la Confraternita di S. Maria del Suffragio, che fu fondata dai canonici della cattedrale stessa nel 1633; i primi tempi i membri si riunivano qui e seppellivano i propri affiliati sotto la cattedrale. Dal 1686, con la costruzione della chiesa del Suffragio, la Confraternita si trasferì in quella sede e continuò le pratiche funerarie al di sotto della chiesa stessa, dove si trova un secondo colatoio, molto diverso (si dice) del primo, cioè di quello che abbiamo visto con questa visita guidata. Ultima curiosità: nella chiesa del Suffragio si trovano otto mummie adulte e una bambina, di cui abbiamo parlato in un articolo a parte.

 Le chiese rupestri di Monopoli. Nell’Italia meridionale e in particolare in Puglia, si ha un vero e proprio proliferare di chiese rupestri ad opera di monaci prevalentemente greci (basiliani) che in esse si insediarono tra l’VIII e il XV secolo. Un arco di tempo lunghissimo, in cui le grotte, inizialmente ascetiche, subirono trasformazioni per consentire la pratica del culto a comunità monastiche. Attorno alle chiese rupestri nacquero dei villaggi scavati nel tufo. Il risultato è che il numero di queste affascinanti chiese è molto alto e purtroppo, in molti casi, versano in grave degrado o in stato di abbandono. A Monopoli gli insediamenti rupestri sono concentrati soprattutto nelle campagne e nelle pareti delle “lame”, adattando o ampliando cavità naturali oppure scavandole interamente. Esistono tuttavia bellissime chiese rupestri in pieno centro storico. All’interno, i monaci realizzarono altari, colonne per separare le “navate”, iconostasi nello stile orientale. Spesso le chiese rupestri sono mirabilmente affrescate. Ne abbiamo visitate alcune: in area urbana S. Maria del Soccorso e S. Maria Amalfitana; la chiesa rupestre di Torre San Giorgio (sul litorale, lungo l’antica Via Traiana, località Capitolo) e Sant’Andrea e Procopio in località Assunta che, oltre alla chiesa rupestre molto interessante, ha ancora tutto il villaggio annesso…

S. Maria del Soccorso affacciava, un tempo, sul Porto Canale (insabbiato dai Normanni) ed è difficile oggi immaginare come fosse l’urbanizzazione. Prima di scendere la scala che conduce all’ipogeo, osserviamo il bellissimo gruppo scultoreo sopra l’ingresso, opera di Stefano da Putignano (XVI secolo) che proviene dalla chiesa di S. Maria la Nova (distrutta nel 1529 durante l’assedio del duca di Vasto). Mentre si scende, si percepisce il cambiamento di livello anche interiore: la discesa nell’utero materno, nel ventre della terra, un ritorno nella propria parte più intima. Giunti nella piccola aula quadrangolare, un anziano e ruspante signore ci dà il benvenuto e ci racconta per sommi capi la storia. Ha l’aria di chi “abita” questo luogo da sempre! L’ipogeo è dotato di in naos e di un sacro bema, separati da un setto litico detto “triforium” (due pilastri ed archi a tutto sesto). Vi sono due absidi, modello frequente da trovare in loco. Sulla sinistra si trova un notevole affresco di Madonna con Bambino, datato al 1200 circa. Attira molti fedeli e pellegrini nel mese mariano ancora oggi.

S. Maria del Soccorso: affresco murale della Madonna con Bambino

S. Maria Amalfitana è una chiesa importantissima, che testimonia l'importanza assunta dalla città di Monopoli nel Medioevo. Davanti a questo edificio si rimane per un attimo sconcertati perchè la facciata è del XVIII secolo, niente a che vedere con gli ingressi "in grotta" così frequenti da incontrare, in questo territorio.   In realtà la chiesa è frutto di secolari stratificazioni collocabili tra il Mille e il 1700. La leggenda narra che la chiesa romanica fu costruita da un gruppo di marinai amalfitani scampati ad un naufragio. In loco esisteva un’ampia grotta che era stata luogo di culto dei monaci basiliani, e i marinai entrarono per pregare e ringraziare la Madonna della grazia ricevuta. Dopo qualche tempo, alcune famiglie della Repubblica di Amalfi finanziarono l’erezione della chiesa superiore dedicandola a S. Maria. L’ambiente è costituto da più camere: appena scesi dalla scala si trova, a destra, un sepolcreto di epoca imprecisata. Usciti dalla piccola necropoli, ci si immette nell’unica navata a doppio abside. Un deambulatorio circonda il naos su tre lati, in esso trovano posto delle tombe ad arcosolio mentre altre tombe (a sarcofago, ricavato scavando la roccia) erano raccolte nello spazio antistante la cripta.  Dell’epoca romanica è un frammento di affresco raffigurante S. Nicola (gli altri affreschi sono settecenteschi). Agli affreschi bizantini vennero probabilmente sovrapposti quelli occidentali. La figura di San Nicola è rivestita dei suoi tradizionali paramenti sacri della religione greco-ortodossa: il “phaelonion” e “l’omophorion” a grandi croci nere. Il santo è contornato da episodi di vita che lo riguardano, specialmente alludenti alla sua facoltà di taumaturgo. Il soffitto presenta un affresco del XVII secolo, che ha coperto un dipinto precedente. E’ una Madonna con Bambino e Angeli.

L'icona della Madonna degli Amlafitani raffigura la Vergine e il Bambino con pelle scura, ed è riprodotta sia nella chiesa inferiore che in quella superiore.

Interessante scultura medievale conservata nella chiesa superiore, raffigurante Cristo sul sepolcro

 

Alla chiesa rupestre di Torre San Giorgio abbiamo dedicato un video (affascinante e misterioso edificio...)

La stessa cosa dicasi per la chiesa rupestre di S. Andrea e Procopio, che è un luogo stupefacente in cui- tra uliveti secolari- è nascosto un villaggio scavato nella roccia calcarea e che è testimone di mille anni di vita! Per trovarlo abbiamo fatto una certa fatica (non essendo pratici) ma sappiate che si fa prima cercando la Masseria Rosati, in località "Assunta", tra le località Lamalunga e Capitolo (comune di Monopoli)

Monopoli e il suo patrimonio di chiese rupestri dal valore inestimabile è una città da visitare con calma, informandosi prevantivamente sui siti archeologici aperti e/o visitabili, oppure da prenotare. Rispetto a ciò che possiede, l'offerta culturale della città è discreta ma va sicuramente potenziata al fine di valorizzare ogni singolo luogo. Non è un segreto, purtroppo, che da varie parti si ritenga che le chiese rupestri lasciate in abbandono siano a rischio di estinzione. E' normale se non si interviene, soprattutto  sugli affreschi. Se venissero irrimediabilmente compromessi sarebbe una grave perdita per l'umanità, non solo per i monopolitani, i pugliesi, gli italiani. Ci piacerebbe tornare, magari tra qualche tempo, e vedere aperti i siti oggi chiusi al pubblico e in attesa di restauri. Utopia, certamente, in una nazione come l'Italia dove ad ogni angolo c'è storia, c'è passato che riaffora, e non ci sono mai fondi per scavare, restaurare, fare ricerca. Comunque, vogliamo essere ottimisti e mandiamo un grosso in bocca al lupo a chi, con passione, si sta attivando perchè l'utopia possa trasformarsi in progetto e da esso si giunga alla realtà.