La Vita oltre la morte

                                                                      (Alberto Canfarini)

              

 

Appena nell’uomo iniziò a manifestarsi l’uso della coscienza si pose delle domande:

Da dove vengo?

Perché mi trovo sulla terra?

Dove andrò dopo la morte?

Iniziò ad essere cosciente di tutto ciò che lo circonda in questo mondo e nell’universo e si domandò chi ha creato tutto questo? Chi ha creato la vita e la morte? Cosa c’è prima della nascita e dopo la morte?

Chi segue una via dogmatica procede nella sua esistenza secondo gli insegnamenti della sua fede religiosa.

Questo mio studio lo dedico a chi è sulla via della ricerca, essendo cosciente che non posso dire niente di nuovo, ma ho cercato di ricordare quelle che ritengo le vie più consone per una ricerca libera e spirituale.

Chi cerca la Verità deve saper dubitare, nella contemplazione non si può cadere nell’errore d’accettare quello che qualcuno ci propone come Verità.

Per un ricercatore della Verità il proporre Dio come qualcosa fuori di noi, al di la della creazione, quasi personificato, che gli uomini vivono in un clima di paura dell’ignoto, con il terrore della morte, è una impostazione che un libero pensatore non può accettare.

Se è vero che si può essere coscienti soltanto di ciò che possediamo e che il micro ed il macrocosmo sono soggetti alle stesse leggi, allora non resta che immergersi nel profondo abissale della nostra coscienza e cercare la Verità.  

L’umanità nel corso della sua storia millenaria ha tentato di dare delle risposte attraverso le religioni, la filosofia e più recentemente con l’ausilio della scienza.

In questa ricerca è stata trattata la sopravvivenza dell’anima dopo la morte del corpo fisico secondo:

  • La ricerca scientifica eseguita recentemente dal dot. Moody e poi proseguita da altri medici.
  • La conoscenza del Bardo Thötröl.
  • La via Iniziatica Massonica.
  • La filosofia metafisica occidentale ed orientale.

Allo scopo di rendere più comprensibile questa ricerca a chi non ha familiarità con i temi esposti, prima d’entrare nello specifico della sopravivenza dell’anima si forniscono degli elementi utili per favorire la comprensione dell’argomento.

La morte da un punto di vista scientifico avviene con la cessazione dell’attività respiratoria, cardiaca e cerebrale.

La maggiore parte degli uomini pensano alla morte con paura, incredulità, incapaci di comprendere l’evento e condizionati da un sentimento d’impotenza.

La convinzione religiosa più o meno radicata della sopravvivenza dell’anima aiuta chi ha fede, mentre quelli privi di convinzioni religiose o filosofiche, cadono nel dubbio e vedono la morte del corpo come la fine di tutto.

La ricerca scientifica del dot. Moody e degli altri medici, effettuata negli ultimi decenni su casi di ritorno in vita dopo episodi di morte clinica, è avvincente e pone tanti quesiti che per ora la scienza non è riuscita a risolvere.

E’ interessante constatare che queste teorie che vado ad esporre, così diverse fra loro, nate in culture e periodi storici distanti fra loro, hanno un punto in comune la “Luce” come punto d’ arrivo di un percorso che riporta a casa l’Anima umana e gli fa riconquistare l’Immortalità.

 

  • “La Vita oltre la vita” primo studio del dott. Raymond A.  Moody Jr Pubblicato da Oscar Mondadori

 

Il dott. Moody in questo libro illustra il metodo scientifico con cui sono state esaminate le testimonianze di 150 pazienti, che hanno acconsentito di rendere testimonianza delle loro esperienze.

Questa ricerca ha fornito materia di studio per affrontare il mistero del destino dell’uomo dopo la morte.

Il dott. Raymond A. Moody Jr., nato in Georgia nel 1944, si è laureato in filosofia ed ha insegnato per tre anni etica, logica e filosofia del linguaggio alla East Carolina University.

In seguito si è laureato in medicina al Medical College della Georgia.

Egli ha scritto il libro “La Vita oltre la vita”. Nel corso della sua ricerca si è confrontato con  alcuni colleghi, il dott. Russel Moores, Richard Martin e Mc Cranie del Medical College della Georgia.

Questi uomini di scienza si sono limitati a documentare i fenomeni senza avere la pretesa di dare una spiegazione all’esistenza della vita dopo la morte del corpo. In questo libro compare una ricerca che ha in sé frammenti di scienza, religione e filosofia.

Essi sono consapevoli che attualmente la scienza non può spiegare questo fenomeno che appartiene alla dimensione dello Spirito, inoltre all’inizio della ricerca del dott. Moody i casi presi in considerazione non erano molti e su di essi non si poteva formulare una valida statistica.

L’argomento della morte è ancora un tabù, la maggiore parte delle persone che hanno vissuto l’esperienza della morte e del loro ritorno in vita si rifiutano di parlarne perché temono d’essere giudicati degli esaltati.

Dalle testimonianze delle persone dichiarate clinicamente morte, che poi sono tornate in vita, si sono potute riscontrare descrizioni degli avvenimenti molto simili, ma non identici.

Di solito il fenomeno che l’autore definisce di “pre-morte” si manifesta in questo modo, nel momento di maggiore sofferenza il soggetto sente il medico che lo dichiara morto, vorrebbe comunicare con lui ma non ci riesce.

Egli avverte dei rumori, che per alcuni sono sgradevoli, mentre per altri meno e si accorge che si sta avviando verso una galleria lunga e buia, che deve superare per dirigersi verso la luce.

Chi sta vivendo il trapasso si rende conto d’essere uscito dal proprio corpo e di poterlo vedere dall’alto, come uno spettatore ed assiste ai tentativi di rianimazione che praticano i medici.

Poi constata che il suo nuovo corpo appartiene ad una natura molto differente da quella fisica e si trova attorniato da entità simili alla sua, che di solito sono parenti o amici morti prima di lui, i quali cercano d’aiutarlo a comprendere questa nuova realtà.

L’evento più eccezionale descritto da questi pazienti è l’apparizione di una presenza che essi chiamano un “Essere di luce”.

Questa Entità parla telepaticamente a colui che ha varcato la soglia e lo invita a fare un esame di tutta la sua vita.

L’ indagine avviene con una rapida proiezione mentale, che evidenzia gli avvenimenti più significativi della propria esistenza.

Il soggetto si trova sul confine fra i due mondi, quello dell’esistenza terrena e quello dell’aldilà.

Egli è affascinato dalla nuova vita che gli appare e che riverbera gioia, amore e pace, ma a volte qualche vibrante affetto terreno o il senso del dovere nei confronti di responsabilità che ancora non ha potuto onorare, lo richiama alla vita terrena.

Colui che era stato giudicato morto, in modo inspiegabile ritorna nel suo corpo che misteriosamente si rianima.

Quando torna alla vita terrena, frastornato dall’esperienza eccezionale che ha subito, comprende che con le parole non è facile spiegare questa sua avventura, teme di non essere preso in seria considerazione e spesso decide di tacere.

Chi ha vissuto questa esperienza affronta la vita in modo più distaccato, nella sua coscienza si modifica il rapporto emotivo con la morte e cambia anche il modo di vivere quotidiano.

Egli riprende l’esistenza terrena con più maturità e con distacco dalle cose del mondo, si può dire che aver vissuto l’esperienza della morte aiuta a vivere più consapevolmente l’esistenza terrena.

Il ricordo più significativo che resta indelebile nella loro memoria è l’incontro con “l’Essere di luce.”

Molti pazienti intervistati hanno dichiarato, che quella luce non abbaglia, non infastidisce la vista e consente di continuare a vedere con chiarezza tutte le altre cose intorno a lui.

Si deve considerare che la facoltà di vedere è attuata da un corpo diverso, che ha tutte altre facoltà e caratteristiche da quello fisico.

Chi ha varcato la soglia di solito prova una forte attrazione magnetica verso l’Essere di luce e cerca di classificarlo secondo la sua convinzione religiosa, se è cristiano lo identifica con il Cristo.

Il colloquio mentale di chi sta per morire con l’Essere di luce è sempre lo stesso, sei preparato alla morte? Che cosa hai fatto nella tua vita?

Queste domande non sono rivolte in modo inquisitorio ed a volte nel colloquio compare un quid d’ironia da parte di chi pone le domande.

L’Essere emana amore e comprensione a prescindere dalle risposte che riceve.

Le persone che hanno vissuto questa avventura conservano un ricordo vivo del mondo dove si sono affacciate, resta in loro il desiderio d’indagare, di comprendere e la convinzione che la vita è preziosa perché contiene in sé il Sacro.

Quasi tutti dopo aver vissuto questa avventura hanno dichiarato di non aver più paura della morte perché hanno ormai la sicurezza della sopravvivenza dell’anima dopo la morte del corpo.

Viene a cadere il concetto di premio o castigo dopo la morte, infatti l’Essere di luce dimostra comprensione anche di fronte ai peccati più gravi.

In queste testimonianze non si parla quasi mai di paradiso, purgatorio o inferno come vengono rappresentati da alcune religioni.

Si deve ringraziare il dott. Moody perché con modestia, consapevole di non poter fornire la spiegazione scientifica del fenomeno di “pre-morte”, ha raccolto nel suo libro le testimonianze dei suoi pazienti che in avvenire potranno servire per continuare la ricerca.

Il dott. Moody non è stato il precursore negli studi del fenomeno di pre-morte, ma gli ha dato un nome, dando così il via a molte ricerche che si sono sviluppate dopo la sua prima pubblicazione intitolata“La Vita oltre la vita”.

 

  • “La  Luce  oltre  la  vita”  altro  studio  del  dott.  Raymond  A.  Moody  Jr, pubblicato da Oscar Mondatori

 

Moody in oltre venti anni di ricerche ha scritto altri libri. Il testo che si vuole commentare è “La Luce oltre la vita” che può essere considerato complemento del primo.

Carol Zaleski di Harvard nel suo saggio “Viaggi nell’aldilà” ha detto che il medioevo è pieno di racconti simili.

Il dott. Moody seguitando le sue ricerche ha raccolto più di mille testimonianze ed ha codificato questo fenomeno formulando un elenco di nove caratteristiche tipiche dell’esperienza, che sono state vissute interamente solo da una parte di pazienti.

 

La prima è “La sensazione della morte”. All’inizio dell’esperienza molti non comprendono quello che sta accadendo, il fluttuare sopra il loro corpo è causa di paura e disorientamento.

A volte la vacuità è tale, che in un ospedale alla presenza di altri corpi inanimati, non riescono a riconoscere quale sia il loro.

Non riuscendo a comunicare con chi è in vita, cercano di attirare la loro attenzione toccandoli, ma le loro mani attraversano il braccio di chi ha ancora un corpo.

Altri pazienti hanno descritto questa sensazione come un affrancamento dai rapporti affettivi, in quanto non ti identifichi più come moglie o marito del tuo congiunto o genitore dei tuoi figli, sei assolutamente te stesso, sei solo.

Una donna definì questa sensazione come quando un palloncino viene liberato per la rottura del filo che lo tiene fermo, a questo punto la paura si trasforma in un senso di liberazione, in beatitudine e comprensione dell’evento che sta avvenendo.

 

La seconda sensazione è “L’assenza di dolore e la pace”. I pazienti del dott. Moody affermano che fino a quando si rimane nel corpo, a causa di una malattia o di un incidente, si prova sofferenza, ma nel momento che viene tagliato il filo che li ancora al corpo, cessa il dolore e si instaura un senso di rilassamento e di pace.

 

La terza sensazione èL’abbandono del corpo”. Quando il medico interrompe l’azione di rianimazione perché ormai la ritiene inutile, il paziente subisce un mutamento di prospettiva.

La maggiore parte delle persone che hanno vissuto l’esperienza di “pre-morte” hanno dichiarato che si sono sentiti in un corpo diverso composto da una nuvola di colori o una fonte d’energia.

Usciti dal corpo fisico si prova l’esperienza dell’attraversamento del tunnel oscuro e si arriva alla “Luce” splendente.

Altre persone intervistate non parlano del tunnel ma dicono di essere saliti su una scalinata, altri descrivono delle bellissime porte che hanno attraversato.

Esiste un dipinto del quindicesimo secolo, intitolato “Ascesi all’Empireo” di Hieronymus Bosch nel quale sono dipinti dei moribondi assistiti da esseri spirituali, i quali devono attraversare un tunnel e una volta usciti vengono inondati di “Luce” e si inginocchiano in senso di rispetto.

Tutte queste testimonianze in realtà parlano di un passaggio, di un attraversamento, che il morente deve percorrere verso la Luce.

 

La quarta sensazione sonoGli Esseri di luce”. Le persone che hanno vissuto questa esperienza dicono che la luminescenza che emanano Gli Esseri di luce non è paragonabile con niente che esiste sulla terra.

Essi descrivono la luce come una emanazione d’amore, altri affermano d’aver visto splendidi paesaggi o città di luce la cui grandiosità è indescrivibile.

Chi si trova in questa dimensione comunica telepaticamente, non usa le parole e la comprensione è immediata.

 

La quinta sensazione èIl Massimo Essere di luce”. Alcuni arrivano a vederlo e lo identificano con il Dio della loro religione e sentono che Lui rappresenta il Sacro.

Vorrebbero restare con lui ma alcuni vengono rimandati nel proprio corpo terreno. Prima che questo avvenga l’ Essere li guida in un esame della propria vita.

 

La sesta sensazione èL’esame della propria vita”. Viene descritta da chi si è affacciato nell’aldilà come una visione panoramica a colori, proiettata a tre dimensioni.

Abitualmente gli avvenimenti non si svolgono secondo una progressione temporale, ma tutta la propria vita è posta all’attenzione dell’interessato contemporaneamente.

Si vedono tutte le azioni e si percepisce l’effetto che ha prodotto ogni singola azione sugli altri. Se in vita si è compiuta una cattiva azione, si sente tutta la tristezza, la pena e il dolore che abbiamo causato. Se invece abbiamo compiuto delle buone azioni avvertiamo la gioia che abbiamo donato agli altri.

L’Essere è sempre accanto a noi e ci aiuta a ordinare in prospettiva gli eventi della nostra vita.

Chi ha vissuto questa esperienza si convince che la cosa più importante della vita è l’amore che abbiamo saputo dare e ricevere.

Dopo l’esperienza di “pre-morte” se l’Essere di luce ci manda indietro torneremo arricchiti di un bagaglio d’amore e sete di conoscenza.

 

La settima sensazione èLa rapida salita al cielo”. Non tutti hanno avuto l’esperienza del tunnel, alcuni raccontano che sono saliti rapidamente al cielo e hanno visto l’universo dalla prospettiva degli astronauti.

Lo psicoanalista C. G. Jung nel 1944 in seguito ad un attacco di cuore disse di aver avuto l’esperienza e di aver visto la terra da un punto molto alto.

 

L’ottava sensazione èLa riluttanza a tornare”. Molti si trovano così bene nell’aldilà che non vorrebbero più tornare e quando il medico riesce a rianimarli si inquietano con lui.

Un medico rianimò un collega che aveva avuto un arresto cardiaco, quando questo si risvegliò, gli disse: “Carl non farmi mai più una cosa del genere!”

Più tardi gli spiegò che si era adirato con lui perché lo aveva riportato verso la morte e non verso la vita.

Dopo un po’ di tempo quasi tutti sono contenti d’essere ritornati in vita perché non hanno lasciato dei congiunti in condizioni precarie.

A volte chi è in procinto di morire, pressato dagli affetti terreni, richiede all’Essere di luce di tornare sulla terra e spesso viene accontentato.

 

La nona sensazione èLa diversa sensazione del tempo e dello spazio”. In queste esperienze di “pre-morte” si è già fuori della dimensione terrena. Una donna affermò che per lei l’esperienza poteva essere durata un secondo oppure diecimila anni, ma ciò non cambiava nulla.

In molti casi gli intervistati hanno dichiarato di essersi mossi dal luogo dove giaceva il loro corpo descrivendo ciò che accadeva e veniva detto nel luogo dove si erano recati. Queste testimonianze provano che il fenomeno non è uno prodotto del pensiero ma che realmente sono usciti dal proprio corpo, non lasciando dubbi sulle loro affermazioni.

 

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L’istituto Gallupi nel 1982 dichiarò che otto milioni d’americani aveva avuto una esperienza di “pre-morte”.

Un’altra inchiesta intitolata “Evergreen” (Sempreverde) esaminò quarantanove persone che avevano avuto la citata esperienza; essi furono intervistati dai ricercatori James Lindley, Sethyn Bryan e Bob Conley, dell’Evergreen State College di Olympia Washington.

Questi medici hanno usato un metodo standard, lasciando prima ai pazienti la facoltà di narrare le loro esperienze,  poi ponendo loro una serie di domande codificate.

Anche il psicologo Kenneth Ring del Connecticut, usando lo stesso metodo, intervistò una decina di persone e pubblicò i risultati in un libro intitolato “La vita al momento della morte un’indagine scientifica sull’esperienza di “pre-morte” del 1980.

Il dott. Moody nel suo libro fornisce i dati delle diverse ricerche che differiscono fra loro nelle percentuali statistiche. Nelle sue ricerche una sola persona dichiarò di aver avuto una esperienza infernale correlata dalla descrizione di dannati sofferenti e della figura del diavolo in persona.

Sommando le ricerche dell’istituto Evergreen con quella del dott. Ring e quella del dott. Moody si è potuto stabilire che solo il 0,3 per cento descrive la propria esperienza “infernale”.

 

Un avvenimento che caratterizza l’esperienza di “pre-morte” è quello che nel gergo cinematografico chiamano flashforward, cioè una scena proiettata in anticipo, chi ha vissuto questa esperienza ha dato una occhiata al futuro. Questo avvenimento sembra che si sia verificato poche volte tanto che i ricercatori sono riluttanti a considerarlo, ma a volte è accaduto.

Sia il dott. Moody che Kenneth Ring hanno raccolto testimonianze di persone che durante l’esperienza hanno avuto informazioni sul futuro attraverso delle visioni.

Moody afferma che questi avvenimenti eccezionali la scienza non riesce a spiegarli. Quello che si sa è che gli interessati riescono a vedere il futuro della propria vita ma non possono modificare gli avvenimenti.

Queste esperienze di “pre-morte” provocano spesso cambiamenti profondi dell’umore e della coscienza che costringono i pazienti a rivolgersi alle cure di psicoanalisti.

Nel complesso il dott. Moody afferma che si tratta di un cambiamento positivo, anche se non è facile continuare a vivere in questo mondo dopo che si è visto uno migliore.

Il dott. Moody, dopo venti anni di ricerca, afferma che l’esperienza di “pre-morte” porta sempre a una trasformazione positiva della personalità e del carattere.

Nelle persone che hanno vissuto il fenomeno aumenta il desiderio d’impegnarsi attivamente, con freddezza e lucidità, per migliorare gli aspetti negativi della loro vita.

La psicologia definisce l’esperienza di “pre-morte” un evento critico.

Il dott. Moody, tuttavia, focalizza il valore positivo di questa esperienza a differenza degli altri eventi critici  come la guerra, catastrofi naturali, che producono nelle persone traumi psichici. Nello specifico, egli afferma che l’esperienza di “pre-morte” porta sempre le persone a fare qualche cosa di positivo nella vita.

Nel libro viene portato ad esempio il caso di una persona che aveva condotto tutta la vita facendo il criminale e truffando il prossimo, un giorno giocando a golf fu colpito da un fulmine, dopo il solito percorso si trovò di fronte all’Essere di luce e nell’esame della propria vita avvertì il dolore e gli effetti negativi che le sue azioni avevano causato agli altri.

Quando fu mandato indietro il soggetto subì una vera trasformazione, cambiò vita dedicandosi ad un lavoro onesto e divenne gentile e comprensivo con il prossimo.

Nell’affrontare la morte, solitamente gli uomini temono la sofferenza, altri si preoccupano per i loro parenti, c’è chi teme le fiamme della dannazione e altri la paura dell’ignoto.

Il dott. Moody dice che l’esperienza di “pre-morte” annulla la paura della morte, preparando la persona ad affrontarla in futuro con serenità.

L’assenza di paura non vuol dire che desiderano morire o che perdono l’istinto di sopravvivenza, ma che l’esperienza rende la loro vita più ricca e piena.

Si può affermare che dopo questa esperienza alcuni emanano una serenità luminosa.

Chi è morto ed è tornato sulla terra ha compreso che nell’ Essere di luce non troverà un giudice severo che vuole punirlo ma un’ Entità che lo ama e vuole che diventi una persona migliore.

Viene citato il caso d’un pastore protestante, che nelle sue prediche infieriva sui suoi fedeli dicendo che se non si fossero comportati bene sarebbero bruciati in eterno. Dopo aver vissuto l’esperienza ed aver parlato con l’Essere di luce è tornato e ha iniziato a predicare amore e perdono.

Durante l’esperienza di “pre-morte” si deve rispondere alla domanda “Hai imparato ad amare?”

Chi torna indietro ha compreso che l’amore è il sentimento più importante della vita.

Avviene una vera trasformazione, ci si distacca dal piccolo mondo personale e dai piccoli problemi, si prova l’esperienza d’ essere immersi in un oceano d’umanità.

Ad una persona che aveva vissuto l’esperienza gli fu chiesto perché aveva sempre il sorriso sulle labbra e lui rispose che aveva rischiato di morire ed ora era felice di vivere.

Quando si ritorna dall’esperienza si è acquisito il senso di unità con tutte le cose e si comprende  che nell’universo ogni cosa è collegata alle altre.

Un uomo d’affari rude e taciturno, dopo un arresto cardiaco ritornando in vita pianse dalla commozione vedendo un fiore. Egli affermò che solo ora aveva compreso che facciamo tutti parte di un unico universo vivente.

Quando crediamo di ferire un altro uomo senza offendere noi stessi ci sbagliamo di grosso perché siamo tutti correlati.

Se trasmettiamo amore riceveremo amore e saremo felici.

Chi torna dall’esperienza si porta dietro un anelito di ricerca per acquisire una conoscenza superiore e globale. Essi affermano che l’aldilà è predisposto per dare conoscenza a chi vi arriva, c’è chi definisce l’aldilà una grande università, altri affermano che è sufficiente voler conoscere qualche cosa per essere esauditi.

Una cosa certa è che tutti i risuscitati tornano sulla terra assetati di conoscenza, anche chi prima della “pre-morte” era negato per la cultura e la ricerca.

Dopo l’esperienza si acquista una nuova capacità di controllo, si diventa più equilibrati e responsabili delle proprie azioni.

Quando si è vista la propria vita come in un film, sentendo la responsabilità delle proprie azioni non più isolate ma collegate fra loro, si comprende con estrema lucidità il bene e il male che si è causato.

Il dispiacere e il dolore che abbiamo causato viene avvertito con tale intensità che è impossibile restare indifferenti, una volta tornati nel nostro corpo questa esperienza ci servirà di monito per non cadere più in comportamenti così insensati e malvagi.

Si acquista anche un senso di sollecitudine, di profondo apprezzamento per la vita, si comprende che la vita è preziosa e che sono importanti anche i piccoli avvenimenti.

L’aiuto dato ad un anziano, ad un bambino, rappresenta un piccolo atto di bontà che è importante perché parte dal cuore ed è sincero.

L’esperienza di pre-morte porta quasi sempre ad uno sviluppo della ricerca spirituale, rivolta non solo agli insegnamenti della propria religione ma più genericamente a quelli che sono stati per l’umanità, i massimi riferimenti spirituali.

Si tende ad uscire dagli stretti canoni delle religioni e si rivolge il proprio interesse al Sacro che è sempre presente in ogni uomo.

Moody dice che una persona che aveva studiato in seminario ed aveva vissuto l’esperienza, tornò in vita con la convinzione d’essere stato un asino quando si interessava solo di teologia e vedeva con diffidenza chi non apparteneva alla sua religione. Egli dichiarò che aveva constatato che “l’Essere di luce” non era interessato a quale confessione religiosa appartenesse, ma che effettuando l’esame della sua vita volle vedere cosa aveva nel cuore.

Il soggetto dopo l’esperienza deve riadattarsi al mondo ordinario e questa problematica viene denominata da alcuni studiosi “sindrome del rientro”.

Chi ha vissuto la “pre-morte”, di solito viene creduto con difficoltà anche dai familiari e nella maggior parte dei casi giudicato uno squilibrato.

Dopo l’esperienza avviene un radicale cambiamento del carattere, di conseguenza vanno armonizzati tutti i rapporti personali ed i sentimenti.

Moody narra di un paziente molto irascibile ed irrequieto che si era trasformato in una persona calma e tollerante, ma che agli occhi della moglie non andava più bene.

Spesso il dott. Moody fa incontrare diverse coppie con gli stessi problemi per favorire un confronto da cui possa determinarsi una migliore comprensione del problema.

Il rimpianto dello stato di beatitudine che si prova durante l’esperienza va compreso quando si ritorna nel mondo  materiale, e va ricercato un nuovo equilibrio.

 

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Nel 1983 Moody organizzò un congresso composto da professionisti esperti del fenomeno di “pre-morte”, con lo scopo di trovare una terapia per alleviare le crisi dei pazienti.

L’esperienza di “pre-morte” fatta dai bambini ha un significato particolare.

I bambini non hanno esperienze che possono somigliare al fenomeno che hanno vissuto, inoltre è vero l’assioma che essi sono la bocca della verità.

I bambini intervistati hanno confermato quanto riportato dagli adulti anche loro hanno visto il loro corpo dall’esterno, sono passati nel tunnel, hanno incontrato altri esseri morti prima di loro e hanno visto l’Essere di luce.

Questa esperienza fatta nell’infanzia ha causato in alcuni soggetti divenuti adulti, l’assenza della paura della morte anche in circostanze terribili come la guerra.

I bambini conservano un ricordo piacevole dell’esperienza di “pre-morte” e generalmente li rende migliori da adulti, diverranno più pazienti, distaccati e con una visione del mondo più ampia e serena.

I dott. David Herzog del Massachusetts General Hospital di Boston e il dott. Melvin Morse dell’Ospedale ortopedico per l’infanzia di Seattle, nelle loro ricerche hanno concluso che l’educazione religiosa che hanno ricevuto i bambini non altera l’esperienza nella sua essenza, ma soltanto l’interpretazione che essi forniscono.

 

Il dott. Moody dice che tornando al tempo del suo primo libro “La Vita oltre la vita” non avrebbe immaginato che l’argomento potesse interessare così intensamente il pubblico.

Nascono spontanee delle domande: quali pazienti sono veramente morti e risorti?

I medici in questi casi esaminano la mancanza di respirazione, il battito cardiaco che si arresta e l’assenza dell’attività celebrale, l’elettroencefalogramma piatto.

Moody afferma vi sono stati dei casi in cui, anche in queste condizioni estreme, le persone hanno ricominciato a vivere e nessun medico può dare una spiegazione scientifica a questo fenomeno.

Chi ha vissuto questa esperienza come considera il proprio corpo?

Molte persone quando abbandonano il proprio corpo fanno molta fatica a riconoscerlo.

Un paziente che a causa di un incidente aveva perso le gambe, vedendo dall’alto quello che era rimasto del suo corpo disse a se stesso: “Guarda quel poveraccio”.

Un’altra caratteristica degna di nota è quella di chi ha subito gravi danni nel corpo fisico come ferite, amputazioni di arti, queste menomazioni secondo le testimonianze, non si trasferiscono nel corpo spirituale, che rimane sano, integro ed agile.

Una volta rientrato nel corpo, la consapevolezza  che il danno non si ripropone nell’aldilà aiuta il paziente ad accettare con maggiore sopportazione la propria disgrazia.

 

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Il dott. Moody ha verificato in molti anni di ricerca che l’esperienza di “pre-morte” capita con la stessa frequenza sia ai non credenti, sia a chi ha una forte fede religiosa. Sia gli uni che gli altri tornano sulla terra con una coscienza diversa di quella che avevano prima dell’esperienza.

Tutti tornano arricchiti di una forte spiritualità e la convinzione che la sola cosa che ha valore nell’aldilà è di essere capaci d’amare senza alcuna distinzione.

Dio è magnanimo, equanime e non tiene in nessuna considerazione le diverse appartenenze religiose create dagli uomini.

Il dott. Moody constata che i mormoni, con le loro teorie sulla morte, sono le persone che maggiormente sanno accettare la realtà che si palesa a chi ha l’occasione di dare una sbirciatina nell’aldilà.

Anche S. Paolo nella Bibbia descrive il corpo sottile che si assume nell’altro mondo.

I Corinzi, 15, 35, 52, : ( Ma qualcuno domanderà: Come risuscitano i morti? Con quale corpo ritorneranno? Stolto! Quello che semini non è il corpo che nascerà, ma un semplice granello … Dio poi gli da ... a ciascun seme il proprio corpo … vi sono corpi celesti e corpi terrestri, ma altro è lo splendore dei corpi celesti e altro quello dei corpi terrestri … Così sarà pure la resurrezione dei morti: si semina nella corruzione, risorgerà nella incorruzione; si semina nella ignominia, risorgerà nella gloria; si semina nella debolezza, risorgerà nella forza; si semina corpo animale, risorgerà corpo spirituale. Se vi è un corpo animale, vi è pure un corpo spirituale … Ecco che io vi annuncio un mistero: Tutti, certo, non moriremo, ma tutti saremo trasformati, in un attimo, in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba; suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorruttibili).

 

Il dott. Moody documentandosi su ciò che nei secoli è stato scritto sull’esperienza di “pre-morte” distingue fra la letteratura seria e quella dei libri dell’orrore che non hanno nulla a che fare con la sua ricerca.

Egli cita il canto di Natale di Charles Dickens, dove si descrive la trasformazione di un uomo cinico ed egoista, che dopo l’esperienza diviene buono e generoso.

Anche nei Miserabili di Victor Hugo viene descritta la morte di Fantine, con il volto illuminato, e si adombra la morte come l’ingresso nella grande Luce.

Moody porta altri esempi tutti in sintonia con la teoria di “pre-morte”.

 

Nel libro si fanno dei riferimenti anche su ciò che accade sui campi di battaglia, dove in momenti di grande paura avvengono delle percezioni alterate di abbandono del proprio corpo, ma non si deve confondere questi fenomeni con l’esperienza.

Uno dei più grandi dolori è quello di perdere una persona cara. Il dott. Moody dice che dopo il suo primo libro “La Vita oltre la vita” ha ricevuto delle testimonianze di persone che asserivano di essersi calmati, rassegnati, perché avevano capito che il loro congiunto era solo transitato in un’altra dimensione dove regna la Luce, la tranquillità e l’assenza di dolore.

La lettura del libro “La Vita oltre la vita” in molti casi ha avuto un effetto benefico su persone frustrate, depresse, perché ha fatto intravedere uno scenario oltre la vita terrena che fa accettare più facilmente il doloroso presente.

Il dott. Moody asserisce che se si riuscisse a dimostrare scientificamente che esiste la vita oltre la morte provocheremo una rivoluzione immensa, senza precedenti per l’umanità.

La dimostrazione di un universo spirituale più evoluto avrebbe delle implicazioni inimmaginabili.

Il dott. Moody afferma che probabilmente non ci sarebbero più guerre, diverremmo più tolleranti, vedremmo i nostri nemici con altri occhi anche perché nell’aldilà dovremo trascorrere l’eternità con loro.

Moody ricorda che il suo primo libro “La Vita oltre la vita” non è la prima cronistoria di avvenimenti di “pre-morte”.

Vi sono molti casi descritti durante la storia passata. Ne parla Platone nella Repubblica, Gregorio Magno nei Dialoghi dove descrive quarantadue aneddoti sulla immortalità dell’anima.

Oggi questi eventi sono molto più numerosi che in passato per l’evoluzione della tecnica di rianimazione, inoltre in questi ultimi venti anni le persone hanno perso il timore di essere giudicati dei folli e parlano della loro esperienza con più coraggio.

Nel profondo del nostro cuore, dice il dott. Moody, tutti vorremmo risolvere questo mistero e vedere la Luce oltre il tunnel.

Il dott. Moody spiega che vi sono colleghi che hanno operato per anni in sala di rianimazione, ma non hanno mai avuto dai pazienti confidenze relative a stati di “pre-morte”.

Il problema consiste nel fatto che a volte i medici rifiutano tutto ciò e si pongono in una posizione di chiusura nei confronti di questa esperienza, vissuta dal paziente.

Si è verificato un caso dove il sopravvissuto ha dichiarato: “Lei dottore è l’ultima persona alla quale avrei raccontato la mia esperienza”.

Molti medici giudicano l’esperienza una manifestazione alienante da curarsi in clinica psichiatrica, ma chi ha dedicato parte della sua vita a questi casi sa che le malattie mentali come le psicosi, la schizofrenia, la paranoia, portano ad una frattura della realtà con la comparsa di allucinazioni, di squilibrio e di infelicità.

La vera esperienza di “pre-morte” invece favorisce un benessere mentale che rende l’individuo più equilibrato e felice.

 

Moody dice che il suo primo libro ha aperto la via per lo studio della “pre-morte” e cita alcuni ricercatori che hanno proseguito la ricerca apportando maggior luce sull’argomento.

Il dott. Melvin Morse pediatra al Seattle di Washington è stato il precursore sullo studio della pre-morte nei bambini.

L’argomento è di grande rilevanza perché l’innocenza dei bambini ed il fatto che sono privi di condizionamenti religiosi e culturali, avvalora le esperienze degli adulti con le corrispondenze dei fatti narrati.

Il dott. Michael Sabom ha affrontato questa tematica con grande scetticismo, ma quando ha deciso di mettere da parte le sue riserve mentali dedicandosi allo studio della pre-morte,  la sua ricerca è divenuta una pietra miliare del fenomeno.

Egli ha esaminato 116 casi e li ha divisi in tre categorie, chi ha avuto l’esperienza autoscopica o di abbandono del corpo, chi ha avuto l’esperienza trascendentale con l’ingresso nel regno spirituale e chi entrambe le esperienze.

Il dott. Sabom nella sua veste di cardiologo esaminò attentamente le descrizioni dei processi di rianimazione e distinse fra le spiegazioni tecniche degli esperti del settore, e le  testimonianze di chi ha avuto realmente un’esperienza extra corporea, arrivando alla conclusione che sono molto più attendibili quelli che avevano avuto una esperienza diretta.

Egli ha chiarito che quelle che erano classificate come “visioni del letto di morte” quasi sempre erano esperienze di “pre-morte”. Il suo scetticismo di fronte a tutte queste testimonianze si è dovuto arrendere all’evidenza dei fatti. Il dott. Sabom ha sublimato la sua ricerca nel libro “Reminescenze di morte: un’indagine medica”.

 

Il filosofo Michael Grosso al contrario dei medici che hanno fornito dati empirici, ha indagato sui legami tra l’esperienze e le verità filosofiche, citando i grandi del passato come Platone e Cristo.

Grosso ha condotto una ricerca nel campo del pensiero aperta a 360 gradi includendo anche fenomeni parapsicologici come la trasmissione del pensiero.

L’autore è convinto che esistono oltre alla morte altre vie di accesso al mondo dello Spirito.

L’autore parla dell’opera di Platone “Il mito della terra vera” descrivendola come lo Spirito liberato dal corpo.

Platone dice:( Quelli però che sono ritenuti aver condotto una vita di eccezionale moralità … sono coloro i quali verranno liberati e riscattati dal confino in queste regioni terrene, per salire alla pura dimora, stabilendosi sulla superficie della terra. E quelli tra costoro che si saranno sufficientemente purificati con la filosofia vivranno da allora in poi semplicemente senza corpo, raggiungeranno abitazioni ancora più belle, che non è facile descrivere).

Il concetto più interessante nell’opera di Platone è quando parla “della terra vera” chiarendo che gli uomini che vi albergano sono in diretto contatto con gli Dei.

Il dott. Grosso ha indagato su argomenti differenti fra loro come il libro tibetano dei morti, l’esperienza di S. Paolo nella bibbia e gli scritti di S. Tommaso d’Aquino.

Egli arriva a far sua la teoria di Platone, secondo la quale la conoscenza è la reminescenza di cose che già conosciamo.

Il dott. Kenneth Ring era a conoscenza delle esperienze di “pre-morte” da quando era uno studente di psicologia. Nel 1977 lesse il libro “La Vita oltre la vita” e da allora iniziò a studiare il fenomeno professionalmente.

Egli esaminò 102 casi e stabilì che elementi come la religione, la razza e l’età, non influenzano la natura del fenomeno.

Il dott. Ring escogitò il sistema d’intervista standard che ormai è applicato universalmente da tutti i ricercatori dell’esperienza . Anche lui è arrivato alla conclusione che l’esperienza  non ha risvolti negativi perché chi la subisce viene trasformato positivamente.

I suoi studi sono stati pubblicati nell’opera “Life at Death: A Scientific Investigation of the Near-Death Experience” (La vita al momento della morte: un’indagine scientifica sull’esperienza di pre-morte).

Ring ha detto che lo studio del fenomeno lo ha trasformato in una persona più spirituale, formulando il concetto che la persona religiosa segue gli insegnamenti della sua chiesa, mentre la persona spirituale segue la guida dell’anima.

Robert Sullivan è un cittadino della Pennsylvania, ha un passato militare avendo servito l’esercito negli anni sessanta ed ha studiato psicologia all’università.

Dopo una conferenza di Kenneth Ring si è interessato all’esperienza di “pre-morte” e lo stesso conferenziere lo ha incoraggiato a dedicarsi allo studio di casi avvenuti durante episodi di guerra.

Sullivan ha intervistato una quarantina di veterani e ha constatato che le esperienze traumatiche avvenute durante avvenimenti bellici sono uguali a quelle che si determinano durante la vita civile.

Sullivan come gli altri non sa dare una spiegazione razionale a questi fatti, però ha  constatato che anche chi a causa della guerra ha riportato gravi mutilazioni, grazie all’esperienza di “pre-morte” è riuscito a superare lo stress post-traumatico divenendo un uomo migliore.

***

IL dott. Moody, con la serietà del vero ricercatore, nel libro “La Luce oltre la vita”prende in esame non solo le ricerche dei colleghi che sono in sintonia con lui, ma anche le teorie di quelli che considerano l’evento solo da un punto di vista medico, psicologico, teologico, rifiutando di valutarlo come un’esperienza spirituale.

Chi considera il fenomeno prodotto solo da disturbi mentali dovrebbe spiegare come quei pazienti hanno potuto fornire un resoconto così dettagliato della loro esperienza o vedere durante il tempo della loro morte ciò che accadeva o veniva detto in luoghi distanti da dove giaceva il loro corpo.

Carl Sagan astronomo dell’università di Cornell ha cercato di spiegare il passaggio nel tunnel come una reminescenza del momento della nascita.

Carl Becker professore all’università dell’Illinois ha eseguito una ricerca per valutare quanto il bambino ricorda del momento della nascita e la conclusione è che il neonato non è in grado di ricordare nulla.

Alcuni ricercatori hanno cercato di dimostrare che l’esperienza di “pre-morte” viene causata da un eccesso d’anidride carbonica nel sangue a causa della cessazione della respirazione.

Il cardiologo Michael Sabom di Atlanta ha dimostrato che alcuni pazienti quando hanno avuto l’esperienza avevano un livello d’ossigeno nel sangue al di sopra della norma, questo dato oggettivo fa cadere la teoria basata sull’eccesso d’anidride carbonica.

Molti scettici affermano che per causare l’esperienza può essere sufficiente un forte stress o una malattia, ma il dott. Melvin Morse studiando l’esperienza vissuta da alcuni bambini arrivò alla conclusione che la “pre-morte” è strettamente collegata al rischio della perdita della vita.

C’è chi sostiene che il fenomeno dipende da allucinazioni o addirittura dagli effetti prodotti dall’assunzione di stupefacenti. L’argomento più valido per confutare questi dubbi è il verificarsi dell’esperienza in pazienti ai quali è stato riscontrato l’elettroencefalogramma piatto. Se il funzionamento del cervello è fermo e la linea piatta dell’esame lo dimostra, non vi è possibilità di pensiero e tanto meno d’azione.

Sono stati dimostrati in un numero sufficiente di casi, dei soggetti praticamente morti, che  hanno avuto  l’esperienza di “pre-morte” e sono risuscitati.

Alcuni studiosi sono caduti nell’errore di ritenere che l’esperienza è riservata solo a persone molto religiose. A riguardo, Melvin Morse ha chiarito che essi sono portati a vedere Dio nell’Essere di luce, ma la statistica dimostra che sia i credenti che i non credenti hanno avuto le stesse esperienze.

Gli atei, proprio perché liberi da convinzioni religiose hanno reso più credibile l’esperienza con la loro testimonianza.

Il dott. Moody ha riscontrato che in seguito all’esperienza di “pre-morte” negli atei affiora un retroscena religioso e che in prossimità della morte, viene a cessare quasi per tutti l’ateismo.

Le persone con convinzioni religiose tornano dall’esperienza con la certezza che Dio è più interessato alla spiritualità e non all’ortodossia della religione e al rispetto dei dogmi.

C’è chi obietta che se l’esperienza è realmente un affacciarsi alla vita spirituale, tutti dovrebbero vedere le stesse cose.

Il dott. Moody mette a confronto due ricerche, quella condotta dall’università di Northridge in California promossa dai dott. Timothy Green e dalla dott.ssa Penelope Friedman su cinquanta casi e quella più ampia del dott. Kenneth Ring che differiscono fra loro in quanto è ormai accertato, che non esistono due casi di esperienze di “pre-morte” esattamente uguali.

Alcuni considerano l’esperienza di “pre-morte” un inganno della mente, ma non vi è alcuna prova, afferma il dott. Moody, di un nesso tra l’effetto delle endorfine, delle allucinazioni o altri fenomeni visivi e l’esperienza di pre-morte.

Alcuni scettici affermano che il fenomeno è l’appagamento di un desiderio, un meccanismo di difesa contro la morte.

Il dott. Moody obietta che se questa è la verità, non vi sarebbero punti in comune fra le varie esperienze. L’appagamento del desiderio o il sogno ad occhi aperti da un sollievo temporaneo, mentre l’esperienza cambia la vita in positivo.

Carl G. Jung nella sua esperienza di “pre-morte” non collega il fenomeno all’inconscio collettivo.

I suoi discepoli si rifanno agli archetipi perché ritengono che l’esperienza causi il risveglio dell’immaginario archetipo dal profondo dell’inconscio.

Il dott. Moody afferma che l’esperienza extracorporea non è spiegata da queste teorie e di conseguenza fino a quando non ci sarà un chiarimento acclarato non può ritenerle valide.

Egli dice che per anni non è riuscito a trovare una spiegazione fisiologica alle esperienze di “pre-morte”, a riguardo cita le parole del filosofo William James il quale dice: “Il fenomeno è un’esperienza noetica, una forma di conoscenza che rassicura e che è talmente personale da essere al di là di qualsiasi descrizione. Essa provoca una profonda trasformazione, è una pura e semplice esperienza di Luce”.

 

Le conclusioni del dott. Moody, che ha lavorato intensamente con serietà per oltre venti anni ascoltando migliaia di persone, sono riassunte nell’affermazione “abbiamo compiuto un viaggio nell’ aldilà”.

Egli si è confrontato con quasi tutti i ricercatori di questo fenomeno e ha notato che considerano l’evento uno sguardo della vita oltre la vita.

Non vi sono prove scientifiche che qualcosa di noi continui a vivere dopo la morte ed egli personalmente ritiene che la scienza non potrà mai risolvere il problema.

E’ stato proposto d’attuare delle prove di laboratorio per dimostrare il fenomeno, ma giustamente in sala di rianimazione deve prevalere l’esigenza di salvare il paziente.

Alla domanda posta da molte persone, se a suo parere ritiene l’esperienza di “pre-morte” la dimostrazione dell’esistenza dell’aldilà, la risposta del dott. Moody è “Si”.

Il famoso psicoanalista Carl G. Jung nel 1944, in una lettera scritta pochi mesi dopo aver avuto lui stesso l’esperienza dice: (Quel che avviene dopo la morte è qualcosa di uno splendore talmente indicibile che la nostra immaginazione e la nostra sensibilità non potrebbero concepire nemmeno approssimativamente … Prima o poi, i morti diventeranno un tutt’uno con noi, ma nella realtà attuale, sappiamo poco o nulla di quel modo d’essere.

Cosa sapremo di questa terra, dopo la morte? La dissoluzione della nostra forma temporanea nell’eternità non comporta una perdita di significato, piuttosto ci sentiremo tutti membri di un unico corpo).

 

Sono in sintonia con il pensiero di Jung e spero che la scienza un giorno riuscirà a trovare la spiegazione del mistero della morte ed a comunicare con chi è transitato nell’aldilà; se questo avvenimento si verificherà  sarà senza dubbio  la rivoluzione, la scoperta più importante per la storia e la crescita dell’umanità.

Sicuramente oggi la ricerca del dott. Moody può aiutare chi non ha dei convincimenti religiosi o filosofici ad affrontare l’evento della morte con più serenità, perché gli fa intravedere una continuazione dell’esistenza in una altra dimensione vanificando così l’ateismo.

Raymond Moody non ha scoperto il fenomeno, ma con la sua intuizione ha creato una nuova prospettiva e gli ha dato un nome: “Esperienza di pre-morte”.

Egli con modestia e sensibilità, non ha preteso di fornire una spiegazione scientifica a ciò che avviene dopo la morte, ma ha avuto il merito di promuovere questa ricerca e di aver fatto conoscere le testimonianze di quelle persone che hanno vissuto quest’esperienza positiva.

Il dot. Moody e i suoi colleghi hanno insegnato che la scienza non si deve più contrapporre  alla ricerca del Sacro e viceversa, le due vie di ricerca  devono armonizzarsi in uno sforzo che un giorno potrà portare l’umanità ad acquisire Verità fin ora ignorate.

Egli termina questo libro facendo sue le parole del più grande pensatore americano William James che definiva il fenomeno: (noetico, una esperienza d’illuminazione mistica).

Personalmente ritengo l’esperienza dell’Illuminazione, uno stato d’ Essere che rivela verità di ordine spirituale, misteri che riguardano il senso ultimo della vita, auspico che quella Luce ci aiuti ad uscire dalla chiusa crisalide del corpo, riacquistando la consapevolezza dell’Immortalità che ci compete.

Bishop Brent nella sua poesia dice:

 

La Nave

 

Una nave apre le sue vele e salpa.

Resto a guardarla fino a che svanisce all’Orizzonte.

Qualcuno accanto a me dice: “E’ andata”

Andata dove? Sparita dalla mia vista!

Questo è tutto. E’ sempre grande come

Quando l’ ho vista partire.
Rimpiccolisce ai miei occhi ma

La totale perdita di misura

È in me, non in lei.

E’ proprio nel momento in cui qualcuno

Dice : “E’ andata, ci sono altri

Che già scrutano il suo avvicinarsi,

altre voci levano un grido di gioia

ed esclamano: “Eccola che arriva!”

E questo è morire.

 

 

 

  • Bardo Thötröl

Il mistero della morte è radicato nell’uomo così profondamente che durante i millenni l’umanità ha espresso delle teorie religiose che intendono spiegare ciò che accade all’anima individuale dopo la morte del corpo.

La religione Cristiana afferma che l’anima secondo i meriti o i demeriti guadagnati durante la vita, al momento della morte, viene giudicata e mandata in paradiso, al purgatorio o all’inferno.

In questa tradizione cristiana il mistico riesce a realizzare l’unione con Dio.

Si accetta il Sacro che giunge dall’alto, mentre si è in meditazione e come è noto  costituisce quel percorso che ha portato alla santità tanti Santi.

La forza della preghiera è spiegata nel Vangelo di Marco 11,24: (Tutto ciò che chiederete pregando, credete di averlo già ottenuto e ciò avverrà).

La preghiera rivolta a Dio è contemplata in tutte le grandi religioni.

 

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In oriente la religione Buddista afferma che dopo la morte ci si rincarna in un altro corpo.

Il buddismo è una dottrina fondata sull’insegnamento di Sakyamuni Buddha vissuto nel sesto secolo A.C.

I tre gioielli del buddismo sono il Buddha, il Dharma ed il Sangha, ossia il Maestro, la legge o insegnamento ed i fedeli o allievi.

Il Buddha si è risvegliato dopo molti tentativi, quando concentrò la sua mente e la liberò dall’impurità dei desideri, dalle passioni, dai suoi legami che dipendevano dall’esistenza. Quando la mente divenne pura, duttile, facile da condurre, capace di rimanere silenziosa senza produrre nessun pensiero, nel silenzio interiore cessò la sua ignoranza e comparve l’Illuminazione ed il Risveglio del Sacro, che poi il Maestro diffuse nel mondo con il suo insegnamento per più di quaranta anni.

 

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Nel pensiero tibetano morire non è un atto definitivo, ma una fase transitoria fra due realtà.

Il Bardo Thötröl è parte di un’opera più vasta chiamata “Il profondo insegnamento della liberazione naturale”.

Nella lingua tibetana Bardo significa stadio intermedio e Thötröl significa disciplina realizzativa, liberazione che si ottiene tramite la comprensione dello stadio intermedio.

Il Bardo fu creato da Padmasambhava e i testi furono seppelliti sul monte Gambo nel Tibet centrale, dove più tardi il maestro Gampopa fondò un monastero.

I manoscritti furono ritrovati da Karma Lingua allievo di Gampopa.

Egli diffuse questa teoria religiosa ai suoi discepoli ed inseguito divenne la fede di una gran parte degli orientali, scrisse anche la sadhana dei due mandala, delle quarantadue divinità pacificate e delle cinquantotto infuriate.

In occidente il Bardo fu conosciuto tardi, nel 1927 per la traduzione in inglese di Evans Wents.

Esso contiene una serie di istruzioni che si riferiscono ai sei metodi di liberazione tramite l’udire, l’indossare, il vedere, il ricordare, il gustare e il toccare, il Thötröl offre la liberazione attraverso l’udire.

Il Bardo è un insegnamento che secondo l’autore consente a chi lo sperimenta un improvviso Risveglio.

La liberazione avviene in modo diretto ed istantanea tramite il riconoscimento della nostra Natura immortale, attraverso l’apparizione della chiara Luce senza cadere nell’errore di credere reali i fenomeni delle apparizioni che sono solo proiezioni della nostra mente.

In oriente vi sono persone preparate per seguire ed aiutare i morenti o persone appena morte. Essi hanno acquisito la loro scienza non per una mera preparazione culturale, ma per aver ricevuto l’insegnamento nella pratica. Sono i Lama che seguono i morenti durante il  trapasso.

I Lama danno delle istruzioni precise, particolareggiate, che dovrebbero per una persona di media capacità determinare la liberazione.

Se questa non avviene continuano a seguirlo nelle successive fasi del Bardo fino a quando non si determina la rincarnazione in un altro corpo.

Il Bardo è stato definito il libro dello spazio dove vi è nascita e morte; lo spazio è l’ambiente nel quale vivono i sei diversi regni della vita secondo la tradizione buddista.

Esso è anche il libro della liberazione perché il Bardo prevede la reincarnazione ma nella sua disciplina esiste anche una porta stretta che offre la possibilità d’uscita dal karma personale e di conseguenza dalla reincarnazione.

Chi durante la propria esistenza ha praticato la purificazione della propria coscienza e la conoscenza della propria Natura divina, al momento della morte la sua anima riconosce la chiara Luce e sale direttamente verso Brama evitando il Bardo.

Gli stadi di vita secondo la tradizione buddista sono sei, quello infernale, quello degli spiriti affamati che soffrono la sete e la fame, quello del regno animale dove regnano gli istinti della specie, quello degli esseri umani che vivono in una costante dualità, gioia e dolore, generosità ed egoismo, odio ed amore, quello degli angeli e quello degli dei.

Gli esseri che vivono su questa scala, durante la rincarnazione, hanno la possibilità di salire o di scendere dai sei scalini secondo i meriti o i demeriti delle loro esistenze.

Il karma è il risultato delle nostre azioni compiute nella vita attuale e in quelle precedenti, condiziona non solo la nostra attuale esistenza, ma si riflette dopo la morte positivamente o negativamente nella nuova vita terrena.

 

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Secondo il Bardo quando il corpo va verso la morte avvengono tre tipi di distacco che coinvolgono anche la coscienza.

Il primo distacco dal corpo avviene quando si perde l’uso dei cinque sensi ma si continua ad avere coscienza delle persone che si muovono intorno a noi.

Nel secondo distacco si perde l’uso dei polmoni ed infine nel terzo avviene il distacco del cuore che interrompe definitivamente la vita.

Quando si abbandona il corpo fisico si resta con il corpo pranico che è un insieme di energie vitali, il prana è la totalità delle energie universali che esistono su tutti i livelli della manifestazione.

Esso è movimento noumenico che a livello macrocosmico determina il magnetismo e la gravitazione dei soli e dei pianeti.

Quest’energia nel microcosmo si estrinseca in cinque qualità funzionali prana, apana, vyana, samana e udana, che a loro volta impulsano determinati gruppi di organi fisici.

Questo corpo pranico è la quintessenza del corpo umano, rappresenta la “forza vitale” che da energia agli elementi e li tiene uniti.

Chi morendo si trova in questa dimensione riesce a percepire il mondo fisico, ma non può  comunicare con esso.

Il corpo pranico prova ancora attrazione per quello fisico, solo la cremazione del cadavere interrompe l’attaccamento.

Il corpo pranico è fatto a immagine della forma fisica. In India si pratica la cremazione per accelerare la seconda morte, cioè liberare definitivamente l’anima anche dal corpo pranico in modo che  possa più speditamente continuare il suo cammino spirituale.

Il corpo pranico pur essendo energia vitale appartiene sempre alla realtà fisico mortale. Gli indiani asseriscono che un yogi può staccarsi dal corpo fisico e materializzarsi tramite il corpo pranico in un altro corpo.

Quando si lascia il corpo pranico ci ritroviamo nel piano manasico, che è l’accumulo delle immagini che abbiamo creato con le nostre passioni, con la nostra ignoranza. A questo punto, staccati dal piano fisico, si mette in moto il Bardo o stato intermedio che si attua in tre fasi.

 

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La prima fase prende il nome di “Chikai Bardo”.

In questa fase viene offerta la possibilità all’anima di ricongiungersi con la “Luce chiara”.

Gli eletti che con il fuoco della verità e della conoscenza hanno bruciato il velo dell’ignoranza, realizzano Dharmakaya, che è il corpo dell’Illuminazione primordiale, ricongiungono la propria anima a Brama.

Quando prendiamo coscienza che in realtà siamo il Sé e non l’io individuale, superiamo l’esistenza duale, trascendiamo qualunque tipo di karma e ci risvegliamo all’Essere assoluto, infinito ed eterno.

 

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Se il riconoscimento con la chiara Luce non avviene a causa della propria ignoranza, inizia la seconda fase denominata “Chonyd Bardo” si entra in Sambhogakaya ed iniziano le proiezioni Karmiche personali.

Bardo viene chiamato anche il libro della liberazione attraverso l’ascolto della voce che ci perviene nello stato intermedio.

Al momento della morte il Lama, il Maestro, impartisce le istruzioni che guidano la persona che sta morendo ed aspira  alla liberazione.

Le istruzioni principali sono di non provare attaccamento verso le persone e gli oggetti che lasciamo sulla terra.

Non si deve avere paura perché ormai privi del corpo niente ci può fare del male.

L’insegnamento fondamentale è quello che si basa sul riconoscimento delle proprie proiezioni.

Si deve essere consapevoli che le visioni degli dei adirati o benefici provengono da noi stessi. Questo riconoscimento interrompe la paura e ci rende liberi.

Chi morendo attraversa lo stato intermedio è soggetto anche all’apparizione di luci e suoni, anche esse vanno superate con animo equanime perché sono frutto dei nostri semi karmici.

Si deve distinguere fra le luci opache frutto del mondo che ci spingono verso la rincarnazione e la luce brillante, chiara, che ci conduce verso la nostra vera Natura eterna. 

Questo secondo Bardo assomiglia al sogno con le sue apparizioni positive e negative.

Quando siamo in vita e siamo dominati per troppo tempo dalle passioni, da sentimenti carichi d’amore, d’odio, d’invidia, d’avarizia, la nostra psiche crea una condensazione che grava e ottenebra la coscienza e può influenzare la persona fino a creare disarmonia.

Quando si muore e non abbiamo riconosciuto la chiara Luce, le nostre disarmonie, la nostra ignoranza, i nostri vizi, creano le proiezioni degli dei adirati o miti.

Per esempio un sentimento d’odio si può trasformare nell’immagine di una belva che ci vuole assalire.

Noi abbiamo già l’esperienza del sogno dove veniamo spaventati da demoni, belve o persone malvagie, la differenza consiste nel fatto che dal sogno possiamo risvegliarci e interrompere l’incubo, invece nel Bardo non vi è via d’uscita e l’evento dovrà esaurirsi fino alla fine.

Le visioni karmiche sono illusorie ma il problema consiste nel fatto che non riusciamo a riconoscerle come prodotto della nostra ignoranza, esse sono create dalla nostra mente ma non ne siamo consapevoli e ci spaventiamo.

Quando comprenderemo che l’uomo è un creatore a livello psichico di forme, staremo più attenti a ciò che produciamo con la mente. Il demonio non è altro che la rappresentazione delle nostre disarmonie.

Per risalire dal Sambhogakaya piano delle apparizioni psichiche, al Dharmakaya livello della chiara Luce informale si devono risolvere anche le apparizioni degli dei pacifici perché anche il piacere rende schiavi.

Se siamo arrivati nel piano Sambhogakaya e non riusciamo a risolvere le nostre apparizioni resta solo una via d’uscita, quella della reincarnazione o trasmigrazione.

Come una pianta alla sua morte lascia dei semi, così anche noi lasciamo dei semi che se non sono bruciati inevitabilmente germogliano in una nuova esistenza sul piano della materia.

Il Bardo secondo alcuni testi si sviluppa per quarantanove giorni, per altri per cinquantatre; terminato questo periodo se non si è riusciti a riconoscere la chiara Luce si ricade nell’esistenza fenomenica, che inizia con una nuova vita ed un nuovo corpo.

 

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La terza fase si chiama “Sidpa Bardo” e si manifesta con l’impulso a rinascere.

Inizia la ricerca di un nuovo corpo per sfuggire alla paura delle apparizioni terrifiche frutto dei nostri vizi e della nostra ignoranza.

Non essendo avvenuto il riconoscimento con la chiara Luce si sperimenta un nuovo corpo che sarà il risultato delle tendenze latenti non risolte della vita precedente.

Il defunto che è arrivato nella fase della reincarnazione deve trovare nella futura esistenza delle opportunità che favoriscano l’insegnamento del Darma (legge o dovere) e la crescita evolutiva.

Il Bardo ci rende consapevoli che il dolore che si prova deriva dalle nostre azioni e non si può incolpare nessun altro se non noi stessi.

Il Bardo considera la natura della mente e le sue proiezioni che coinvolgono anche la coscienza, ci insegna a pregare, ad esaminare la vacuità delle cose che spaventano, a comprendere che solo rendendoci consapevoli possiamo pervenire alla liberazione ed alla beatitudine.

Il Bardo va studiato e compreso per essere pronti al momento della morte ad affrontare lo stato intermedio e conseguire la liberazione, ossia tornare alla nostra “Vera Natura”.

Samkara ci offre un valido aiuto con un esempio per spiegare il fraintendimento, l’inganno della mente che porta l’uomo a confondere la corda con il serpente provocando paura, ansia, angoscia e repulsione.

Il Maestro ci ricorda che quando ci troviamo in questa condizione, l’unica cosa da fare è fermarci ed osservare l’oggetto con mente serena, subito dopo si avvertirà la vacuità della proiezione mentale e cesserà la paura.

Il Bardo insegna a distaccarsi dalle azioni che abbiamo compiuto durante l’esistenza terrena, non dobbiamo giudicarci ma risolvere, cancellare tutto con amore, si devono lasciare tutti gli affetti e le cose che abbiamo posseduto nel mondo.

Si devono cercare nei nostri futuri genitori le persone che possono essere dei maestri spirituali, trovare una famiglia dove c’è una grande fede, figli di un santo uomo.

Dobbiamo trasmigrare in un corpo di valore per realizzare in questa nuova opportunità quello che non siamo riusciti ad attuare nelle vite precedenti, ora l’illuminazione può divenire realtà.

Si deve entrare nel ventre di nostra madre con amore, liberi dall’odio, dotati di equanimità ed avendo già scelto fra bene e male, fra tenebre e luce.

Il Bardo si rivolge ai morti non ai vivi, ma serve per preparare chi è in vita considerando che tutti dobbiamo morire. Questa è l’unica certezza che ha l’uomo che non si è risvegliato alla conoscenza della sua Natura divina.

 

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Il libro tibetano  e quello egiziano dei morti enunciano teorie completamente diverse.

Gli egiziani con la mummificazione cercano di salvare il corpo dalla corruzione, esso poi servirà per continuare la vita oltre la morte.

Lo stesso corpo che ha vissuto in questo mondo continuerà con le stesse sembianze e lo stesso nome a vivere nell’aldilà.

Per i tibetani il cadavere va bruciato o si fa divorare dagli animali, la morte rappresenta l’inizio di una nuova vita in una altra dimensione.

Continuare ad esistere sia pure nel ciclo più elevato che è quello degli dei è dolore, esistere è divenire ed il divenire è il fantasma dell’Essere.

La Pax profonda si ottiene solo reintegrandosi in quella chiara Luce che tutto genera e che vive in noi anche quando non ne siamo consapevoli.

Dopo la morte secondo il Bardo vi sono due vie che possiamo percorrere, o avviene il definitivo abbandono del mondo e questa è la via degli eletti, oppure la trasmigrazione in un altro corpo per chi non ha compreso che la maya è un sogno.

Per i tibetani tutto ciò che appare nei sei stadi di vita è sogno ed errore, sia la natura dei mortali, sia la visione angelica dei paradisi o quella terribile degli inferi, altro non sono se non una proiezione del nostro karma che ottenebra, vela, la indiscriminata impassibilità della chiara Luce.

La reincarnazione avviene perché i semi premono per generare un nuovo corpo. Fino a quando abbiamo desiderio di sperimentare qualche cosa avremo necessità di un nuovo corpo fisico.

Quando l’uomo comprenderà che è lui a creare eventi e cose, allora si fermerà divenendo un Jnani, colui che è pervenuto alla conoscenza ultima e si risveglierà nello stato di Essere assoluto, con il riconoscimento e l’accettazione della chiara Luce.

La morte del corpo non solo non spaventa più, ma diviene una liberazione che ci consente di rientrare definitivamente nella nostra Natura eterna e libera.      

 

Canto della Vittoria di Gotama,

quando raggiunse l’Illuminazione

 

Molte dimore di vita

Mi hanno imprigionato:

ognora cercavo colui

che costruì queste prigioni

di sensi, materiate di dolore!

Dolorosa era la mia incessante lotta.

Ma ora ti riconosco,

costruttore di questo Tabernacolo!

Mai più costruirai

Queste mura di dolore,

ne erigerai l’architrave

di menzogne, ne porrai

nuove travi sulla creta!

Spezzata è la tua dimora,

e il suo palo centrale stroncato!

L’Illusione lo modellò!

Mi allontano da qui per

Ottenere Liberazione

 

  • La Via Iniziatica massonica

 

Il mistero della morte è contemplato nei rituali massonici, viene rappresentato da morte e rinascita, è uno dei temi centrali delle vie iniziatiche che hanno brillato per millenni in occidente.

La Massoneria ha ereditato simboli e frammenti di riti da molte società misteriche che durante i secoli hanno ricercato la Gnosi.

Fin dall’antichità la ricerca esoterica è fiorita nel Mediterraneo, più di cinquemila anni fa nei templi egiziani appariva il geroglifico “Tum” che significa iniziato.

Siamo a conoscenza che gli egiziani, i greci, gli etruschi, gli abitanti della Magna Grecia con il loro più celebre abitante Pitagora, avevano costituito società che praticavano l’iniziazione.

La Libera Muratoria è una associazione iniziatica tradizionale, che deriva dall’antica sapienza greco romana e dalla precedente tradizione orfica, egizia ed ebraica; è una via aperta alla tradizione spirituale universale.

La tecnica del silenzio che i pitagorici imponevano ai loro adepti è stato assimilata nella ritualità della moderna massoneria, ma programmata per un periodo notevolmente inferiore.

E’ pervenuta fino a noi la notizia della severità delle prove iniziatiche praticate nell’antichità dalle società esoteriche. L’iniziazione era preceduta da una preparazione del candidato, che veniva purificato dalla materialità del mondo profano.

La massoneria è influenzata anche dai miti dell’antichità, in quello dei “Pomi d’oro delle Esperidi” raccolti da Ercole dopo l’uccisione del drago, appare Giasone, “l’uomo da un sandalo solo” che sta subendo l’iniziazione avendo come guida Ercole il semidio.

Anche questa rappresentazione simbolica del singolo calzare è stata assimilata dalla massoneria.

La tradizione di togliere i calzari appare anche nella bibbia dove assume un significato di rispetto del luogo sacro.

Mosè riceve l’ordine dalla voce che esce dal roveto ardente che gli dice: (Non ti accostare, togli i tuoi calzari, poiché questo luogo ove tu tieni i piedi è un luogo sacro).

L’usanza di togliere i calzari prima d’entrare in un luogo sacro è divenuta tradizione ed è arrivata fino ai nostri giorni nella religione mussulmana.

Nel medioevo nacquero le società esoteriche dei Templari, dei Rosacroce e dei Fedeli d’Amore, è noto che Dante è appartenuto a quest’ultima confraternita.

Queste scuole hanno illuminato quel periodo storico cosi buio, mantenendo viva la ricerca del Sacro con il metodo iniziatico e nel contesto del libero pensiero.

In Massoneria, nei primi anni del 1800, i rituali esprimevano delle caratteristiche molto più severe durante l’iniziazione di quelle contemporanee.

I candidati venivano sottoposti a prove che oggi sono scomparse dai nostri rituali come quella che simulava il lancio del candidato nel fondo di una caverna.

In quei rituali era contenuta anche la richiesta d’assumere l’impegno di versare il proprio sangue per la difesa dell’Ordine massonico, il giuramento a mantenere il silenzio sui nostri lavori e la vendetta terribile dei fratelli nei confronti degli spergiuri.

 

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La Massoneria erede delle grandi vie iniziatiche del passato, usa simboli e riti che favoriscono la purificazione interiore, la catarsi della propria coscienza, la Gnosi.

Il 27 giugno 1717 quando in Inghilterra fu inaugurata la prima Gran Loggia, i Padri fondatori unendo le tecniche ed il pensiero delle società esoteriche del passato, con i simboli delle corporazioni di mestiere, portati nel tempio e trasformati in simboli, hanno dato vita alla moderna Massoneria, via iniziatica tradizionale.

Una istituzione iniziatica deve essere formata da una catena ininterrotta che tramandi dal passato ai nostri giorni i suoi Landmarks (Pietre miliari) ed i suoi rituali, che contengono il tesoro sapienziale e gli insegnamenti iniziatici.

La massoneria ci dice che il candidato proposto per ricevere l’iniziazione deve essere “un uomo libero e di buoni costumi”.

Parlando di qualificazioni si porta con piacere l’esempio di Michelangelo. Il maestro  quando doveva iniziare una scultura si recava personalmente nelle cave di Carrara per scegliere personalmente la pietra su cui lavorare.

La prima preoccupazione del maestro era quella di verificare che la pietra non doveva avere lesioni, altrimenti durante la sgrossatura la scultura si sarebbe spaccata sotto i colpi del suo martello.

Un aspirante alla via iniziatica deve possedere già un equilibrio mentale diversamente la rettifica iniziatica può essere dannosa all’equilibrio psichico del candidato.

Lo scopo delle vere vie iniziatiche è di portare luce ed armonia nel mondo, non di mettere in pericolo uomini deboli che hanno necessità di certezze e non di dubbi.

Servono uomini che come Prometeo hanno l’ardire d’andare a strappare il Fuoco agli Dei. Bisogna aprire le porte a chi ha il coraggio ed il sincero desiderio di ricercare il Sacro in se stesso.

L’esperienza insegna che è bene avvisare il candidato che noi non accettiamo gli atei, siamo aperti a tutte le religioni, ma quelle istituzioni che praticano il dogmatismo e considerano in peccato grave i propri fedeli che si iscrivono alla massoneria, con il loro giudizio negativo  creano complessi e problemi di coscienza a chi non è libero e ancora non ha deciso definitivamente se seguire i dogmi della propria chiesa o il libero pensiero.

Il candidato deve essere informato e decidere in piena libertà e serenità se vuole abbracciare il libero pensiero o restare nel seno di una religione dogmatica.

L’adepto deve essere guidato da un maestro che conosce il percorso iniziatico non per averlo appreso dai libri ma per esperienza diretta.

La necessità di una guida, è un insegnamento che la massoneria ha ereditato dal passato. E’ sufficiente ricordare il mito dei “Pomi d’Oro,” dove Giasone riceve l’iniziazione avendo come guida Alcide (Ercole) e la “Divina Commedia” dove Dante nel lungo percorso iniziatico attraversando l’inferno ed il purgatorio, è condotto da Virgilio simbolo della ragione, una volta arrivato alle porte del Paradiso è affidato prima a Beatrice, che rappresenta la Sophia colei che da beatitudine e poi è affidato a S. Bernardo che lo porta alla visione di Dio.

 

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(Autore: prof. Alberto Canfarini)