L'isola di Procida

                                                                                                (Speciale Campi Flegrei)
di Marisa Uberti
 
 
Con la visita all'Isola di Procida si conclude il nostro viaggio nei Campi Flegrei. Proseguiremo poi per Napoli. Essendo agosto, abbiamo preferito dirigerci su quest'isola, anzichè Ischia, più affollata, e abbiamo scelto bene. Il traghetto di partenza lo abbiamo preso nel porto di Pozzuoli e in 35' siamo arrivati a destinazione, passando molto vicino all'imponente mole di roccia vulcanica di Capo Miseno, del quale tanto abbiamo parlato in questi reportage.
Procida dista appena tre km da Capo Miseno, situata tra il prontorio di quest'ultimo e l'isola di Ischia. Circondata dalle acque blu cobalto del Mare Tirreno, ha una piccola "appendice" un tempo unita ad essa, l'Isolotto di Vivara (0, 4 Kmq), con cui è collegata tramite un piccolo ponte. Entrambe fanno parte delle Isole Flegree, ed ecco perchè l'abbiamo compresa nel nostro "Speciale". Infatti la sua formazione è completamente di origine vulcanica; si ritiene che tra 55.000 e 17.000 anni fa le eruzioni di almeno quattro vulcani abbiano dato origine a quello che vediamo oggi e di cui restano quattro crateri: Solchiaro, Terra Murata, Pozzovecchio, Chiaiolella, in corrispondenza dell'insenatura omonima). Un ulteriore cratere è sommerso ed è posto tra l'isolotto di Vivara e Punta S. Margherita. L'intensa attività vulcanica è testimoniata dalle colate di lava, maggiormente basaltiche, presenti sull'isola di Procida. Sono presenti anche il tufo giallo e grigio. Per la sua natura, tuttavia, il terreno è sempre stato molto fertile che, accanto ad una ricca vegetazione spontanea, ha consentito la coltivazione di pregiati fruttetti (agrumeti e vigneti, specialmente).
Qualcuno si è spinto ad ipotizzare l'unione, in epoche remote, con Ischia o perfino con il Monte di Procida ma questo non è ancora stato accertato. Il nome Procida deriva da quello romano Prochyta, sul quale aleggia ancora un certo mistero ed esistno diverse supposizioni: chi suggerisce derivi da Prima Kyme ("prossima a Cuma"), poichè ai coloni greci che migrarono da Ischia (Pythekoussai) per fondare Cuma, Procida doveva apparire vicina a Cuma stessa; secondo altre teorie deriverebbe dal greco pròkeitai (πρόκειται), cioè "giace", in considerazione di come appare l'isola, vista dal mare. Altra tesi è che l'etimo derivi dal verbo greco prochyo, in latino profundo: l'isola sarebbe stata infatti profusa, messa fuori, sollevata dal fondo del mare o dalle profondità della Terra. Infine Procida sarebbe il nome di una delle nutrici di Enea, che qui l'avrebbe sepolta.
Abbiamo imparato che i Campi Flegrei sono la Terra del Mito e Procida non fa eccezione: qui avrebbero lottato i giganti e gli dei...
Gli scavi archeologici hanno portato a scoprire testimonianze di insediamenti antichissimi, databili intorno intorno al XVI-XV secolo a. C. (isolotto di Vivara) e si trattava forse di coloni Micenei. Sicuramente i coloni Calcidesi provenienti dall'Isola greca Eubea, arrivarono qui, prima di dirigersi a Cuma e fondarla. In seguito, a questi subentrarono proprio i greci di Cuma. Con la conquista romana, i patrizi scelsero la bellezza del luogo per impiantarvi le loro magnifiche ville marittime, ritenendo Procida un luogo adatto a rilassanti soggiorni.
 
Il perimetro di Procirda è di appena 16 chilometri, con una superficie di nemmeno 4 Kmq, ma in così poco spazio racchiude una storia millenaria, una varietà di coste (da quelle sabbiose ad alte scogliere a strapiombo sul mare, spesso trafitte da grotte). Gran parte del suo litorale è protetto dall' Area Marina Protetta Regno di Nettuno . Il porto di attracco, Marina di Procida, è carraterizzato da pittoresche case colorate, dipinte dai pescatori con il colore della loro imbarcazione. Molto vivace, è l'ideale per chi vuole fare shopping, cercare qualche souvenirs e godersi un caffè. Poco distante partono le navette per Terra Murata, la parte più elevata dell'isola (91 m), dove si trova la parte vecchia, con il Castello (poi divenuto un penitenziario, oggi chiuso). Tradizionalmente, il centro abitato viene diviso in nove contrade, dette grancìe: Terra Murata (il borgo più antico), Corricella (un caratteristico borgo di pescatori), Sent'cò con il porto commerciale di Marina Grande, San Leonardo, Santissima Annunziata (anche detta Madonna della Libera), Sant'Antuono, Sant'Antonio e Chiaiolella (un porto turistico nella parte meridionale dell'isola).
 
A Terra Murata si visita l'abbazia dedicata a San Michele Arcangelo, che è anche il patrono dell'isola. Venne fondata nel 1026 dai Benedettini, fu più volte distrutta e ricostruita e laicizzata nel XV secolo. Nel 1535, con l'Apparizione dell'Arcangelo Michele, venne a lui intitolata. Il Santo guerriero sarebbe intervenuto per scacciare i Sarceni e liberare l'isola. L'intero complesso abbaziale si articola su due livelli: la chiesa (piano superiore) ed il complesso abbaziale (piano inferiore). Al piano inferiore vi si trovano gli ex-oratori delle Congreghe  dei Turchini e dei Rossi e ancora più inferiormente si trova l'ossario, che è quello che noi avremmo voluto viistare ma purtroppo è chiuso da due anni, ci hanno informato le volontarie! Eppure nel sito ufficiale dell'abbazia nulla viene segnalato. Un vero peccato. Questo ossario è costituito da una profondità incredibile di scheletri, circa dieci metri verticali di ossa! Nel labirintico percorso ipogeo, trovano posto due chiesette affrescate e incalcolabili resti umani, alcuni mummificatisi in modo naturale per il clima. Sembra che si potesse vedere qualcosa da una delle botole ma per adesso non possiamo dire altro in quanto l'accesso al pubblico è interdetto fino a data da destinarsi.
Sono molto vive tradizioni come quelle religiose della Settimana Santa e dei Misteri, mentre a livello civile ogni anno, tra luglio e agosto, viene eletta la Graziella, ovvero una giovane procidana che indossa il tipico costume dell'isola, rifacendosi alla storia raccontata nell'omonimo romanzo di Alphonse De Lamartine. Un altro importante e ormai appuntamento fisso è il Premio Letterario Elsa Morante, che qui scrisse e ambientò il celebre romanzo L'isola di Arturo. Parecchi film sono stati girati su quest'isola, come il celeberrimo "Il Postino", di Massimo Troisi.

Dal caratteristico borgo medievale fortificato di Terra Murata, una splendida passeggiata ci ha permesso di incontrare l'isolata chiesa di S. Margherita Nuova, in una cornice da sogno con una balconata a picco sul mare; nei pressi si incontrano alcune delle "panchine letterarie", inaugurate nel 2017 in occasione della prima delle due serate finali della XXX edizione del Premio Isola di Arturo Elsa Morante, realizzate dall’Associazione “Isola dei Misteri”.

Siamo scesi poi verso Via Castello (dove si incontra una piazzetta con due cannoni puntati verso il mare) e da qui si apre uno scenario paradisiaco sulla marina più antica di Procida, la Corricella, un porticciolo seicentesco dove le case sono un agglomerato edilizio unico nel suo genere, che formano un piccolo e suggestivo presepe che si specchia nel mare. Poco più in basso abbiamo incontrato Piazza Martiri, che sarebbe piazza Sèmmarèzio. La meravigliosa piazzetta fu teatro, in passato, di un evento tragico: l’impiccagione di sedici cittadini la cui unica colpa fu quella di aver aderito alla Repubblica napoletana. Un monumento ricorda i loro nomi a memoria dei posteri. Da allora le viene attribuito il nome di Piazza dei Martiri. Un tempo si diceva lo Spassìggio, cioè zona di passaggio, in quanto crocevia tra i borghi di Corricella, Marina Grande e Terra Murata.  Proprio sulla piazza dei Martiri si osserva l'imponente mole della chiesa seicentesca di S. Maria delle Grazie, insigne esempio di architettura in stile barocco assolutamente da visitare.

Nonostante ciò che volessimo visitare non fosse aperto e malgrado la perdita della nostra macchina digitale (con molte foto già scattate all'interno), di Procida conserveremo un ricordo indimenticabile.