La Luna e la battaglia di Siracusa. Come un’eclisse lunare decise le sorti della guerra di Sicilia tra Ateniesi e Spartani (di Adriano Gaspani)

 

La Storia spesso ci ha insegnato che le sorti di una battaglia o talvolta anche di una guerra furono decisi da un evento astronomico, o meglio dall’interpretazione e dai presagi che da esso vennero tratti. Abbiamo notizia dagli annali cinesi di antiche battaglie decisive per le sorti delle guerre il cui esito venne influenzato dall’interpretazione del passaggio di una cometa rendendo più o meno ottimisti e motivati i combattenti delle due fazioni. Anche la storia greca è ricca di esempi di questo tipo: eccone uno tratto dalla guerra di Sicilia combattuta tra gli ateniesi e i coloni di Siracusa nel V sec. a.C.

Atene accettò di aiutare Segesta contro Siracusa e Selinunte, contro il parere di Nicia, ammiraglio ateniese. Ad Atene in quel periodo Alcibiade accusato di empietà dai capi del partito conservatore venne richiamato in patria per essere giudicato, ma temendo la condanna, si rifugiò a Sparta, tanto che la città del Peloponneso decise di aiutare le colonie greche dell’Italia maridionale nemiche di Atene. La guerra di Sicilia ebbe inizialmente un’esito favorevole gli Ateniesi, ma nel 415 a.C. i Siracusani, assediati dalla flotta ateniese di Nicia, enorme e temibile per numero di navi e di uomini, chiesero aiuto agli Spartani i quali  inviarono a loro volta una flotta agli ordini di Gilippo, per rompere il blocco navale che dal porto Grande gli Ateniesi avevano predisposto con una cerchia di mura e di palizzate. A causa della trascuratezza di Nicia le navi di Gilippo riuscirono ad approdare con relativa facilità. Allora Demostene, il miglior stratega di cui disponesse Atene, corse in aiuto dei suoi compagni con nuove truppe da sbarco, ma non riuscì a piegare la resistenza dei Siracusani e degli Spartani. Il condottiero che aveva impegnato battaglia sia dal mare che da terra dovette retrocedere dal promontorio di Plemmyrion, di fronte all'Ortigia. Seguì una serie di contrattacchi da entrambe le parti, ma nell’estate del 413 a.C.  pur essendo riusciti a penetrare nel porto, gli Ateniesi vennero sconfitti dall'arrivo delle forze avversarie combinate. Anche l’esercito impegnato nella campagna terrestre venne sconfitto e distrutto sulle rive del fiume Assinaro poichè, secondo quanto tramandato da Tucidide e Plutarco, gli Ateniesi rimandarono di ben 27 giorni il disimpegno del loro esercito consentendo l’organizzazione dell’esercito avversario. Per Atene si trattò di una vera disfatta con la perdita di 40.000 tra soldati e marinai, più di 200 navi e la cattura dei capitani, Nicia e Demostene, che vennero messi a morte. I prigionieri vennero condannati ai lavori forzati nelle cave di pietra di Siracusa, le famose latomie, prigioni malsane calde di giorno e fredde di notte. Il generale spartano Gilippo che guidò con grande successo la difesa di Siracusa si oppose con ogni mezzo alla condanna a morte dei generali prigionieri, ma non riuscì a salvarli dai Siracusani decisi a vendicarsi dei lungo assedio. Tornato a Sparta venne accusato di aver sottratto il bottino e quindi cacciato dalla città. Un particolare interessante è che la causa del rinvio del disimpegno ateniese, nell’estate del 413 a.C., fu il verificarsi di un’eclisse di Luna la quale erroneamente fu interpretata da Nicia in senso favorevole per le sorti della battaglia per gli Ateniesi. Il calcolo astronomico ci mostra che nell’anno 413 a.C. avvennero due eclissi di luna, la prima di tipo parziale avvenne il 4 Marzo di quell’anno, mentre l’evento successivo fu l’eclisse totale di Luna del 27 Agosto 413 a.C. che è quella che condizionò le sorti della battaglia sull’Assinaro. Ma vediamo ora di ricostruire le circostanze dell’evento. Innanzitutto le coordinate geografiche di Siracusa sono: 37° 4' 0" N di latitudine e 15° 16' 59" E di longitudine; la sua posizione geografica implica una differenza tra il tempo locale ed il UT pari a 1 ora, 1 minuto e 8 secondi in avanti. Eseguendo i calcoli utilizzando la teoria lunare ELP2000-82B (M. Chapront-Touzè e J. Chapront, 1988) includendo i 10000 termini periodici la cui ampiezza è inferiore a 0,001 secondi d’arco, si ottiene una posizione della Luna che differisce dai 5 ai 10 metri rispetto al vero, quindi la posizione prevista dalle effemeridi può differire mediamente meno che 0”,01 rispetto al valore esatto: tale accuratezza è largamente superiore a quanto richiesto per le analisi di tipo storico e archeoastronomico. Tornando all’eclisse del 27 Agosto del 413 a.C., la Luna al plenilunio, posta nella costellazione dei Pesci, entrò nella penombra della Terra alle ore 18:44:55 ad un’altezza di 1°,7 rispetto all’orizzonte astronomico locale, poi raggiunse l’ombra alle 19:51:03 ad un’altezza apparente pari a 13°,4 . La fase di totalità iniziò alle 21:09:59 con la Luna alta 26°,2 ed il massimo dell’eclisse si ebbe alle 21:32:41 a 29°,4 di altezza. La fine della fase di totalità avvenne alle 21:55:19 ad un’altezza pari a 32°,3 e la Luna alta 39°,6 uscì dall’ombra della Terra alle 23:14:15, mentre l’uscita dalla penombra si ebbe alle ore 00:20:32 del successivo 28 Agosto 413 a.C. ad un’altezza pari a 41°,2 rispetto all’orizzonte astronomico locale di Siracusa.

              

                  Ricostruzione della fase di totalità dell’eclisse di Luna del 27 Agosto del 413 a.C. visibile a Siracusa

 

Totalmente l’eclisse durò 5 ore 35 minuti e 37 secondi (fase penombrale), mentre la fase di ombra durò 3 ore 23 minuti e 13 secondi; la fase di totalità durò 45 minuti e 20 secondi. La Luna sorse a Siracusa alle ore 18:33:31 ora locale ad un azimut pari a 107°, quindi dal mare, e circa 10 minuti dopo ebbe inizio l’eclisse che evolvendosi accompagnò gradualmente  la graduale salita in cielo dell’astro fino a circa il transito al meridiano astronomico locale. L’esercito ateniese attese ben 27 giorni aspettando che la Luna fosse visibile nuovamente nei pressi della stessa area della costellazione dei Pesci dopo un periodo siderale, il 23 Settembre successivo: forse l’interpretazione che fu data dagli Ateniesi all’eclisse fu quella di attendere il ritorno dell’astro nella stessa configurazione con le stelle, tre giorni prima del plenilunio, ma senza eclisse, quindi dopo un mese siderale esatto poiché essa non rappresentasse, in quel caso, un presagio infausto. Ma era troppo tardi e la disfatta fu inevitabile.

          

 

(Autore: Adriano Gaspani - I.N.A.F - Istituto Nazionale di Astrofisica, Osservatorio Astronomico di Brera - Milano adriano.gaspani@brera.inaf.it)

  • Pubblicato in questa sezione il 24/04/2013