XIII MEETING "Due passi nel Mistero"

                                                     20 Settembre 2015

                                             Somasca e Bulciaghetto (LC)

 

                                            

A coronamento di una stagione densa di eventi  ed escursioni, il 20 settembre si è svolto il tredicesimo Meeting di DPNM, l’incontro conviviale e culturale che riunisce tradizionalmente ricercatori, amici e simpatizzanti del nostro sito, che ringraziamo per aver partecipato. Il primo regalo è stato il meteo, che più bello di così non si poteva sperare. Temperatura gradevole, cielo azzurro e sole hanno permesso un’escursione all’aperto sia al mattino che al pomeriggio. L’evento si è infatti svolto in due località diverse, inframmezzate dal pranzo presso il Ristorante “La Sfinge” di Vercurago (LC).

Ritrovo alle 9.45 nel parcheggio antistante la Basilica di San Girolamo Emiliani, tutti puntualissimi. La gioia di riabbracciarsi con coloro che non vedevamo da tempo (la ricerca fa proprio bene: non è invecchiato nessuno!), altrettanta nel conoscere nuove persone, che si sono amabilmente amalgamate con il resto del gruppo. Quest’anno abbiamo organizzato un itinerario mattutino nei “luoghi di S. Girolamo Emiliani”, nato Miani e poi chiamato e conosciuto popolarmente anche come “Emiliani”. Attraverso il racconto della sua vita straordinaria, mano a mano il gruppo è asceso fino alla vetta, attraverso un percorso spirituale, paesaggistico, archeologico, che mai ha stancato, nonostante un po’ di salita, ma ha anzi acceso curiosità ed emozione.

 

                    

La Basilica di S. Girolamo a Somasca e, sotto, una parte del gruppo in posa ai piedi della scalinata per una foto-ricordo, scattata da Erminio

 

  

 

Ultimo di 4 figli, nato a Venezia nel 1486 da una famiglia del patriazato veneziano, Girolamo Miani iniziò la carriera come militare, non particolarmente propenso a questioni religiose fino a quando avvenne un fatto “soprannaturale”: durante la sua partecipazione alla guerra della Lega di Cambrai, si trovò prigioniero e in catene nei sotterranei della fortezza di Castelnuovo, localizzata lungo il fiume Piave. Ceppi ai piedi e alle mani, catena al collo fissata ad una pesante palla di marmo, Girolamo visse una totale solitudine umana, in cui ebbe modo di riflettere sul senso del suo operato, del valore della vita e della guerra. Si avvicinò pertanto alla preghiera e invocò la Madonna –facendo un voto - affinchè ponesse fine a quel supplizio. Secondo la leggenda, si ritrovò improvvisamente libero (27 settembre 1511), ma nessuno ha mai saputo spiegare questo fatto straordinario. Fuggito a Treviso, si recò davanti all’effigie della Vergine conservata nella Chiesa di S. Maria Maggiore, dove depose le catene che lo avevano tenuto prigioniero.

 

(foto di Ersilia Romano) Il gruppo si avvia verso la "Via delle Cappelle", realizzata nel 1760 per agevolare i pellegrini in visita ai luoghi di San Girolamo Miani

 

                                     

Lungo questa salita, fiancheggiata a sinistra dalla splendida vista sul lago, si incontrano una serie di Cappelle completate tra il XIX e il XX secolo, in cui delle statue a grandezza naturale raccontano gli episodi salienti della vita del santo. L'uso della rappresentazione religiosa figurata ha sempre avuto una funzione didattica, specie laddove vi era analfabetismo

 

 

Ma Girolamo non desistette dal tornare a combattere, in difesa della città trevigiana, pressata dalle truppe di Massimiliano I d’Asburgo. Nel 1516 divenne governatore di Quero fino al 1527, quando tornò nella sua Venezia e iniziò in questo periodo la svolta radicale della sua vita. Nuove amicizie, il recupero della pratica religiosa, lettura e meditazione della Bibbia. Scelse una guida spirituale, un sacerdote che disse di lui:”...la dedizione offerta fino allora agli affari della Repubblica, si orienta ora alla riforma dell'anima e ai desideri della patria celeste”. Con l’arrivo della terribile pestilenza del 1528, Girolamo si adoperò per migliorare le condizioni di vita dei sofferenti, spendendo tutto il proprio denaro e vendendo i suoi beni personali. Con la peste, molti fanciulli rimasero orfani ed egli si erse a loro protettore, sostenendoli in ogni modo. Fu colpito dalla pestilenza ma, inaspettatamente, guarì. Il destino, per lui, doveva essere un altro: occuparsi del prossimo e in questo fu sostenuto da due figure importantissime: Gaetano di Thiene (VI) e il vescovo Pietro Carafa (che diventò in seguito Papa Paolo IV), che era stato il suo confessore. Personaggi teologicamente preparati, dall’ampia caratura morale e culturale. Da patrizio a plebeo volontario, si potrebbe dire: nel 1531 il Miani lasciò la casa paterna e vestì un saio, andò a vivere con trenta ragazzi di strada cui impartì l’istruzione di base e una formazione cristiana. Girolamo visse in uno dei periodi più tormentati della storia della Chiesa: quello della Riforma protestante e della Controriforma cattolica, di cui fu esponente ma, al contempo, racchiuse in sé le caratteristiche dell’uomo rinascimentale.

 

                    Un po' di spiegazioni di gruppo davanti alla Basilica...

  

         

           Anche un bel cavallo fulvo sembra darci il benvenuto sulla Via delle Cappelle

                             

Lungo il percorso, incontriamo la "Scala Santa", interamente ricavata dalla roccia; fu realizzata nel 1837 (desiderata da S. Girolamo già a suo tempo). Conduce all'Eremo, dove il Miani amava ritirarsi in meditazione, preghiera e contemplazione

L'Eremo è una grotta naturale che oggi è stata trasformata parzialmente in Cappella devozionale. Dalle pareti stilla acqua nascente e, sulle rocce circostanti, si vedono i segni dei pellegrini (molte croci, sigle, iniziali, ecc.), che indicano un fervore spontaneo verso questa figura particolare di religioso, che amava stare nella natura e comprenderne i segreti, usava il segno della croce per compiere prodigi, faceva miracoli senza ricorrere ad artifizi Era forse dotato di facoltà "soprannaturali"?

 

                    

Sopra e sotto: il gruppo davanti all'Eremo. Frontalmente si staglia la "Scala Santa", che non può essere discesa (essendo percorso penitenziale, si fa esclusivamente salendo, preferibilmente in ginocchio). Noi non l'abbiamo svolta, per corretta di informazione, ma siamo ugualmente giunti all'Eremo attraverso la scalinata originaria che lo collega al Castello

                  

 

Girolamo assunse maestri artigiani creando una scuola di arti e mestieri per insegnare ai ragazzi diversi tipi di lavoro per guadagnarsi il pane, perché non era propugnatore dell’assistenzialismo ma della filosofia della partecipazione e della responsabilità, cioè ciascun ragazzo che lo seguiva doveva acquisire consapevolezza, prendendo in mano le redini della propria vita, senza pesare sulla società. Viaggiò in diverse città italiane per fondarvi “opere di carità”, creando di fatto una rete di collaboratori che chiamò “Servi dei Poveri”, organizzazione approvata da Papa Paolo III nel 1540, che poi Pio IV eleverà ad Ordine Religioso  con il titolo di Chierici Regolari di Somasca o Padri Somaschi, perché fu proprio a Somasca che Girolamo scelse di fermarsi per portare avanti il suo progetto, ritenendolo un luogo ideale.

Qui, nella Valle San Martino, trovò tutto ciò che cercava: sul promontorio roccioso si elevava un vecchio castello abbandonato (che la leggenda indica come residenza dell'Innominato manzoniano, alias Bernardino Visconti), con una chiesetta (di S. Ambrogio) ed un magnifico panorama sul lago. Il silenzio delle montagne circostanti dovevano dargli la forza di quella grandezza divina che la sua anima anelava. Poco al di sotto del castello vi era una spianata, "la Valletta", che Girolamo individuò come posto ideale per fondarvi un alloggio per i suoi orfanelli, che qui vivevano in una sorta di Seminario, alternando studio, preghiera, lavoro agricolo e attività di rilegatura e al tornio.

 

Visuale dal basso del Castello dell'Innominato, le sue mura e la Chiesetta di Sant'Ambrogio: riusciremo ad arrivare fin lassù?

 

                                     Il gruppo è arrivato alla "Valletta": che vista!

 

Al contempo la sua organizzazione stava propagandosi ovunque ed egli fu spesso invitato a fondare le stesse opere di Somasca altrove.  Ma non lasciò mai il piccolo paese dominante il lago di Vercurago per lunghi periodi. Qui stabilì il resto della propria vita, che non fu lunga, avendo come obiettivo l’esempio cristico. Amava stare in ascesi mistica in una grotta, per poi recarsi dai propri ragazzi alla Valletta dove un giorno fece sgorgare miracolosamente acqua da una roccia, con il semplice tocco di un bastone.

 

                             

      Ancora oggi, l'acqua di quella sorgente si può attingere ed è considerata curativa

 

 

Nella spianata della "Valletta" sorgono gli edifici di S. Girolamo, tra cui il Santuario, la cui parete di fondo è costituita dalla viva roccia

       

Statua dormiente di S. Girolamo, collocata nella sporgenza della montagna in cui egli amava riposare di notte

 

Amava salire anche al pianoro dove giacevano le vestigia del vecchio castello abbandonato, immergendosi in una totale contemplazione.

 

                       Dal pianoro del Castello si godono panorami mozzafiato

Nonostante qualcuno abbia preferito aspettare alla "Valletta", siamo in tanti ad essere saliti fin quassù. Visto che ce l'abbiamo fatta? Non è poi così difficile, anzi...!

 

      

Alcuni di noi riposano sui gradini dell'unica torre superstite, trasformata in Cappella di S. Girolamo, con la rappresentazione del miracolo che egli operò della Moltiplicazione dei Pani

 

Alla fine del 1536 la peste invase la valle San Martino e fece strage della popolazione. Anche Girolamo venne contagiato, il 4 febbraio 1537 e la morte sopravvenne in fretta, la notte tra il 7 e l’8 febbraio. Leggenda vuole che, prima di morire, abbia tracciato con del liquido color mattone una croce sulla parete per poter contemplare il "mistero" del Crocifisso durante l'agonia. Lavò i piedi a tutti i suoi orfani e lasciò il proprio testamento spirituale: «Seguite la via del Crocifisso; amatevi gli uni gli altri; servite i poveri!».

 

                 

Particolare del gruppo statuario che ritrae S. Girolamo mentre seppelisce gli appestati della Valle San Martino

 

              

                La Cappella della "Valletta" rappresenta la scena della morte del Santo

 

Luogo in cui morì San Girolamo Miani, a poche centinaia di metri dell'attuale Basilica. La stanza dove spirò è stata inglobata nella chiesa "Matri Orphanorum Dicatum"

 

  

Teca contenente le spoglie del Santo, nell'altare di San Girolamo all'interno della Basilica a lui dedicata (foto Tiziana Baglioni)

 

Un monito testamentario, quello del Miani, che servirebbe seguire anche al giorno d’oggi. Per la sua vita spesa al servizio della gioventù e i miracoli compiuti, venne beatificato nel 1747 e in seguito dichiarato Santo (1767). Nel 1928 Pio XI lo proclamò "Patrono universale degli orfani e della gioventù abbandonata", riconoscendogli il merito e l'originalità del servizio reso. Un’opera che da allora è stata incessantemente proseguita dai Padri Somaschi,, continuatori della Compagnia dei Servi dei poveri. La festa liturgica ricorre l'8 febbraio (prima della riforma, era il 20 luglio) ed è celebrata con una grande festa presso il santuario di Somasca dove riposano le sue spoglie.

Alle 12.30 circa il mitico gruppo, ancora un po’ immerso in quei luoghi impregnati di atmosfere particolari, ha preso posto al Ristorante “La Sfinge” di Vercurago, con ottima cucina e personale accogliente e professionale. Sulla bella terrazza si gode di un panorama sul lago e sul Castello dell’Innominato e c’è stato modo di intavolare discussioni su tematiche che ciascuno di noi studia, segue, ama.

 

 

  • Pomeriggio al misterioso "Masso Avello" di Bulciaghetto (LC)

 

Riprese le autovetture e salutata Somasca, ci siamo diretti a Bulciaghetto, frazione di Bulciago, per vedere da vicino uno dei più misteriosi manufatti archeologici del cosiddetto “Triangolo Lariano”. i Massi Avelli. La loro presenza interessa –a quanto si conosce fino ad oggi- il territorio di Como, fino alla Brianza a sud e alla Valtellina a Nord, nonché un paio di Cantoni svizzeri confinanti con l’Italia (Canton Ticino e Grigioni). Si tratta di tombe antiche scavate in massi erratici che risalgono al Quaternario, quando i ghiacciai si sciolsero portando con sé- lontano dalle rocce di pertinenza – blocchi di grandi dimensioni chiamati anche “trovanti”. Ancora enigmatico è rimasto il motivo per cui alcuni di questi massi vennero scavati e trasformati in tombe a inumazione, dalla forma di vasca, con lavorazione del bordo squadrata o arrotondata. In alcuni è presente un cuscino litico, per l’appoggio della testa e dovevano avere una copertura. A Piesio (CO) ad esempio, esiste l’unico reperto ancora con coperchio. Siccome però la maggioranza era a cielo aperto, cioè visibile, furono saccheggiati già in antico. Poco dunque si sa della loro reale origine. Alcuni “Massi Avelli” sono stati estrapolati dal contesto primitivo e riutilizzati. Ne sono stati censiti, fin ad ora, tra i trenta e i quaranta (qualche stima dice 27 esemplari).

Quello che siamo andati a documentare con il gruppo del Meeting di quest’anno si trova nella piccola frazione di Bulciaghetto (comune di Bulciago): è un bellissimo esempio di Masso Avello contenente acqua piovana, che si dice non evapori mai (nemmeno in periodi di siccità) e la cosa sorprendente è che da tempi andati si attribuisce a quest’acqua poteri di guarigione, soprattutto per piaghe e ferite. Si riteneva che stando a contatto con i corpi dei defunti, quest’acqua prendesse poteri particolari. Un rituale ben preciso è durato fino a pochi decenni fa: il primo venerdì del mese, la gente accorreva nel luogo per bere l’acqua piovana o prelevarla (meglio se c'era stato un temporale proprio quel giorno). Vi si curavano le ferite, ma pare fosse rimedio contro malattie e disturbi delle vie respiratorie; si intingevano fazzoletti e bende per poi appenderli ai rami degli alberi che circondano il Masso Avello.

 

  

                       Il gruppo disposto intorno al curioso e interessante "Masso Avello"

 

Tra l’altro, l’area è permeata di una leggenda che la vorrebbe, da secoli, punto di ritrovo di fantasmi medioevali, bizantini, seicenteschi, spagnoli: spiriti quieti e non ostili, più propensi ad aiutare i viventi che a spaventarli.

La sepoltura del Masso Avello risalirebbe all’epoca romana mentre intorno furono seppelliti i morti di peste del XVI-XVII secolo, a ricordo dei quali venne eretta un’edicola mariana o cappelletta. E' poco chiaro, tuttavia, quando cominciò la forma rituale delle abluzioni e quando si interruppe (per poi riprendere). Infatti il Masso Avello venne interrato, dopo il crollo della cappelletta, e si perse traccia di quell'antica devozione, fino al suo riemergere, durante gli scavi per la costruzione del nuovo santuario. Nel XIX secolo venne infatti eretto il maestoso Santuario della Madonna del Carmelo (anche noto come “Madonna dei Morti” o "Madonna del Buson"), dispensatrice di grazie, che è andato a cristianizzare– di fatto- un luogo in cui già da tempo si svolgevano rituali magico-religiosi.

 

 

Tutto il gruppo è stato favorevolmente impressionato da questo contesto che, un tempo, doveva essere letteralmente immerso nella natura. Ancora oggi il Santuario vive all’ombra di un bosco, dove abbiamo trascorso un paio d’ore discorrendo dei temi inerenti il luogo, ponendoci diverse domande.

Essendo la data prossima all’Equinozio d’Autunno, abbiamo anche approfittato per fare una piccola verifica dell’orientamento del Masso Avello, che pare inequivocabilmente posto sull’asse E-O (la testa era probabilmente ad est, verso il sole nascente e i piedi a ovest). Al tramontare del sole dietro le montagne, i raggi hanno lambito perfettamente la superficie del manufatto, rendendolo ancora più “magico”.

 

Un "collage" di istantanee scattate poco prima del tramonto del sole dietro la montagna, in direzione ovest (eccetto la prima foto in basso a sinistra, scattata verso la direzione opposta)

 

                                                     

                                                       Arrivederci al prossimo Meeting!

                                                     

 

  • Testo di Marisa Uberti. Si ringraziano Angelo M., Erminio, Ersilia e Tiziana per alcune delle foto pubblicate in questo articolo.

 

Argomento: XIII MEETING

Bello!

Marcella | 24.11.2015

La prossima volta vengo anch'io;-)

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