3. Filo-massone?

                                                                   (DPNM)

           

 

  • 3.1 Diplomatico colto e di successo

 

Bergamo fu la città che aprì gli orizzonti ad Angelo Giuseppe, seppure fosse già stato a Roma, nella grande metropoli, a frequentare il Seminario Romano dell'Apollinare, un ambiente forse troppo tradizionalista. Per capire un po' questo personaggio fuori dall'ordinario, andrebbero rivistati non solo i luoghi ma anche le persone con cui ebbe ad interagire. Sicuramente contò la formazione familiare ma l'ambito ecclesiastico fu determinante e specialmente nel periodo bergamasco, quello in cui il giovane era in formazione, in evoluzione. Nel 1905 lasciò Roma perchè fu scelto dal nuovo vescovo di Bergamo, mons. Giacomo Maria Radini Tedeschi, come segretario personale.

 

                                                            

                                                          Giacomo Maria Radini Tedeschi

 

Angelo Giuseppe aveva 24 anni e trascorse i successivi dieci anni a fianco del prelato, che viene ancora oggi riconosciuto come fautore di un intransigentismo illuminato, una figura carismatica nell'ambito cattolico dell'epoca, dinamica, creativa, propositiva. Fu uno dei massimi responsabili dell'Opera dei Congressi e tra i principali promotori dell'azione sociale cattolica. Tutto ciò agì sulla mente e sugli atteggiamenti del futuro papa: Angelo si sentiva parte di un momento fatale della storia della Chiesa, percependo il fascino del suo rinnovamento, e dovendo fare i conti con tante problematiche sociali. Il Vescovo lo introdusse alle tematiche dell'apostolato laicale cattolico e dell'azione sociale cristiana; i principali protagonisti del mondo cattolico di quegli anni cominciarono a considerarlo familiare ed egli affinò metodi e stile di vita pastorali, realizzando esperienze culturali e spirituali che lo influenzarono indelebilmente negli anni a seguire. Ebbe modo di svolgere l'insegnamento di Storia ecclesiastica, Patrologia e Apologetica in Seminario.  Si interessò molto alla storia locale, della sua terra, e fu a capo del movimento cattolico femminile. Figuriamoci i conservatori! In quegli anni venne tacciato di modernismo. Pare invece che con la fondazione della Scuola Magistrale di Religione di Bergamo si volesse dare una solida e scientifica istruzione religiosa a signore e signorine, per premunirsi dai pericoli della "setta" massonica e del socialismo (Scaglia, E. "La Scuola Magistrale di Religione a Bergamo tra secondo Ottocento e primo Novecento", 2012, pdf).

 

                                                           

                                                Un giovane Angelo Roncalli quando era prete

 

Nella città di Bergamo, anche alla morte prematura del suo pigmalione Radini Tedeschi (1914), Roncalli ricoprì altri importanti incarichi e nella sua esperienza vi fu anche quella militare, durante il periodo bellico (come sergente in Sanità, prima, e poi come Tenente Cappellano).

 

 

                                               

Don Angelo Roncalli quando era sergente e cappellano all'ospedale di Bergamo, durante la I Guerra Mondiale

 

In pochi anni seppe dimostrare le qualità che il vescovo gli aveva trasmesso, tanto da divenire uno dei sacerdoti più in vista del clero diocesano ed era talmente immerso nella sua realtà bergamasca, che quando giunse l'inaspettato invito da Roma, dal papa in persona, restò profondamente indeciso. Fino a che si affidò alla "volontà di Dio" e partì per la capitale. Era il dicembre 1920 e aveva compiuto da poco 39 anni.

La carriera ecclesiastica di Angelo Giuseppe Roncalli proseguì con diversi incarichi diplomatici importanti presso la Santa Sede: nel 1921 lo troviamo Presidente per l’Italia della Pontificia Opera della Propagazione della Fede. Il 19 marzo 1925 venne consacrato vescovo (l’abito piano da monsignore è conservato nella Casa natale), presso la chiesa di San Carlo al Corso (Roma), dal Cardinale G. Tucci. Poche settimane dopo, il 25 aprile, giunse a Sofia (Bulgaria) come Visitatore Apostolico e con un compito non facile: provvedere ai bisogni dei cristiani cattolici dei due riti, latino e orientale, sparsi in tante piccole comunità povere e in tensione tra loro sullo sfondo di frequenti disordini politici e conflitti con la vicina Turchia[1]. Fu dalla capitale bulgara, al compimento del suo quarantanovesimo anno, che inviò ai genitori la commovente lettera, datata 26 novembre 1930, che è ancora oggi appesa nella casa natale di Sotto il Monte. Il periodo bulgaro si protrasse dieci anni (1925-1934); la sua presenza in loco è ancora molto sentita e apprezzata. Nei primi anni stette nell’Esarcato greco-cattolico di via Liulin, trasferendosi poi in via Musalà e, negli ultimi anni del periodo bulgaro, in via XI Agosto, sede della Delegazione Apostolica al tempo in cui egli visse. Gli fu molto cara la cattedrale di San Giuseppe, come gli furono care le Suore Eucaristine, che gli dedicarono una nuova chiesa. E’ ricordato anche presso l’Istituto Pro-Oriente. Ebbe quindi modo, da quanto si capisce, di avvicinarsi molto alla cultura orientale, di conoscere diversi modi di vivere la fede e la spiritualità, d instaurare relazioni amichevoli con i rappresentanti delle Chiese ortodosse. Ma il suo interesse andava oltre quello precipuamente religioso, sentendosi attratto anche dall’arte, dall’architettura, dal Pensiero filosofico delle culture diverse dalla sua di origine e formazione. Egli contribuì al “riavvicinamento degli spiriti”. 

 

                                          

 

Il 27 novembre 1934 fu nominato Amministratore Apostolico in Grecia e Turchia, con residenza stabile ad Istanbul. “Volentieri egli batteva alla porta dei monasteri e delle chiese ortodosse per ammirare e venerare le antiche icone, i meravigliosi mosaici, i manoscritti degli antichi tempi. Andò anche a visitare i monaci del Monte Athos, tutti stupiti di vedere in mezzo ad essi il rappresentante del vescovo dell'antica Roma […]. Visita pure il patriarca ortodosso di Costantinopoli nella sua sede del Fanar e vuole dare alle cerimonie cattoliche una maestà liturgica che favorevolmente impressiona i fratelli d'Oriente.”[2]

Ad Istanbul rimase altri dieci anni, dal 1935 al 1944; siccome la legge locale proibiva ai sacerdoti l’abito talare, alcune immagini –scattate al di fuori delle funzioni religiose- lo ritraggono in abbigliamento inusuale per un sacerdote (mentre in quelle ufficiali sfoggia abiti sfarzosi quasi bizantini!). Tracce permanenti della presenza del diplomatico Roncalli ad Istanbul sono la sua statua, collocata nel cortile della chiesa cattolica di Sant’Antonio, sulla centralissima Istiklal caddesi (inaugurata e benedetta da Benedetto XVI durante il suo viaggio a Istanbul) e Papa Roncalli sokak (“via”, in turco), dove si trova la sua ex residenza in città: proprio dietro alla cattedrale di Saint Esprit, nel quartiere di Şişli della Istanbul europea[3].

 

  • 3.2 Chiesa e massoneria, un grande mistero

 

E’ proprio ad Istanbul che, stando ad alcune fonti, il futuro papa avrebbe fraternizzato con l’Officina massonica locale. Non si sa nulla di certo, chiaramente, ma in seguito, quando venne trasferito a Parigi (1944-1953), sarebbe stato iniziato alla Massoneria. Questa notizia circola in diversi siti internet, sia italiani che stranieri, oltre che in molti libri, e consiste essenzialmente in generiche affermazioni, come questa: “Papa Giovanni XXIII era vicino alla massoneria (in particolare Papa Roncalli avrebbe avuto contatti con la massoneria martinista e con i Rosacroce – gruppo massonico di ricerca filosofica – durante la sua esperienza come diplomatico della Santa Sede. Il Gran Maestro del Grande Oriente Virgilio Gaito, in un’intervista del 1994 concessa a Fabio Andriola[4], affermava : “Si dice che Giovanni XXIII sia stato iniziato alla massoneria quando era nunzio a Parigi”[5].  Oppure si può trovare questo genere di affermazione “Pare che Papa Giovanni XXIII sia stato iniziato a Parigi ed abbia partecipato ai lavori delle Officine di Istanbul”. La lista dei contatti di Roncalli con la massoneria è lunga e qui mi limito a riportare gli incontri più significativi […]. O, ancora: “Gli alfieri del dialogo si ammantavano dell'autorità di papa Giovanni XXIII, che da nunzio a Parigi aveva benedetto in segreto la doppia appartenenza alla massoneria e al cattolicissimo ordine di Malta di un barone suo amico, Yves Marsaudon. Poi c'era stato il Concilio Vaticano II, con la richiesta esplicita, sostenuta in aula dall'ultraprogressista vescovo di Cuernavaca, Sergio Mendez Arceo, di revocare la scomunica ai massoni […][6].

Con i “si dice” e i “sembra” non si fa la storia, che ha necessità di fatti concreti, reali.

Siamo abituati a vedere, poi, la Massoneria come uno spauracchio, una setta segreta dedita al maligno dimenticando che essa ha dei principi ispiratori di base fondati sull’uguaglianza, fraternità e libertà, sul lavoro interno all’Uomo che –come facevano i Costruttori nel medioevo- deve procedere esattamente come l’erezione di un Tempio, dalla pietra grezza a quella levigata e squadrata. Però, come tutte le istituzioni fatte da esseri umani (esattamente come la Chiesa), al suo interno si sono formate delle correnti deviate e indebitamente politicizzate che ne hanno corrotto i valori, e la brama di potere si è sostituita all’onestà di intenti.  Comunque, siccome chi scrive non vuole pendere né da una parte né dall’altra, ma limitarsi a cercare un po’ di verità (perché trovare la Verità con la V maiuscola sarebbe impresa impossibile), sarebbe stato (ed è) certo incoerente per un uomo di Chiesa far parte di una corrente che ha sempre avversato e i cui membri erano anche oggetto di scomunica[7.

 

                                                

  Monisgnor Roncalli, nunzio a Parigi, distribuisce il pasto durante la festa di San Giuseppe agli anziani di St. Laurent

 

Su papa Roncalli massone esistono molte incongruenze; abbiamo trovato utile un lavoro (che non è più disponibile on-line), scritto da padre Rosario F. Esposito SSP  (già prof. negli Atenei Pontifici di Roma e Napoli), riportato a questo link (a quanto si capisce, l’autore ebbe cura di salvare il documento prima che sparisse da internet, ma non si comprende perché sia stato tolto). In esso vengono presi in considerazione fatti storici, lettere, epistole, e testimonianze che delineano la posizione della Chiesa nei secoli, rispetto alla massoneria, e si concentra su quella, dinamica,  di papa Giovanni XXIII, che da un rifiuto sarebbe passato ad una forma di tolleranza e concordia implicita, ricordando anche la sua apertura verso l’ebraismo. Per altro, Roncalli già durante l’apostolato nei Balcani aveva dimostrato grande benevolenza verso i perseguitati ebrei, aiutandoli concretamente[8].

Papa Giovanni, nella sua grande mente illuminata, con ogni probabilità cercò di conoscere a fondo il “problema massoneria” anziché avversarlo con cieco furore e pregiudizio. Così agisce la persona d’Intelletto, che poi dovrà trarre le debite conclusioni e assumersi la responsabilità delle proprie scelte. A patto di condannare - ma in qualsiasi ambito- il marciume.

Non si deve infine dimenticare che nel nuovo codice di diritto canonico (n.1374, 25 Gennaio 1983) promulgato da papa Giovanni Paolo II (ma la cui revisione fu ordinata da Giovanni XXIII all’atto dell’indizione del Concilio Vaticano II), la scomunica ai massoni è stata eliminata[9] anche se la cosa permane ambigua e non ha comunque appianato differenze di vedute e ostilità intestine.

Come scrive Luigi Pruneti[10], all’interno della Chiesa cattolica vi è un’area fortemente conservatrice che da tempo muove guerra ai pontefici e agli avvenimenti che hanno avuto un portato innovatore. Una delle armi di questa “fronda” dai confini mal definiti è accusare la gerarchia ecclesiastica di collusione con la massoneria

 

  • 3.3 Una figura complessa

 

Al di là delle tendenze vere o presunte verso la massoneria, Angelo Giuseppe Roncalli non fu una persona sempliciotta, non quel riduttivo “papa buono” che è entrato nelle case di milioni di persone come uno di famiglia. Fu anche questo, ma non solo. Capire chi fosse veramente Giovanni XXIII è possibile, secondo l’Osservatore Romano, solo attraverso una adeguata lettura dei suoi diari. L’affermazione si rifà a quanto detto da don Ezio Bolis, direttore della Fondazione Papa Giovanni XXIII di Bergamo, intervenuto il 15 marzo 2014 proprio nel capoluogo orobico, all'incontro «I diari Roncalli sulle vie del mondo», indetto in occasione del dono delle agende e dei diari di Giovanni XXIII a trecento grandi biblioteche del mondo. “I suoi diari rappresentano un contributo importante per consegnare alla storia la figura spirituale di Papa Giovanni nella sua interezza: l’uomo dalle radici semplici e genuine, appassionato studioso e scrittore colto, diplomatico esperto e sensibile, pastore dedito ed equilibrato, prete obbediente e libero, uomo di Chiesa e di mondo, cristiano devoto e umile, pontefice lungimirante e coraggioso”.

 

Nel 1952 Roncalli non era ancora stato ordinato cardinale, che il 4 giugno venne nominato Osservatore Permanente per la Santa Sede all’UNESCO. Il cardinalato arrivò pochi mesi dopo, il 12 gennaio del 1953 (sotto Pio XII). Solo tre giorni dopo fu promosso Patriarca di Venezia. A questo proposito c’è un aneddotto sconosciuto che monsignor Loris Francesco Capovilla[11 ha raccontato in una conferenza tenutasi a Sotto il Monte l’8 febbraio di quest’anno. L’allora nunzio a Parigi Roncalli fu nominato patriarca di Venezia in segreto, cioè prima ancora che morisse il patriarca Agostini, in carica in quel momento (ma malato gravemente). La lettera che l’allora monsignor Giovanni Battista Montini (futuro Paolo VI), sostituto della Segreteria di Stato, inviò a Roncalli a Parigi datava 10 novembre 1952, e venne ricevuta il 14.  Montini gli comunicava che Pio XII aveva manifestato l'intenzione di affidargli la carica di Patriarca della città lagunare e desiderava conoscere la sua opinione in merito. Angelo Giuseppe rispose con obbedienza (in poche parole “se quello è il volere del pontefice, sia”). Ma il 29 novembre avvenne all’improvviso la nomina dei nuovi cardinali, e tra i nomi figurava anche il suo, che pensò ad un cambiamento di idea da parte del pontefice (Pio XII): se voleva farlo cardinale, probabilmente non aveva più intenzione di affidargli il patriarcato di Venezia. “Vi dirò una piccola cosa che non è conosciuta ancora dalla storia, ma il Capovilla ha visto il foglio di carta scritto dal Papa Pio XII, molto tormentata, la lista dei cardinali che intendeva creare, ma Venezia, Genova e Bologna non c’erano. Io non so cos’è accaduto dopo”[12]

La città di Venezia lo accolse festevole, organizzando un corteo di gondole e motoscafi che lo portarono da Piazza Roma a San Marco. Per spostarsi in laguna soleva usare i mezzi pubblici. Si diceva a Venezia di lui: "Ognuno che l'incontra per le calli rimane con l'impressione precisa che il Patriarca abbia per lui un'attenzione tutta particolare". Nella città lagunare il cardinale Roncalli restò cinque anni e mezzo; dichiarava di aver trovato il punto di arrivo della propria vocazione sacerdotale: il lavoro pastorale immediato, con i sacerdoti ma soprattutto con il popolo, la gente. Inoltre Venezia gli offriva quel sapore d’Oriente tanto amato. E vi ritornò, in Oriente, nel 1954, come Legato Pontificio al Congresso Nazionale Mariano di Beirut (Libano), e in Francia, nel 1958, per consacrare la grandiosa Basilica sotterranea di Lourdes dedicata a San Pio X. A Venezia cercò i contatti con i "fratelli separati" e partecipò ogni anno all' Ottava per l'Unità delle Chiese con omelie e conferenze, dove espresse tutta l'ansia del suo animo per la questione. "La strada dell'unione delle varie Confessioni cristiane - diceva coraggiosamente -è la carità, così poco osservata dall'una e dall'altra parte"[13].

 

                                           

 


[4] L’Italia Settimanale del 26 gennaio 1994

[5] Villa, Luigi “Anche Giovanni XXIII beato?” (Editrice Civiltà, Brescia 2000, pag. 56; riportato in Butindaro, G.”La Massoneria mascherata”, cap. 11.1 (vedi link)

[7] Il 28 aprile 1728 papa Clemente XII emise la prima condanna alla Massoneria (ufficialmente costituita il 24 giugno 1717) con la Lettera apostolica “In Eminenti”. Con la Bolla del 18 maggio 1751 (Providas Romanorum Pontificum), papa Benedetto XIV rinverdì la condanna contro la massoneria, sancendo l’illegittimità giuridica delle riunioni latomistiche, che definì “collegia illecita”. I massoni erano considerati minanti le fondamenta della Chiesa. Tutti i seguenti pontefici non mostrarono aperture.

[8] Roncalli e l’avvocato degli ebrei, L’Osservatore Romano, 7 giugno 2014

10] “La Sinagoga di Satana. Storia dell’antimassoneria, 1725-2002”, Edizioni Giuseppe Laterza, 2002, p. 294

[11] Segretario particolare per anni di papa Roncalli

[12] “In quella lista Venezia non c’era”, L’Osservatore Romano, 10 febbraio 2014

 

Di seguito indirizziamo i lettori alla bibliografia prodotta su Angelo Roncalli durante la sua attività di diplomatico per la Santa Sede:

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concilio Vaticano secondo

Domenico | 10.07.2015

Quello che doveva rinnovare la. Chiesa e' stato la più grande disgrazia della. Chiesa. Hanno tolto la preghiera di. Leone XIII a. San. Michele. Arcangelo. Non hanno mai parlato della. Dottrina. Sociale della. Chiesa. Subito dopo la fine del. Concilio centinaia di. Sacerdoti lasciarono l'abito e molti seminaristi lasciarono la chiamata da. Gesù. Per favore scomunicate il. Vaticano secondo per i danni che ha fatto al. Corpo. Mistico di. Cristo.

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