La Vergine Nera dell’abbazia di Saint Victor a Marsiglia

                                                                           (Marisa Uberti)

 

                                              

 

La stupefacente Abbazia di St. Vcitor non ha una sola cripta o, per meglio dire, è una gigantesca cripta costituita da 5 ambienti di epoche diverse, il cui nucleo originario furono delle catacombe cristiane risalenti all’epoca romana. E’ come ritrovarsi in un labirinto sotterraneo, da percorrere in parallelo dentro se stessi, intimamente. Tornano alla mente le parole di Fulcanelli: “Come l’anima umana ha i suoi segreti recessi, così la cattedrale ha i suoi corridoi nascosti. Il loro insieme costituisce la cripta (dal greco Κρυπτός, nascosto) che si estende sotto il livello della chiesa”. Non ci troviamo in una cattedrale ma il concetto è identico. In questi ambienti regna il silenzio, una potenza che squarcia il buio senza sapere esattamente come faccia. Forme rozze e sobrie, ordinate e solide; pietra nuda che fu plasmata in pilastri, colonne, sarcofagi, capitelli, archi; una forma sapientemente cavata dall’informe dai costruttori, con quella forza occulta che vive sotto terra e agisce nella profondità, regno del mistero. Il senso del sacro si amplifica, nelle cripte, ed è sempre stato così. Non è forse caduta sulle grotte la scelta di molti anacoreti, asceti o eremiti che dir si voglia? Nelle camere ipogee, nell’antichità, venivano adorate le statue di divinità legate alla Madre Terra, come Iside o Cibele[i], poi divenute le Madonne Nere cristiane, circondate di una venerazione molto speciale. E’ oggi raro trovare questi simulacri nelle cripte (che sono invece la loro naturale dimora), perché sono state spesso trasferite nelle chiese superiori, perdendo il loro ancestrale e simbolico collegamento.

 

              

      La Cappella de-Notre-Dame-de-Confession è il fulcro delle cripte dell'abbazia di St. Victor

 

 

Ma a Marsiglia (come a Chartres[ii], per esempio) possiamo ancora trovarne un esemplare, nella Cappella di “Notre Dame –de-Confession”. E’ quasi in disparte, questa bellissima statua della Vergine Nera con il suo Bambino. E’ posta su una mensola di legno ed è veramente espressiva, nella sua estrema semplicità. E’ seduta su uno scranno e tiene il Bimbo sul lato sinistro. Gesù indica con l’indice della manina destra l’Alto e con la sinistra tiene il globo, simbolo del Mondo. La veste del Bambino è diventata un po’ più chiara rispetto al resto. La veste della Vergine, anche se non si riesce bene a distinguere attualmente, è verde; su di essa sono state decorate delle stelle d’oro, che sono un po’ sbiadite. In capo ha una corona, che ferma un velo che scende sulle spalle.

 

                         

                                 La Vierge Noir (Vergine Nera nelle cripte)

 

 

In questa stessa cappella, che denuncia tutta la sua vetustà e i mutamenti architettonici, si trova il fulcro del sotterraneo: le tombe rupestri dei due martiri, scavate sotto l’altare, che è qui collocato. Un altare che è del tutto speciale, essendo costituito da un sarcofago marmoreo detto di San Cassiano.

Nell’area dove oggi troviamo la gigantesca mole dell’abbazia, si trovava dal III secolo un insediamento ellenistico; dal I sec. d.C. il sito divenne una necropoli che, dal III sec., si sviluppo attorno alle tombe di due martiri, periti sotto le persecuzioni di Decio (250 d.C.). Nel secolo seguente Saint Victor venne a pregare su queste tombe; anch’egli venne martirizzato (304 d.C.) e divenne in seguito patrono della città di Marsiglia. Nel V secolo Cassiano[iii], cui secondo la tradizione si deve la fondazione della primitiva abbazia, giunse dall' Oriente a Marsiglia, intorno al 415. Dopo il suo incontro con Lazzaro, vescovo di Aix. e su richiesta del vescovo marsigliese Procolus,  a Marsiglia fu a capo della comunità di monaci e si stabilì vicino alle tombe dei Martiri, scavate nella roccia. Non dimentichiamo che Saint Cassien fu colui che fondò un Priorato della Sainte Baume, ai piedi del Pic des Beguines, in cui accoglieva sia gli anacoreti che i cenobiti (monaci che vivevano in comunità). Si ipotizza che Cassiano, a quel tempo, dovesse già conoscere le vicende legate alla Maddalena, se ne voleva esaltare il culto (perchè Carlo d'Angiò allontanò proprio i benedettini dal convento per rimpiazzarli con i domenicani, secoli dopo?).

Nell’ultimo terzo del X secolo l’abbazia di St. Victor venne restaurata ad opera di due grandi abati: San Wilfred e Sant Isarn. Sopra l’antico Martyrium venne edificata la chiesa superiore; in tal modo si creò la prima cripta (sulle tombe dei martiri). L’edificio nuovo venne consacrato nel 1040 dal papa Benedetto IX (suggeriamo di vedere il nostro video dedicato all'abbazia a 360°).

Risale dunque al V sec. d.C. la fondazione di questo luogo di culto per accogliere i numerosi pellegrini che andavano moltiplicandosi; la piccola basilica dell’epoca aveva una navata centrale e due absidiole laterali. Nel centro della navata sono state trovate due tombe gemelle scavate nella roccia[iv]. Si tratta di due soggetti di sesso maschile, che vengono identificati come i martiri. Nel XIII secolo la pianta della piccola basilica venne modificata; al centro dell’area venne collocato un altare mentre al posto del muro ovest venne realizzata una grande finestra sotto due archi.

La statua della Madonna Nera, alta 98 cm, è attestata dal XII secolo ma è possibile che un simulacro esistesse fin dalle origini dell’edificio. Un tempo infatti si riteneva che fosse stata scolpita da San Luca e portata qui da Lazzaro, quando sbarcò con Maddalena e compagni a Marsiglia (secondo la Legenda Aurea).

 

                           

                                        Notre-Dame-de-la-Confession

 

La venerazione da parte dei marsigliesi ha reso inscindibile la statua dall’Abbazia di St. Victor; nel tempo sono stati offerti alla Madonna Nera dei veri e propri tesori (abiti, gioielli, ecc.) che durante la Rivoluzione Francese furono sottratti e dispersi. La statua però venne risparmiata perchè venne rimossa da un funzionario comunale di nome Gaillard, che la tenne in casa propria, offrendo però di esporla nella Cattedrale La Major per le celebrazioni della Purificazione (Candelora) a patto che gli venisse restituita dopo l’ottava. In realtà –nonostante i reclami dell’uomo, la statua non venne più restituita e venne dichiarata patrimonio nazionale. Venne messa all’asta (!) e se la aggiudicò il signor Laforet, che permise di esporla in diverse chiese. All’inizio del XIX secolo la statua si trovava nella chiesa di Saint- Jérôme (che oggi è la Chiesa di St. Charles, San Carlo). Il 20 maggio 1804 tornò a St. Victor, ma non fu messa subito nella cripta, che era stata devastata in seguito alla Rivoluzione. Notre-Dame-de-la-Confession tornò nella cripta di Saint Victor, debitamente restaurata, il 2 febbraio 1822.

 Fulcanelli ne “Il Mistero delle Cattedrali” (1926) scrive che “Notre- Dame-de- Confession” è una celebre Vergine Nera delle cripte di St. Victor, che ci mostra un bello specimen di statuaria antica, morbida, larga e grassa. Questa figura piena di nobiltà tiene nella mano destra uno scettro e ha la fronte cinta da una corona a triplice fiorone”. Ne mostra anche la figura, che è tra l’altro la prima di quel libro, Ma dov’è finito lo scettro, dal momento che oggi non c’è più?

 

                                           

Notre-Dame-de-Confession nell'immagine riprodotta da Fulcanelli ne "Il Mistero delle Cattedrali"

 

 

Non lo sappiamo ma abbiamo trovato una notizia interessante. Secondo il Canonico Bèranger (1927) nel 1918 venne restituita la mano destra originaria, che era ritenuta scomparsa. In realtà –da quanto si capisce- l’aiutante del curato di allora, in un probabile movimento sulla statua, aveva provocato un danneggiamento (e la caduta della mano). Quel “reperto” fu trattenuto dal servo e sua nipote pare lo imponesse sui malati (credendo di operare guarigioni?), così fu scoperto. Nel 1968-’69 venne così riattaccata alla statua. E’ possibile che l’immagine pubblicata da Fulcanelli risalga quindi a prima del 1918, quando la statua era integra ed aveva lo scettro proprio nella mano destra. Dello scettro nulla sappiamo…

La statua avrebbe un secondo appellativo, Feunou, che significa finocchio (per questo si riteneva intagliata nel legno di questa pianta) ma per la cabala fonetica significherebbe “Feu nouveau” (“nuovo fuoco”). Ma perché? Una prima interpretazione è popolare e sarebbe legata alla presenza di un forno, nelle vicinanze dell’abbazia. Ma possiamo individuare un significato più profondo e, per capirlo, bisogna allacciarsi al significato ermetico delle Vergini Nere (di cui abbiamo trattata in altra sede), che è consecutivo a quello di Iside, Cerere, Cibele: tre teste sotto lo stesso velo, ammicca Fulcanelli.

Nell’Alchimia la Vergine Nera è “la metafora dello Spirito che contiene tutte le Cose, la Sostanza Primitiva di cui si è servito, per realizzare i suoi fini, il Principio Creatore di tutto ciò che esiste. Maria, la Mater, nel simbolismo dei metalli è rappresentata dalla Luna che riceve i raggi del Sole e li conserva nel suo seno. E’ la dispensatrice della sostanza passiva, animata dallo spirito solare, e rappresenta quindi la forma. Elia, cioè il Sole, Dio, il Padre, è l’emblema dello spirito vitale. Dall’unione di questi due principi scaturisce la materia vivente, sottomessa alle vicissitudini delle leggi di mutazione e progressione. E’, cioè, Gesù, lo spirito incarnato, il fuoco corporificato nelle cose che ci sono familiari quaggiù: E il Verbo si è fatto carne, ed ha abitato tra di noi. […] Maria, Madre di Gesù, nella Bibbia è fatta discendere dal ramo di Jessè. Il termine ebraico Jes ha il significato di fuoco, sole, divinità; essere del ramo di Jessè significa quindi essere della razza del fuoco, del sole. Poiché la materia trae origine dal fuoco solare, il nome stesso di Jèsus ci appare nel suo originale splendore celeste: fuoco, sole, Dio. Nell’Ave Regina la Vergine è chiamata propriamente Radice (Salve, radix), che si può interpretare come Ella sia il principio e l’inizio di Tutto. “Salve, o radice, attraverso la quale la Luce ha brillato sul mondo”[v].

Quanta Conoscenza può essere condensata in una statua! C’è inoltre un’ ulteriore caratteristica simbolica che riguarda il simulacro di St. Victor: la veste verde, che è strettamente correlata alla cerimonia dei ceri verdi, che si tiene nel giorno della Candelora (2 febbraio). Cerimoniale prescritto per le processioni delle Vergini Nere, in cui venivano bruciati anticamente solo ceri verdi, cosa che in altri luoghi si è persa mentre a Marsiglia è ancora in uso. Il verde simboleggia la giovinezza metallica, che contiene in sé il germe latente di un’energia reale che più tardi sarà destinata a svilupparsi, divenendo perfezione futura (rudimento dell’Elisir). Secondo una tradizione locale, una statua di Vergine si trovava, intorno al XII secolo, sul bordo del Lacydon (nome del primitivo porto marsigliese, fondato dai greci); era in legno policromo ma il suo colore verde era dovuto alla patina dei Sali che si erano accumulati. La Madonna portava una corona d’oro e per il piccolo popolo di artigiani divenne un segno del destino e di protezione (divenendo la Vergine protettrice de la Gens de Mer, cioè della Gente di Mare).

 

                                

     Dettaglio del colore verde, ancora percepibile, sul manto dipinto della statua

 

La cerimonia della Madonna Nera rivestita di un manto verde e la benedizione dei ceri verdi è attestata già in un testo del 1683 di François Marchetti "Spiegazione degli usi e costumi di Marsiglia". Ancora oggi il 2 febbraio una folla interminabile di fedeli accorre per la festa della Candelora (o della Purificazione). All’alba i fedeli si ritrovano nei sotterranei dell’Abbazia; tengono una candela verde, acquistata nell’Abbazia stessa e toccano la veste verde della statua di Notre-Dame-de-Confession, che viene portata fuori su un baldacchino. La processione, alla cui testa si pone il Vescovo di Marsiglia, parte dall’attuale Riva Nuova del Vieux Port (Quai des Belges) e arriva sul sagrato dell’Abbazia di St. Victor. Qui il prelato benedice il mare e la città e poi celebra la S. Messa; alle 8 si dirige poi al Four de le Navettes (Forno delle navette), dove benedice il forno, i suoi lavoranti e i biscotti chiamati navette, tipici dolcetti locali profumati ai fiori d’arancio, la cui forma a barchetta si rifà alla tradizione provenzale dello sbarco di Maria Maddalena e compagni a Marsiglia[vi]. I fedeli a questo punto si cibano della navetta benedetta che hanno acquistato l’anno precedente (si conserva un anno!) e accendono il cero verde che pure hanno comprato l’anno prima. Tengono poi quello nuovo e la navetta appena acquistata in casa, per l’anno a venire, perché ritengono portino fortuna. Secondo altre fonti, i biscotti si rifanno alla barca di Iside (antesignana della Madonna Cristiana) o al primitivo ritrovamento del simulacro della Vergine, avvenuto vicino ad un forno.

Narra una leggenda che una ragazza orfana e povera, di nome Martha, offriva alla Madonna Nera della Cripta tutti i fiori che raccoglieva sulle colline, insieme ad erbe aromatiche come timo, salvia, lavanda, rosmarino, aveva dunque una particolare venerazione per quel simulacro e andava ad ascoltare la Messa ogni mattina. Una notte (era la vigilia della Candelora) venne svegliata da una voce misteriosa che la invitava ad andare nel chiostro dell’abbazia per seguire la Messa; Martha credette di essere in ritardo per l’ufficio liturgico, e di aver dormito più del solito. Scese in fretta dal letto, dimenticò anche di coprirsi e non badò a che ora fosse; raggiunta rapidamente la soglia del monastero, la porta di aprì e trovò un chierico. Lo pregò di dire una Messa a suo nome ma la ragazza non aveva soldi, quindi diede in offerta nel candeliere l’unica ricchezza che possedeva, un anello d’oro. Appena la Messa cominciò, Martha vide che la cera delle candele da bianca diventava verde, verde-celeste, di un verde sconosciuto, diafano e luminoso da competere con i più bei smeraldi o la malachite! Lo stupore era immenso: la ragazza era in estasi e solo quando la funzione terminò scoprì che il campanile di St. Victor suonavala prima ora del giorno, perciò non era in ritardo affatto! Tornò a casa domandandosi che strano fenomeno le fosse accaduto e quando, di mattina, tornò all’abbazia, vi trovò una moltitudine di persone alle quali Martha chiese della Messa di quella notte ma le fu detto che nessuna funzione era stata eseguita dal giorno precedente! Ansiosa, in stato confusionale, la ragazza raccontò in dettaglio ciò che le era successo e del miracolo dei ceri diventati verdi e, per dimostrarlo, si diresse nella cripta della Vergine Nera, seguita dal popolo. Qui trovarono l’anello che Martha aveva offerto e videro le candele brillare di un incomparabile bagliore verde!

Sono state date delle interpretazioni di questa narrazione. Padre Laurin ne discusse nella sua trattazione sull’antica abbazia di San Vittore di Marsiglia (1915, molte edizioni), e Hippolyte Matabon ne parlò ne “La leggenda delle candele verdi” (1889). Egli così scrisse: "Questa leggenda contiene, dietro il velo allegorico, la descrizione dei lavori che l’alchimista deve eseguire per estrarre dal minerale grossolano, lo spirito vivo e luminoso, il fuoco segreto che contiene, in forma di cristallo trasparente, verde, fusibile come cera, che i  saggi chiamano il loro vetriolo[vii].

L’origine dei ceri verdi, come l’ornamento che viene messo alla Vergine, viene anche fatto risalire a quando i monaci di St. Victor avrebbero avuto il privilegio di sigillare i loro atti con una cera verde (privilegio concesso dal re).

 

  • L’ Arciconfraternita di Notre-Dame-de-Confession

 

Questa Confraternita è testimoniata da una Bolla del 13 luglio 1195 (Cartulario di St. Victor, Tomo II, p. 269. N°.884). Con quel documento il Papa concedeva ai confratelli il privilegio di assistere all’ufficio monastico e frequentare la sede dei monaci. Il Consiglio della Confraternita era composto da 24 priori eletti per sei anni e rinnovati ogni anno in gruppi di quattro. La fratellanza raccoglieva del denaro durante i funerali dei loro membri e il popolo attribuiva grande virtù a questi fondi perché con essi si potevano aiutare i poveri della città. Fu ristabilita il 2 febbraio 1886 grazie a Monsignor Robert, vescovo di Marsiglia. Il regolamento in 14 articoli fu inviato al vescovo il 30 gennaio 1885, venne approvato dal Vicario generale il 20 gennaio 1886 e promulgato dal vescovo il 24 gennaio di quell’anno, festa della traslazione delle reliquie di San Vittore. E’ tuttora in funzione. Lo scopo dell’Istituzione è duplice:

- il culto della Madonna Nera e il mantenimento della Cappella sotterranea

-L’esercizio della carità

 

  • La seconda Vergine Nera

 

E’ situata nella chiesa superiore ed è nota come “Notre-Dame-de-la-Sagesse”; ha un’altezza di 1, 20 m e si trova all’ingresso della Cappella del Santissimo Sacramento. Lo stile è di una Madonna Nera catalana; fu realizzata in legno di castagno dipinto. La statua fu donata da un collezionista provato dell’Aude ed è attribuita all’XI secolo (dunque sarebbe ancora più antica di quella nella cripta attualmente). Lo stile è catalano, cioè caratterizzato da Madonne più austere, quasi ieratiche; il Bambino è sempre tenuto seduto davanti e le mani di madre e figlio non si toccano, ma il gesto della Vergine è protettivo, come a voler racchiudere il proprio Bambino o presentarlo come Figlio regale. Egli infatti è coronato come lei; la mano sinistra sorregge il globo crucifero mentre l’altra è benedicente.

 

                                

                  La Vierge-de-la Sagesse nella Chiesa superiore dell'abbazia

 

La Vergine è una regina seduta sul trono; porta la corona bassa come quella del Figlio; dalla corona scende il velo chiaro, che si dispiega sulle spalle, mostrando una bordatura dorata. Anche la veste ha i polsini e il fondo dorati (caratteristica anche della tunichetta di Gesù). Sulla veste appare una lavorazione a riquadri. L’espressione di questa Vergine è bellissima, enigmatica: il volto allungato, lo sguardo infinito, il naso delicato e le labbra chiuse accennano ad un remoto sorriso. Il volto di Gesù è più rigidamente impostato su un’espressione immobile, prefigurativa. I piedini emergono dalla veste e sono nudi. La Madonna porta invece delle calzature dorate che appoggiano sulla base del trono, intagliato nello stesso pezzo di legno di castagno. Lateralmente l’artista ha impresso una X per enfatizzare il manufatto.

Non resta molto altro da dire: chiudiamo gli occhi e lasciamo fluire il messaggio che dalla Terra, penetrandoci, sale fino al Cielo.

 

Links utili:

 


[i] Pochissimi eletti potevano entrare in questi ambienti, solo gli iniziati al culto

[ii] La cattedrale di Chartres ha due Vergini Nere: nella cripta è situata Notre-Dame-sous-Terre, nella chiesa superiore si trova Notre-Dame-du-Pilier

[iii] Cassiano fu autore di numerosi trattati: “Le Istituzioni monastiche”, le “Conférence”, Il Trattato dell’Incarnazione del Verbo

[iv]St. Victor è anche il nome del monte su cui sorge l’abbazia; la roccia di cui è costituita l’altura è stata usata come materiale da costruzione anche per altri edifici

[v] Fulcanelli, op. cit., pp. 75-76

[vi]La forma a barchetta fu conferita nel 1781 da Monsieur Aveyrous, fondatore del Forno, che ancora esiste ed è situato di fronte all’abbazia; è l’unico negozio che prepara i dolci originali con una ricetta mantenuta segreta di generazione in generazione

[vii]Il Vetriolo Verde dei Saggi è il Leone Verde menzionato da Fulcanelli (op. cit., p. 98), che è chiamato anche Alkaest, dal quale deriverà l’Elisr. Ha natura calda, ardente e salina; altri lo chiamano Smeraldo dei Filosofi, Rugiada di Maggio, Erba di Saturno, Pietra vegetale, Acqua, Solvente Universale. Dal Leone Verde, con appositi procedimenti, si arriverà al Leone Rosso, stessa materia ma portata a perfezione (quella che caratterizza l’oro ermetico). La stessa allegoria che dalla Vergine Nera porta al trionfo del Cristo-Sole.

 


(Autrice: Marisa Uberti. © 2014 Tutti i diritti riservati. Articoli e foto non possono essere copiati nè riprodotti senza autorizzazione dei rispettivi autori).

 

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Argomento: Vierge noir

Vierge Noir

Fulcanelli | 27.05.2014

La voie de l'alchimie chrétienne...
Bon travail!

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